mercoledì 22 maggio 2013

CIAO ROBERTO!


Oggi più che mai, il racconto inizia dalla fine, o almeno da quella che solo momentaneamente ci sembra tale.
Quella che ho scelto, per ricordare Roberto Denti, scomparso nella notte all'età di 89 anni, è la stessa scritta da lui nell'ultima pagina di Lasciamoli leggere, il suo  libro pubblicato dalla casa editrice Einaudi nel 1999.

A proposito dell'intento profuso dagli adulti nel promuovere la lettura per ragazzi,   l'impegno di una vita, Roberto Denti scriveva:
«La cosa peggiore è restare con le mani in mano.
L'inerzia (o le lamentele fine a se stesse) non producono fatti nuovi.
Si rischia di perpetuare la situazione così splendidamente sintetizzata nelle ultime righe del romanzo di Pergaud, La guerra dei bottoni del 1912:
- Però, accidentaccio, chi sciagura per i ragazzi avere il padre a la madre!
Un silenzio seguì questa riflessione. Poi Lebrac tornò a nascondere il tesoro, in attesa della nuova dichiarazione di guerra. Ognuno pensava alle botte prese e, mentre scendevano tra i cespugli della Saute, Le Crique, profondamente commosso e immelanconito al pensiero della prossima neve e forse anche per il sentimento delle illusioni perdute, lasciò cadere queste parole:
- E dire che da grandi diventeremo bamba quanto loro!»
Louis Pergaud, La guerra dei bottoni, Bompiani, Milano, 1984, p. 273

Roberto Denti

L'impressione poi, percorrendo la via delle libere connessioni, nel rileggere la figura di Roberto Denti partendo della sua autobiografia scritta nel 2009 per la collana (gli anni in tasca) dei Topipittori, è che già il verbo che favoriva la sua crescita in realtà ne definiva quindi e al contempo, seppur in direzione opposta all'asserzione del padre, la direzione di una vita: impegnarsi.

Roberto Denti,
Il ragazzo è impegnato a crescere,
Topipittori, Milano, 2009

A metà delle vacanze in colonia al mare, la mamma prendeva il treno e la domenica veniva a trovarmi, ma io mi sentivo abbandonato. La stessa sensazione che avevo a casa: l’impressione era che la nonna mi trattasse male e che desse sempre ragione a mio fratello che a scuola aveva ottimi voti.
La mamma era severa e mi dette un grande dispiacere quando, avendo io chiesto di leggere Il giornalino di Giamburrasca, me lo negò, dicendomi che il protagonista del libro era un monello e che era troppo pericoloso per me conoscere le sue avventure.
Secondo lei non avevo abbastanza buon senso per capire che quello che c’è scritto nei romanzi è pura fantasia e temeva che lo volessi imitare. Mi feci prestare il libro di Giamburrasca da un compagno di scuola e lo lessi di nascosto. Op. cit, p. 92, 2009.

Nato a Cremona nel1924, Roberto Denti ha iniziato a lavorare a sedici anni in un giornale locale. Durante la seconda guerra mondiale, arrestato dai nazi-fascisti, è stato in prigione per cinque mesi, e ha fatto poi il partigiano meritando un attestato di merito conferitogli da un generale americano di cui andava ancora molto fiero. Nel 1946, come giornalista è entrato al quotidiano “24 Ore”.Nel 1952 ha lasciato il giornalismo e, dopo alcune esperienze lavorative, nel 1972 ha realizzato, per merito di Gianna Vitali, sua moglie, il sogno della sua adolescenza: aprire una libreria per ragazzi (La libreria dei ragazzi, la prima in Italia; la seconda in Europa). Non ha mai smesso di fare il librario e anche  quando ha ceduto definitivamente  la sua libreria alla casa editrice Il Castoro, il 28 novembre 2012 , ne è rimasto il vero nume tutelare fino all'ultimo. Ha collaborato con giornali ("il manifesto", "l'Unità", "La Stampa") e riviste specializzate dell'infanzia e ha fatto parte della giuria che assegna ogni anno il Premio Andersen.
Fine intellettuale, ha scritto 26 libri tra saggi, romanzi e racconti per adulti e per ragazzi. Il suo primo romanzo, Incendio a Cervara (1974), fu recensito da Pier Paolo Pasolini.

D. Quando lei ha iniziato era un papà, adesso ha l'età di un nonno. E ancora oggi molti chiedono a lei per capire che cosa far leggere ai ragazzi. Come riesce a captare ancora i loro gusti?

R.D. «Mi baso sull'esperienza, ascolto le richieste senza preconcetti, senza rigidità. Non storco il naso se un bambino vuole Geronimo Stilton e non obbligherei mai nessuno, al giorno d'oggi, a leggere Salgari, e questo lo dico anche ai genitori». 
Intervista rilasciata a Zita Dazzi per La Repubblica, il 2 dicembre 2012.

