giovedì 11 dicembre 2014

L'AVVENTO DEI LIBRI. GIORNO 11



Bruno Tognolini/Marco Somà.
Robot,
ideazione e redazione Mara Pace,
Art direction e progetto grafico 
Mariagrazia Rocchetti,
Rizzoli, 2014 (pp.70 euro 25,00)
Bruno Tognolini (Cagliari, 27 giugno 1951) è uno scrittore e sceneggiatore italiano. Tognolini studia per alcuni anni presso la Facoltà di Medicina di Cagliari, poi nel 1975 si trasferisce a Bologna, dove abita tuttora, e consegue la laurea al DAMS. Inizia quindi una stagione di esperienze teatrali (1980-1990), durante la quale collabora come drammaturgo con Marco Baliani, Marco Paolini, Gabriele Vacis, e altri artisti e gruppi del teatro "di base" di quegli anni. Nel 1990 comincia a occuparsi di televisione per ragazzi: L'albero azzurro, per RaiSat2 MULTICLUB e dal 1999 è ideatore e coautore del programma Melevisione.Scrive progetto e testi per diverse opere multimediali e interattive: tra cui il CD-i L'albero azzurro  e il CD-rom Rimelandia, con filastrocche originali di Roberto Piumini e Tognolini stesso (Arnoldo Mondadori Editore). Segue, nel 1996, l'adventure game Nirvana x-rom (Cecchi Gori), tratto dall'omonimo film di Gabriele Salvatores. Nel 1998 scrive i testi italiani delle canzoni per il film La gabbianella e il gatto di Enzo D'Alò. I suoi romanzi, racconti e poesie vengono pubblicati da editori quali Salani, Giunti, Mondadori, Fatatrac, Carthusia, Artebambini, il Castoro e altri (qui potete consultare la bibliografia completa). Nel 1999 appare il suo primo libro non destinato all'infanzia: Lilim del tramonto per Salani. Intensa è anche l'attività saggistica, con articoli e saggi su poesia, narrativa, TV e comunicazione con l'infanzia, pubblicati su riviste specialistiche, su edizioni saggistiche e su diversi quotidiani nazionali. Con altri scrittori sardi (Flavio Soriga, Giulio Angioni, Giorgio Todde e Marcello Fois) ha fondato il Festival di Gavoi - L'isola delle storie. Nel 2007 riceve il Premio Andersen come miglior scrittore italiano per ragazzi. Nel 2011 il suo Rime di Rabbia ottiene il Premio Speciale della Giuria del Premio Andersen.

Marco Somà è nato a Cuneo nel 1983, frequenta l’Accademia di Belle arti e poi il Master di Ars in fabula di Macerata. È stato selezionato alla "Mostra illustratori" della Fiera del Libro di Bologna 2011 e per l’Annual 2011 dell’Associazione Illustratori, nello stesso anno ha pubblicato per Einaudi Ragazzi il suo libro d’esordio: Il bambino di vetro (con testo di Fabrizio Silei) che si è aggiudicato il "Premio Andersen 2012" nella categoria 9-12 anni. «Marco», scrive Davide Calì autore di La regina delle rane non può bagnarsi i piedi (illustrazioni Marco Somà, Kite Edizioni, 2013 - qui in Gavroche), «ha uno stile eclettico ed estremamente interessante. L’attenzione per il dettaglio, il decoro e l’architettura sono gli elementi che promettono di farne un grandissimo illustratore». Marco Somà, insieme a Valerio Vidali, Monica Barengo e Claudia Palmarucci, sono stati i protagonisti della mostra "STAGIONI/SAISONS", nata dalla collaborazione tra la Galerie Jeanne Robillard e Davide Calì. Ha illustrato per: Franco Cosimo Panini Editore, EL, Emme Edizioni, Einaudi Ragazzi, Kite Edizioni, Kalandraka, ELI Readers , Giunti Progetti Educativi, Bruaà Editora, Zorro Rojo, Rue du Monde, Pulo do Gato, Ediciònes Tekolote e OQO Editora. Robot, con testo di Bruno Tognolini è il suo primo libro per i tipi di Rizzoli.

