martedì 24 settembre 2013

DI AUTUNNO, DI PISOLINI, DI NINNE NANNE E DI SOGNI...


Giovanna Zoboli/Simona Mulazzani,
Il grande libro dei pisolini,
Topipittori, Milano, 2013
Giovanna Zoboli è nata nel 1962 a Milano, dove vive e lavora. Ha collaborato con numerose case editrici come redattrice, curatrice ed editor. È autrice di poesie, racconti, storie e romanzi per ragazzi e non, editi in Italia e all’estero. Dal 1994, si occupa di letteratura per l’infanzia. Con Mondadori Ragazzi ha pubblicato diversi volumi, fra cui alcuni titoli per adolescenti firmati con lo pseudonimo Giulia Goy. Insieme a Paolo Canton, ha creato, nel 1998, I Libri a naso e, nel 2004, i Topipittori, marchi editoriali specializzati in volumi illustrati. Si occupa di comunicazione d'impresa per lo studio Calamus. I suoi libri hanno ottenuti riconoscimenti italiani e stranieri, come il premio Andersen 2007 e 2008 per miglior albo 0-6, e il White Ravens 2004 e 2005. Nel 2006, con il personaggio di Pilly, ha vinto il premio Comicon Micheluzzi, come miglior sceneggiatrice di striscia umoristica. Dal 2006, collabora alla rivista “Hamelin. Note sull’immaginario collettivo” con articoli dedicati ai temi del libro illustrato e dell’infanzia. Dal 2005 al 2008, a Bologna, presso l’Accademia Drosselmeier, ha tenuto un corso sulla parola e le immagini nel picture book. Fra i suoi librinel catalogo dei Topipittori, ricordiamo: L'angelo delle scarpe (2009), Vorrei avere (2010Troppo tardi (2010), Nove storie sull'amore (2011), Il viaggio di una stella (2011), Il viaggio di Miss Timothy (2012), Cose che non vedo dalla mia finestra (2012) , C'era una volta una storia (2013), Il grande libro dei pisolini (2013) e, l'ultimo, in uscita in questi giorni Casa di fiaba con le illustrazioni di Anna Emilia Laitinen. Simona Mulazzani è nata a Milano nel 1964. Collabora con i più importanti editori italiani fra cui Rizzoli (Nella terra dei sogni con testo di Robert L. Stevenson, 2012), Salani, Mondadori, Feltrinelli, Franco Panini Editore (Una volta, un giorno, 2008 e Rime per le mani, 2010) Elemond, Einaudi, Editori Riuniti, Carthusia, Orecchio Acerbo (Sarah e le balene, 2003), Il gioco di leggere (L'altalena di Mak, 2010), Abitare Segesta, e con editori americani, giapponesi e francesi: PHP Publishing e Shogaku-Kan, Bayard Presse, Sterling Publishing CO., Inc., Harmony Books. Insieme a Gianluigi Toccafondo ha realizzato spot, sigle televisive e cortometraggi pluripremiati e di grande successo, come “La pista”, “Le criminel”, “Woman finding love”. Sue illustrazioni sono state esposte in mostre collettive e personali. Il grande libro dei pisolini è il suo quinto titolo, con il testo di Giovanna Zoboli, pubblicato per i tipi dei Topipittori. Per le illustrazioni di Vorrei Avere (pubblicato dalla Eerdmans Books for Young Readers negli USA) Simona Mulazzani riceverà la prestigiosa Silver Medal della Society of Illustrators, che le sarà consegnata il prossimo 24 ottobre a New York, per la categoria The Original Art: Celebrating the Fine of Children's Book Illustration. Il 26 ottobre poi aprirà la mostra delle tavole selezionate. 

Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013
Mariana Chiesa Mateos  è nata in Argentina, a La Plata, nel 1967. Si dedica all’incisione, alla pittura e al fumetto: tre diversi modi per definire la sua vocazione di disegnatrice. Il mestiere l’ha imparato a Buenos Aires, da Alberto Breccia, il maestro che scambiò la sua matita per un coltello. La narrazione è il filo conduttore dei suoi disegni che raccontano del sesso, dell’infanzia, del desiderio, della perdita. Nel tentativo di coniugare il privato con il sociale, di aprire uno spazio di incontro possibile fra la sua intimità e quella degli altri. Ha collaborato con case editrici di tutto il mondo: Lápiz Japonés, El ojo clínico, Sins entido, L'Association e Media Vaca tra le altre. Ha insegnato incisione e ha partecipato a numerose mostre. Nel 1997 si è trasferita a Barcellona, dove è rimasta fino al 2008. Oggi vive in Italia, vicino a Bologna. Fra i suoi libri ricordiamo: Mis primeras 80.000 palabras opera collettiva di cui ha realizzato anche la copertina (Media Vaca, 2002), Tipos ilustrados (Cromotex, 2004), No hay tiempo para jugar con Sandra Arenal (Media Vaca, 2004) premiato nel 2005 dalla Biblioteca Internazionale di Monaco e uscito successivamente in Italia con il titolo Non c'è tempo per giocare (Zoolibri, 2007), Sex Design opera collettiva (Collins Design & Loft Publications.N.Y., 2006), Il nostro italiano per ragazze e ragazzi (AIPI/CASIU Montevideo, 2009). Con Orecchio acerbo ha pubblicato Migrando (2010) e Quasi ninna, quasi nanna" (2013). Lo scorso settembre è stata ospite d'onore al Festival Internazionale di Letteratura di Berlino.

Paolo Cognetti/Mara Cerri, Il nuotatore,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013
Se non è in giro per i boschi potete trovarlo nel suo blog dove Paolo Cognetti dà consigli di scrittura, parla di giovani promesse e vecchie glorie della letteratura americana, propone citazioni e stila classifiche, raccontando i suoi viaggi e l’attaccamento per la sua città d’adozione, New York. Autore di documentari e raccolte di racconti, studioso di matematica, sceneggiatore, ma soprattutto viaggiatore curioso e attento, flanêur d’ultima generazione che ama la calca caotica della Grande Mela, ma anche la pace riposante della sua baita in montagna. “Paolo Cognetti, milanese, è, tra i giovani scrittori italiani, uno dei più attenti a sentire e narrare il disagio delle nuove generazioni e gli anni difficili dell’adolescenza di questi anni, di fronte a un contesto di incerta sostanza e di sicurezza precaria” così lo definisce Goffredo Fofi attribuendogli il premio “Lo Straniero” nel 2009. Con Minimum Fax ha pubblicato due raccolte di racconti - Manuale per ragazze di successo (2004), Una cosa piccola che sta per esplodere (2007) - e un romanzo, Sofia si veste sempre di nero (2012). Mara Cerri è nata a Pesaro nel 1978 e, come l’ha definita Goffredo Fofi su "Il Sole 24 ORE" è “elegante e trasognata capofila di una famiglia di disegnatori provenienti dalla più che meritevole scuola d’arte di Urbino". Il suo segno poetico ha attraversato i libri delle principali case editrici italiane. Collabora con numerosi quotidiani e riviste tra cui "Il manifesto", "Lo straniero", "Diario", "Carta", "Internazionale". Ha partecipato alla “Mostra Illustratori” della Fiera del Libro di Bologna, alla Biennale di Illustrazione di Bratislava e a quella portoghese “Illustrarte”. Fra i suoi libri ricordiamo: L’Anima Nuvola, FuocoDentro gli occhi cosa resta (Fatatrac); Dagli Appennini alle Ande” (e/o editore); La Traviata  (Nuages, 2009) e Parole perdute (Grimm Press, Taiwan); 12 storie di principesse (EL editore); Ippolita la bambina perfetta (Arka editore, 2005); La bambina di ghiaccio (Emme edizioni); Storia di Pilina (Carthusia edizioni, 2004); Piccole donne (Fabbri editori); La spiaggia di notte (e/o editore, 2007); Storia di Giacobbe e Giuditta e Oloferne (Fabbri editori-Corriere della Sera); Gâteaux et chapeaux (Milan editions). In collaborazione con Magda Guidi, ha realizzato il cortometraggio d'animazione Via Curiel 8, tratto dall'omonimo libro del 2009, vincitore del Torino Film festival 2011 Sezione Corti. Nel catalogo di Orecchio acerbo, oltre alla nuova edizione di Via Curiel 8 (libro + dvd, 2012), A una stella cadente (nuova Edizione, 2007), Banchi di nebbia (2010) e Il nuotatore (2013).