Roberto Denti e Gianna Vitali

In un ricordo di poche ore fa, che a Roberto Denti ha dedicato la trasmissione di Radio3 FahrenheitBianca Pitzorno, amica e pioniera nello stesso campo e con lo stesso entusiasmo di Roberto e Gianna, ha ricordato come la prima sede della Libreria dei ragazzi fosse un fondamentale luogo d'incontro per i migliori cervelli pensanti della letteratura per ragazzi italiana di quel tempo: Pinin Carpi, Gianni Rodari, anche Marcello Bernardi, insieme a lei, erano di casa, per dirne alcuni. Ha raccontato, poi Bianca Pitzorno, di come allora la preoccupazione di Denti fosse quella di avere pochi libri da proporre ai ragazzi, nel nostro Paese ne uscivano circa 15 validi l'anno ricorda Bianca Pitzorno, e dell'impegno ossessivo profuso nello stimolare e cercare sempre nuove proposte. 

La libreria dei ragazzi prima di un luogo dove trovare un libro, è stato un avamposto del pensiero da cui guardare all'infanzia in modo diverso, da cui partire anche per generare altri pensieri, concretizzatisi poi in altre città d'Italia.
È stata il primo racconto, quello della letteratura dei ragazzi in Italia così come la conosciamo oggi.

R.D. «I ragazzi vanno assecondati ed educati con gentilezza e intelligenza: è giusto e sano che quel che piace a me non piaccia a un bambino di 8 anni e a un adolescente di 14. Sarebbe strano il contrario. L'amore per la buona lettura è una cosa che si insegna». 
D. E come? 
R.D. «Per esempio con il vecchio trucco della lettura ad alta voce, o della fiaba prima di andare a dormire. Nessun ragazzino si mette da solo a leggere Pinocchio, ma se qualcuno glielo legge sicuramente starà ad ascoltare con piacere. Quando veniamo al mondo l'unica cosa che sappiamo fare è ciucciare, poi impariamo a camminare, a parlare e anche a leggere. Dipende dall' esempio degli adulti. L'unico problema è che gli adulti leggono sempre meno».
Intervista rilasciata a Zita Dazzi per La Repubblica, il 2 dicembre 2012. 

L'ultima volta che ho avuto occasione di ascoltare Roberto Denti è stata alla Bologna Children's Book Fair di quest'anno, nel corso dell'incontro I migliori libri per ragazzi del 2012: l’Annuario di Hamelin e Scelte di classe della Tribù dei lettori curato da Hamelin Associazione Culturale.

Con l'inseparabile Gianna al suo fianco, in prima fila ad ascoltarlo e sostenerlo, Roberto Denti si interrogava e ci interrogava ancora una volta sull'importanza, la necessità, di una critica letteraria onesta puntuale e competente, che fosse croce e delizia dell'editoria, sempre con gli occhi rivolti ai bambini e ai ragazzi, capace di distinguere tra il proprio piacere della lettura, e della letteratura, e il loro, e di prendersi la responsabilità di quelle scelte che, in prima istanza, passano necessariamente o tristemente prima per le mani, e il pensiero, degli adulti.

Rifletteva anche sul ruolo di chi, come lui, oggi fa il libraio e sul futuro del libro, e delle librerie, all'epoca del digitale. Quello che disse, lo sostenne con la stessa decisione che ho ritrovato nelle parole di questa che è stata una delle sue ultime interviste, che ancora lo vedeva impegnato, come sempre in prima linea, a comprendere l'oggi e il domani dei sui bambini e ragazzi.

D. Le librerie e l'editoria sono in crisi. Il libro sembra un oggetto sorpassato, nell' epoca digitale. Non finirà per essere soppiantato dagli e-book? 
R. D. «A me piace la carta e il gesto dello sfogliare, ma non sono affatto contrario ai tablet. Li trovo fantastici e spero che presto ai bambini sia possibile viaggiare con quelli, invece che con quegli zaini pesantissimi che fanno male alla schiena». 

D. Quindi anche voi librai dovrete chiudere?
R.D. «Oggi le librerie cercano di somigliare sempre più ai supermercati: luoghi impersonali dove si compra di tutto, dalle tazze ai cibi preconfezionati. Qui  alla Libreria dei ragazziinvece, c'è ancora un'idea di libreria come luogo di incontro e confronto, dove il contatto fisico con i libri è garantito. Vengono le scuole e gli alunni possono toccare, sfogliare, leggere, giocare, prendere confidenza con quell' oggetto carico di significati e di segreti che è il libro di carta. È vero che i bambini oggi a sei anni ne sanno più di noi nonni su computer e tecnologie varie. Ma io ho la sensazione netta che il libro avrà ancora una lunga vita, perché a differenza della televisione apre le porte della fantasia e dell'intelligenza».
Intervista rilasciata a Zita Dazzi per La Repubblica, il 2 dicembre 2012 e che potete leggere per intero qui. 

Grazie Roberto, per aver segnato quasi un secolo della nostra storia. 

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