Philippe Ug,
Ai Robot non piace l'acqua,
Corraini Edizioni, 2014
(pp. 6 con inserti pop up, euro 19,00)

Philippe Ug è un artista eclettico e tutto fare. Diplomato in grafica alla Ecole d’arts appliqués Duperré, è anche ingegnere cartotecnico, stampatore serigrafico, insegnante e illustratore. È l'autore di fantastici pop up che produce in casa, in serie limitata e a prezzi accessibili che distribuisce nelle piccole librerie. Con la casa editrice francesa Editions des grandes personnes ha pubblicato l'appena uscito Vasarely, Drôle d'oiseau, Big bang pop, Les robots n'aiment pas l'eau (Ai Robot non piace l'acqua, Corraini Edizioni, 2014) e Le jardin des papillons.










Alla voce robot di Wikipedia si legge:
Il robot (pron. robòt o ròbot, alla francese robó, dalla parola ceca robota che significa lavoro pesante, a propria volta derivata dall'antico slavo ecclesiastico rabota, servitù), è una qualsiasi macchina (di forma più o meno antropomorfa), in grado di svolgere più o meno indipendentemente un lavoro al posto dell'uomo.

L'introduzione di questo termine, si legge anche,  si deve allo scrittore ceco Karel Čapek, il quale usò per la prima volta il termine nel 1920 nel suo dramma teatrale I robot universali di Rossum. In realtà non fu il vero inventore della parola, la quale infatti gli venne suggerita dal fratello Josef, scrittore e pittore cubista, il quale aveva già affrontato il tema in un suo racconto del 1917, Opilec (L'ubriacone), nel quale però aveva usato il termine automat, automa. La diffusione del romanzo di Čapek, molto popolare sin dalla sua uscita, servì a dare fama al termine robot.



Brano estratto da R.U.R. di Karel Čapek
«Il vecchio Rossum, grande filosofo, […] cercò di imitare con una sintesi chimica la sostanza viva detta protoplasma finché un bel giorno scoprì una sostanza il cui comportamento era del tutto uguale a quello della sostanza viva sebbene presentasse una differente composizione chimica, era l'anno 1932 […]. Per esempio, poteva ottenere una medusa con il cervello di Socrate oppure un lombrico lungo cinquanta metri. Ma poiché non aveva nemmeno un pochino di spirito, si ficcò in testa che avrebbe fabbricato un normale vertebrato, addirittura l'uomo. […] Doveva essere un uomo, visse tre giorni completi. Il vecchio Rossum non aveva un briciolo di gusto. Quel che fece era terribile. Ma dentro aveva tutto quello che ha un uomo. Davvero, un lavoro proprio da certosino. E allora venne l'ingegner Rossum, il nipote del vecchio. Una testa geniale. Appena vide quel che stava facendo il vecchio, disse: È assurdo fabbricare un uomo in dieci anni. Se non lo fabbricherai più rapidamente della natura, ce ne possiamo benissimo infischiare di tutta questa roba. […] Gli bastò dare un'occhiata all'anatomia per capire subito che si trattava d'una cosa troppo complicata e che un buon ingegnere l'avrebbe realizzata in modo più semplice. […] Quale operaio è migliore dal punto di vista pratico? È quello che costa meno. Quello che ha meno bisogni. Il giovane Rossum inventò l'operaio con il minor numero di bisogni. Dovette semplificarlo. Eliminò tutto quello che non serviva direttamente al lavoro. Insomma, eliminò l'uomo e fabbricò il Robot. »


I Robot, abbiamo visto, sono nati e sono stati celebrati prima nell'immaginario del mondo letterario che realizzati nel mondo reale, e il loro controverso fascino ha catturato la curiosità dell'essere umano nel corso dei secoli.