È arrivato l'autunno. La natura è ormai pronta a cedere le sue declinazioni di verde lasciando il posto ai gialli dorati, a vitali arancioni, ai rossi ogni anno inaspettati e intensi. I raggi di pieno sole divengono ora perpendicolari modificando così la biologia e i pensieri degli esseri viventi. È la stagione, quella dell'autunno, che chiede all'uomo di partecipare, di prepararsi a essere staffetta nel gioco della natura che ora si mette in attesa; di essere capace di fare tesoro della raccolta di energia che gli è stata offerta negli ultimi sei mesi che hanno accolto la sua esistenza su questa terra e di saperla trasformare progressivamente, per i prossimi centottanta giorni, in altrettante significative attività e processi di trasformazione.
È il momento dell'anno in cui la luce del giorno è più simile a quella dei suoi estremi, l'alba e il tramonto, luoghi di spaesamento e di ombre illuminati da chiari del bosco, piccole radure di luce capaci di risvegliarci, rivelarci a noi stessi, aprendoci all'ignoto.
Spaesamento poetico e necessario, per prepararci al lungo inverno dove saremo noi a custodire quella natura sospesa e a convivere con la nostra rinnovata propensione a produrre melatonina al posto di seratonina, a tentare di leggere i nostri più frequenti momenti di alternanza di veglia e sonno non solo come risposte biologiche alla progressiva mancanza di luce, ma come elementi liminari, indispensabili l'uno all'altro, riconoscendo però che ora, perfettamente a suo agio e salvificamente, il vero protagonista dei due sarà il secondo.

Una parentesi dalla realtà, dove le regole svaniscono e i tempi sono scanditi da orologi sospesi. Un posto dai confini dilatati e scenari imprevisti, dove coscienza e volontà altre, che sempre ci appartengono, scrivono, dirigono, interpretano vite diverse.
Il luogo del mistero per eccellenza, quello divenuto così raro e prezioso per una civiltà che ha la necessità quotidiana di svelare ogni cosa, il luogo della divinazione e del ristoro insieme, dove diamo vita a buon parte della nostra esistenza. 
Questo è il sonno, dunque, con il suo corredo di sogni dove poter cercare e ritrovare noi stessi.
Mi piace pensare, al di là delle spiegazioni logiche e scientifiche, che non sia un caso che il sonno abiti con tanta generosità la vita dei bambini, sia loro compagno fedele fino all'adolescenza, per poi farsi più misurato nell'età adulta fino a divenire frammentato e suscettibile in quella dell'anziano.
È il tempo che ci viene concesso per adattarci alla realtà che, non sarà un caso, non ci viene sbattuta in faccia, come tristemente usa dire, per farci aderire al suo principio per il resto dei nostri giorni, ma si rivela con garbo, prendendosi un tempo incerto, dandoci il modo di avvicinarla girandole intorno con circospezione, per osservarla da una prospettiva abbastanza lontana da farci cogliere i particolari e le sfumature della sua interezza.
Il sonno, il suo racconto, ci seguono ogni giorno, dalla nascita, se ci pensate. 

Preoccupazione quando manca, desiderio di prolungarlo quando non è possibile, cattiva qualità fatta di fatiche a concedersi, intermezzi disturbati e sveglie inaspettate, e così via, il sonno entra nei nostri discorsi e pensieri più di quanto ci rendiamo conto.
Il suo cuore, il sogno, è la chiave semantica del nostro vivere, conoscenza ormai di tutti, ma anche fonte inesauribile di ispirazione, inquietudine, creatività, autenticità, serbatoio senza fondo a cui poter attingere a piene mani.
Tutto questo pare che l'uomo l'abbia raccontato ancora prima di saperlo, addirittura alcuni sostengono che le Grotte di Lascuax ne portino i primi segni.
Se fosse così, in un certo senso, Il grande libro di pisolini di Giavanna Zoboli e Simona Mulazzani potrebbe essere visto, non senza un certo divertito azzardo, anche in perfetta contiguità contemporanea con quella pittura parietale preistorica.


Ninna Nanna deli lettini
Dormono bene questi bambini.

Dormono gli orsi sotto il piumone,
spegna la luce anche il leone.

Giovanna Zoboli/Simona Mulazzani,
Il grande libro dei pisolini,
Topipittori, Milano, 2013

Davvero? Ma che cos'è Il grande libro dei pisolini?

Nelle parole degli editori è:
una irresistibile galleria di piccoli pigroni del regno animale: cultori di pigiami, collezionisti di plaid, amanti del cuscino, devoti della ciabatta, esperti di materassi, artisti del lenzuolo. Un libro indispensabile per imparare a sognare, russare, riposarsi, rilassarsi, pisolare, parlare nel sonno, addormentarsi, farsi cullare, andare in sonnambula. Il vademecum in rima della nanna nelle sue mille sfumature, la bibbia del letargo, il baedeker della notte: un libro indispensabile per incamminarsi con fiducia nel paese dei sonni leggeri e di quelli pesanti. Ideale per dormiglioni, insonni, sognatori, esploratori del silenzio, timorosi del buio, viaggiatori delle stelle. 

 Dorme il delfino, pisola il tonno
gallo e gallina cadon dal sonno

La capra bacia i sette capretti.
Sogna il mio cane polpette e spaghetti.

Giovanna Zoboli/Simona Mulazzani,
Il grande libro dei pisolini,
Topipittori, Milano, 2013

Un libro perfetto, come sono del resto tutti i libri nati dall'incontro di queste due autrici, che racconta di un momento perfetto, quello del pisolino, che è un sonno declinato al sonnellino, pacato tranquillo, un dileguarsi silenzioso e in punta di piedi dalla realtà, oplà, e il farlo in qualsiasi momento un gesto che suscita immediata tenerezza, una concessione poetica che non ha età nel suo farsi piccola.

Il sonnellino abita nella casa delle parole affettive di molte famiglie, lo ha fatto anche nella mia. Al sonnellino, alle coperte poste e rimboccate, ai cuscini improvvisati, alle persiane socchiuse, ai giri verso il basso delle manopole dei volumi, ai libri sottratti di mano e agli occhiali fatti scendere dal naso, sono legati molti dei miei più cari ricordi, e profonda commozione.

In esso, gli esseri umani e animali, di tutte le età di tutte le etnie di tutte le razze, sprofondono con la stessa indifesa fiducia.

Il pisolino è un vezzo di divertita levità, è una marachella commessa in barba alla chiamata dell'impegno indefesso, è un frazione di festa dal lavoro, qualsiasi, è qualcosa di indescrivibile, sensibile e fragile, perché intimo e personale, che Giovanna Zoboli e Simona Mulazzani, con i versi di una poesia che giocano anche in questa occasione al ritmo di una perfetta consonanza, hanno saputo cogliere con profonda grazia.


Conta le pecore il coccodrillo
dormon le pulci con il mandrillo.

Russano in coro il rospo e la rana
il ghiro e il tasso han lo stesso pigiama.

Giovanna Zoboli/Simona Mulazzani,
Il grande libro dei pisolini,
Topipittori, Milano, 2013

Il grande libro dei pisolini, tra le molte suggestioni e possibilità di lettura,  custodisce al suo interno, abbiamo scoperto, anche un tesoro tutto da scoprire: un involontario, ma per questo non meno efficace, omaggio all'errore creativo di Gianni Rodari. 

Cinque giraffe nei sacchi a pelo
nove ippopotami sopra il divano.

Tre foche monache su sei poltrone.
Sei colombacci su tre ottomane. 

Giovanna Zoboli/Simona Mulazzani,
Il grande libro dei pisolini,
Topipittori, Milano, 2013 

Un errore forse, ma di sicuro una svista piena di possibilità, che in fondo altro non è se non un'inaspettata dedica a chi, come scrisse Rodari nella sua Grammatica della fantasia, «crede nella necessità che l'immaginazione abbia il suo posto nell'educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa quale valore di liberazione possa avere la parola», di cui vi consiglio di leggere qui.