«L'idea di persone artificiali risale almeno all'antica leggenda di Cadmo, che seppellì dei denti di drago che si trasformarono in soldati; e al mito di Pigmalione, la cui statua di Galatea prese vita. Nella mitologia classica, il deforme dio del metallo (Vulcano o Hephaestus) creò dei servi meccanici, che andavano dalle intelligenti damigelle dorate a più utilitaristici tavoli a tre gambe che potevano spostarsi di loro volontà. La leggenda ebraica ci parla del Golem, una statua di argilla, animata dalla magia cabalistica. Nell'estremo Nord canadesee nella Groenlandia occidentale, le leggende Inuit raccontano di Tupilaq (o Tupilak), che può essere creato da uno stregone per dare la caccia e uccidere un nemico. Il primo progetto documentato di un robot umanoide venne fatto da Leonardo da Vinci attorno al 1495. Degli appunti di Da Vinci, riscoperti negli anni cinquanta, contengono disegni dettagliati per un cavaliere meccanico, che era apparentemente in grado di alzarsi in piedi, agitare le braccia e muovere testa e mascella. Il primo robot funzionante conosciuto venne creato nel 1738 da Jacques de Vaucanson, che fabbricò un androide che suonava il flauto. Nel racconto breve di E.T.A. Hoffmann L'uomo di sabbia (1817) compariva una donna meccanica a forma di bambola, nel racconto Storia filosofica dei secoli futuri (1860) Ippolito Nievo indicò l'invenzione dei robot come l'invenzione più notevole della storia dell'umanità, e in Steam Man of the Prairies (1865) Edward S. Ellis espresse l'affascinazione americana per l'industrializzazione. Giunse un'ondata di storie su automi umanoidi, che culminò nell'Uomo elettrico di Luis Senarens, nel 1885. Una volta che la tecnologia avanzò al punto che la gente intravedeva delle creature meccaniche come qualcosa più che dei giocattoli, la risposta letteraria al concetto di robot rifletté le paure che gli esseri umani avrebbero potuto essere rimpiazzati dalle loro stesse creazioni. Frankenstein (1818), che viene spesso definito il primo romanzo di fantascienza, è divenuto un sinonimo di questa tematica. Quando il dramma di Čapek, R.U.R., introdusse il concetto di una catena di montaggio operata da robot che costruivano altri robot, il tema prese delle sfumature politiche e filosofiche, ulteriormente disseminate da film classici come Metropolis (1927), Guerre stellari (1977), Blade Runner (1982) e Terminator (1984). Il termine robotica, invece, venne usato per la prima volta (su carta stampata) nel racconto di Isaac Asimov intitolato Bugiardo! (Liar!, 1941), presente nella sua famosa raccolta Io, Robot.» (Fonte Wikipedia)


Chi da bambino, tra queste pagine o al cinema, almeno una volta, per le ragioni più nobili o i motivi più futili, non ha desiderato possederne un robot o non ne è stato intimorito? 

In quel momento della vita in cui si è ancora in potenza, con le possibilità di agire limitate, non ancora pienamente dispiegate, la concretizzazione scientifica, verrebbe da dire o da sognare quasi in carne e ossa, dell'idea di qualcosa che possa agire in nome e per conto nostro, che possa aiutarci o proteggerci, la troviamo irresistibile.
Non solo da bambini, questo è sicuro.

Certo, i pensieri del bambino di qualche anno fa e quelli del bambino di oggi, che vive in una società altamente robotizzata, si differenziano sostanzialmente nei confronti di questo desiderio. 
Ma non così tanto come possiamo credere.

In Robot, Catalogo raccontato dai principali Avatar Servo Robota per ragazzi e bambini, Bruno Tognolini ricorda e raccoglie entrambi questi desideri, quelli dell'infanzia di ieri e di oggi, costruendo il racconto di un mondo che li scopre, li contiene, li trasfigura, e lo fa dando vita a trame che, insieme, tessono un discorso giocato, perfettamente dalla prima all'ultima pagina, su più registri e piani narrativi, seguito passo a passo dal cambio, di volta in volta, di stile di Marco Somà.

Le pagine del catalogo, sulle quali sfilano, uno o dopo l'altro, i modelli di insoliti robot solo per bambini, sono unite da intermezzi che accolgono le riflessioni di un'insolito dio sulla storia dell'evoluzione dell'essere umano su questa terra, storia destinata tragicamente a ripetersi compiendo gli stessi errori.

Il racconto è quello di un apologo morale che il dio Tatanko, mitico creatore, quasi confida al bambino coinvolgendolo in prima persona nel farsi della lettura del libro.