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Lullaby of Birdland 
(George Sharing/B.Y. Foster (George David Weiss), New York, 1952)
voice Sarah Vaughan

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Ninna nanne, filastrocche, nenie, tiritere, sono i canti che nei primi anni di vita ci portano nel sonno.
Quasi che alle parole in musica, a una lingua che si fa sentire sentimentale, fosse riconosciuto il potere di annullare il tempo e lo spazio che separano la terra della veglia da quella del sogno, di rendere il passaggio più naturale, di cullare e rassicurare la resa verso mondi sconosciuti, di accendere una luce in quel buio che così ci farà meno paura.
Un passaggio dove il significato delle parole si stempera, la loro pronuncia si addolcisce, fino a farsi così esile da fondersi e lasciare il posto alle immagini, le vere protagoniste del tempo onirico.

Ogni paese ha i suoi canti, ogni lingua i suoi abbracci, ogni madre e ogni padre custodiscono la propria voce e innalzano il loro canto per proteggere il figlio, la propria figlia. Melodie popolari, tradizioni sussurrate, diversi modi di incontrare la notte, la stessa delicatezza a tutte le latitudini e longitudini che fa chiudere gli occhi e calma il cuore che batte forte per l'inquietudine che provoca il sopravvenire dell'incoscienza e lo spavento di un mondo sconosciuto che esce allo scoperto.

In Quasi ninna, quasi nanna di Mariana Chiesa, artista da sempre sensibile alle infanzie "rubate", la ninna nanna che leggiamo è quella di una mamma che, mentre canta a sua figlia canta a tutti i bambini del mondo, a se stessa insieme a tutte le madri della terra.

Quando canto a mia figlia, canta mia madre, cantano le nonne, e io aggiungo altre voci. La ninnananna è meticcia e viaggiatrice. Dal Mediterraneo all'Atlantico, dalla lingua madre a quella acquisita.
La ninnananna possiede un doppio incanto: è tagliente e tenera, è dolcezza e crudezza, senso e nonsenso.
È dialogo con mia figlia, e insieme con me stessa, con la terra e con la notte.Come fossi un animale dalle multiple sorgenti, che offre il suo latte nel canto,prima di dar le spalle al mondo e andarsene.
In un continuo viavai a un'altra riva, fino alla grande casa del sogno.       Mariana Chiesa, Quasi ninna, quasi nanna, 2013.


Si fa sera. Avvolta in un abbraccio affettuoso, come in un nido sicuro, una bambina, si fa cullare tra le braccia della mamma che lo accompagna verso i suoi sogni.


Quasi ninna quasi nanna
farfalla leggera
falena perfetta
che apre a ventaglio 
la notte le ali.


Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

La accompagna nei sogni dei suoi giochi quotidiani, di luoghi lontani, di trasformazioni, di sfide e battaglie, di paure e incertezze e mentre lo fa, come in tutti i suoi libri, Mariana Chiesa non ha paura di raccontarle le verità del mondo bambino rendendo questa insolita ninna nanna un luogo privilegiato dove mirabilmente intreccia le speranze di una mamma, consapevole delle mille congiunzioni favorevoli che hanno fatto sì che lei e la sua bambina per molte cose possano dirsi fortunate, al racconto della tragica realtà che vivono molti bambini fuori dalla porta di quella stanza di calda intimità.

Lei sogna che gioca 
vestita da fata
a far di un castello
la sua casa abitata.

Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

Le bastan due piume 
per essere indiana
guerriera sognata
di piccola taglia
che è sempre pronta
a dare battaglia.

Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

La ninna nanna allora si fa sottile come uno specchio posto tra il sogno e la realtà, tra il bello e il brutto del mondo. Chissà che sorprese riserverà il domani. Giocare agli indiani o trovarsi a sparare? Tra i banchi di scuola o lungo una strada? Giocare in giardino o lavorare in cantiere? Calma e pacata la voce della mamma, dolce la rima.  E vera la storia, in questo che diviene un canto alla vita e un inno alla libertà.


Nel campo di armi 
cresce la guerra.
Si gioca sul serio:
tutti giù per terra!

Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

Non è difficile vedervi anche un tributo di Mariana Chiesa a una sua figura intellettuale di riferimento, Ama Alejandra Pizarnik, la poetessa argentina scomparsa nel 1972 all'età di 36 anni, che vedeva se stessa come una bambina in un giardino e che seppe abitare l'onirico e darvi voce come pochi altri (qui il docufilm Memoria Iluminada: Alejandra Pizarnik di Virna Molina e Ernesto Ardito, 2013 - Argentina).

Dentro te c'è una voce
che rassicura e non mente.

Ci sono scelte e desideri

Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013
e se ascolti attentamente
c'è bellezza c'è splendore

Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013



Quella che ci viene così consegnata è una ninna nanna, tra parole e bellissime serigrafie (potete vedere il work in progress di alcune tavole sul sito della stamperia/galleria d'arte Squadro di Bologna dove un paio d'anni fa ho potuto vedere la mia prima mostra di Mariana), di grande potenza visionaria, dove il canto annulla le distanza tra la vita privata dell'autrice e il resto del mondo. Ninna nanna che, in realtà, può essere letta ai bambini di tutte le età e che diviene concreta speranza per il farsi di un mondo migliore. 

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The Beatles 
Good Night 
(lyrics and music: John Lennon, voice Ringo Starr)
The Beatles (White Album), 1968

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Paolo Cognetti e Mara Cerri sono tra gli autori che, in questi anni, hanno meglio saputo raccontare le inquietudini, i timori e le speranze dell’adolescenza. Ne Il nuotatore questa loro qualità è divenuta esponenziale e la forza del loro sguardo, grazie a una narrazione nata da un progetto a quattro mani, capace di affrontare vecchie e nuove paure, di sondare ignote e remote profondità e di riemergere tra parole e immagini che si rivelano al lettore tanto vere quanto inafferrabili.

Ho conosciuto Mara attraverso un suo libro Via Curiel 8. Era una storia muta, tutta affidata ai disegni, su un bambino e una bambina che crescono nello stesso palazzo senza incontrarsi mai. Soffrono di due solitudini gemelle, come celle separate da un solido muro. Inventano mondi immaginari dove trovare rifugio, e in questo modo, proprio come se scavassero un buco nella distanza che li separa, finiscono per incontrarsi lì, nell’immaginazione, abbracciarsi in un luogo che esiste solo per loro.
Quando il libro mi capitò per le mani avevo appena scritto i racconti di Una cosa piccola che sta per esplodere. Erano anche quelle storie di ragazzini, di solitudini e incontri inaspettati, collisioni che cambiano traiettorie alle vite e poi le vite non sono più le stesse. Mi sembrò di ritrovare una vecchia amica. Nella mia fantasia, la bambina e il bambino di Via Curiel 8 eravamo Mara e io: anche noi eravamo cresciuti nella stessa solitudine, avevamo cominciato a disegnare e scrivere per trovare rifugio, e scava scava avevamo finito per incontrarci. O forse doveva ancora succedere. [...] Paolo Cognetti in Il nuotatore, op. cit., 2013.
13 Settembre 2008, un piccolo bar di Mondaino.
Paolo e io ci siamo appena conosciuti. Lui mi racconta che scrive su grandi quaderni a quadretti, e su quelle pagine incolla immagini destinate a lasciare un'impronta nei sui racconti. Nei mesi successivi inizia una corrispondenza via e-mai. Io spedisco a Paolo i miei disegni e lui mi aggiorna sul suo ultimo libro Sofia si veste sempre di nero. [...] Leggo tutti i suoi racconti, sento che Paolo ed io in qualche modo siamo custodi di un segreto comune. Il suo scrivere è come il mio disegnare... creare uno spazio, un tempo, una trama, in cui appoggiare e nascondere questo misterioso compagno. Come se non ci fosse spazio per lui nella vita quotidiana, ma allo stesso tempo per stare al mondo fosse necessario tenerlo in bilico e sottintenderlo ogni momento. Bisogna tirar su architetture adeguate, in altre parole raccontar storie... Mara Cerri, op.cit., 2013.
[...] Nacque naturale il desiderio di scrivere una storia insieme, ed eccola qui: Il Nuotatore è il nostro abbraccio. Dato che siamo entrambi timidi, e che quel posto non esiste nella realtà, mi pare giusto che sia la storia di un sogno. Siamo anche lenti e abbiamo passato qualche anno a scambiarci disegni e parole. Ora che abbiamo finito so che abbiamo scritto una storia non troppo lontana da Via Curiel 8 né dai miei racconti di quei tempi. Anche qui ci sono due solitudini, quella di un uomo e quella di un ragazzino, che forse sono la stessa persona in due tempi diversi, o forse no; c'è un mondo di insonnia fuori dall'acqua in cui si è adulti e soli, separati da se stessi, impauriti e senza parole, e c'è un mondo di sogno, un mondo dentro l'acqua, in cui l'età non ha più significato, la paura non è mai stata inventata, l'uomo e il ragazzino si incontrano e per un istante tornano una cosa sola. O almeno, così la vedo io che non so nuotare. Paolo Cognetti, op. cit., 2013.

Il racconto de Il nuotatore nasce da una circostanza quotidiana: uno scrittore trascorre l’estate a cercare un racconto. In una notte torrida, in cui non riesce a trovare pace nel letto posto sotto il tetto della sua casa, decide di scendere al piano più basso e di provare a dormire sdraiandosi sulle fresche mattonelle del pavimento. Da lì, il racconto ha inizio: un ragazzino, che sarà di volta in volta tale o lo stesso scrittore in un insolito scambio d'identità come spiega l'autore, viene accompagnato dall’allenatore di nuoto, insieme al resto della squadra, in riva a uno stagno nato in una vecchia cava che si trova nella periferia della città.

Paolo Cognetti/Mara Cerri, Il nuotatore,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013



Tutta la squadra dovrà tuffarsi da un trampolino. I timori del ragazzo si confondono con quelli dello scrittore, che non ama le profondità e non sa nuotare. 

Paolo Cognetti/Mara Cerri, Il nuotatore,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

Paolo Cognetti/Mara Cerri, Il nuotatore,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

Ma inaspetttamente il ragazzo del sogno si rivela una creatura marina. L’acqua, imbiancata dai ciottoli di ghiaia e scurita dai detriti dello scavo, lo culla portandolo sul fondale. Lì, sul fondo, scrittore e ragazzo si fissano negli occhi. Si riconoscono, e riconoscono le reciproche paure. 

Paolo Cognetti/Mara Cerri, Il nuotatore,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

Paolo Cognetti/Mara Cerri, Il nuotatore,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

Ora il ragazzo è pronto a tornare in superficie e a respirare. In una sorta di tuffo al contrario il ragazzo stringe in pugno il suo coraggio e guizza verso la superficie e verso il risveglio...

Il pieno della trasformazione, gli istanti in cui a stento ci si riconosce, lasciarci per ritrovarci... sono alcuni dei momenti dell'adolescenza che dicono della difficoltà di crescere. 
Nel libro di Paolo e Mara, l'acqua è l'elemento primo e generatore, come presente nelle cosmologie di quasi tutti i popoli (non sarà un caso che essa appaia così prepotentemente nei sogni divenendone una delle simbologie più potenti); è elemento essenziale di rinascita che ancora una volta ci dimostra che riflettere sulla cosmologia, anche sulle sue derivazioni oniriche, significa in fondo riflettere su noi stessi, pensandoci parte di un disegno più grande dove la ricerca dell'armonia tra noi e il cosmo, tra noi e noi, noi e l'altro diviene elemento essenziale per definirci e restituirci il senso della nostra esistenza. Ricordandoci però, nel farlo, che se, forse, come dice Paolo Cognetti "nell'acqua la paura non è mai stata inventata", sulla terra sì e abita nei pensieri di molti bambini e ragazzi, anche se non la vediamo, e che per mostrarsi ha bisogno di sentirsi accolta e mai giudicata. È per questo che la terra del sogno gli è congegnale. Nella veglia noi possiamo provare a divenire luoghi di comprensione che i libri possono aiutarci a costruire. Uno per volta, a partire da uno come questo, da questi che vi ho appena presentati.

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Tom Waits
Innocent When You Dream
Franks Wild Years, 1987
(The Center Of The Universe - Live al Teatro Comunale di Firenze, 24 luglio, 1999)

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