Un'evoluzione, che va di pari passo con il progresso delle macchine e con il nostro bisogno di esse. Bisogno che se in una certa e salvifica misura ha avuto per lungo tempo  a che fare con la ricerca di una risposta a urgenti e pesanti tipi di necessità, ora in larga parte è si è trasformato nella spasmodica, e quasi inconsapevole, ricerca di succedanei, delle nostre azioni, dei nostri pensieri, degli altri e, infine, irrevocabilmente, di noi stessi.


1. IL CATALOGO

«Woha, vitellino umano, ti saluto!
Sono Tatanko, l'antico primo dio Bisonte Bianco. 
[...]
Ero qui, seduto all'ombra di questa sequoia, che morivo di noia nei millenni, quando ho trovato questo catalogo di attrezzi. Esatto, proprio quello che ora hai in mano. Ultimo avanzo del grande impero umano, e chissà come ha fatto a sfuggire alla mia pulizia. E insomma vedo nella prateria frullare al vento un foglio colorato. "Quella è carta!" mi dico stupefatto. Lo raccolgo ed eccolo qui: pulito, stirato, rimessi insieme i pezzi. Un catalogo di quei vostri antichi attrezzi che chiamavate ROBOT.
Me lo sono letto per mille anni. Woha! Strabiliante! [...]»

È con questa chiamata, sotto questo auspicio, che il bambino viene chiamato a iniziare la lettura del catalogo dei Robot. Si gira pagina e si trova questo:


 ULTRO
Ragibrast®

Abilità

Il Regibrast® "Ultro" è un robot villano, rissoso, screanzato, collerico e urlone. Come dice il suo nome, la sua abilità principale è agitare la braccia urlando. 

Il suo uso principale è negli stadi, dove svolge tutti i compiti di un tifoso ultrà, risparmiando ai tifosi umani fatica, sgolamento e rischio di buscarle.

Può agitare le braccia ed eseguire gesti con le dita in 26 stili diversi, programmabili prima della partita e commutabili in tempo reale in risposta alla tifoseria avversaria. Può essere sincronizzato in wi-fi con altri Regibrast® presenti nello stadio, componendo corografie di agitamenti di braccia corali, nella modalità Ola®, Gorilli.Furiosi®, Foresta.Nel.Vento®, e altre acquisibili online.

Oltre ad agitare le braccia, è in grado di urlare insulti a voce altissima contro l'arbitro, i giocatori in campo, i tifosi avversari.

Intensità dell'agitamento di braccia e volume d'urlo sono modulabili con un cursore da 1 a 100. La dotazionebase di insulti è in italiano standard TV, con potenza e volgarità modulabili da 1 a 100.

Oltre agli urli, Regibrast® può intonare inni e canti, selezionabili a mano da un repertorio di 1000 brani, o auto-selezionati sui canti di altri Regibrast® presenti sugli spalti, coi  quali il tuo Ultro canterà in coro.

Il modello base è fornito con sciarpa, cuffia, bandiere, etc. in Memostoffa® Chromosport®, che cambia con un clic i colori delle squadre del campionato italiano di serie A.

Modello
Tipo: Avatar Robota
Nome di fabbrica: Regibrast®
Acronimo per: Robot che AGIta le BRAccia negli STadi
Niconomi più comuni: ULTRO, RABBIO, TARRO

Potenza
Processore: Mentina® 2.3 (230 Idee al Secondo)
Classe: Bruco (coefficiente IA: 0,9% dell'umano)
Durata batteria: 24 ore (di orlo continuo)
Durata di vita: 4 anni (dopo impazzisce)

Accessori e optional
Estensione Chromosport Mundial.Plus®, in grado di configurare sciarpa, cuffia, bandiere, etc. coi colori di tutte le squadre di serie B, C, D, E, e Dilettanti di tutti i paesi d'Italia e del mondo.
Estensione insulti Tamarro.Plus®, con dizionari in 116 lingue del mondo e 58 dialetti d'Italia.

Precauzioni
I casi di malfunzionamento del RAGiBRAST® 
sono riconducibili a uso improprio da parte degli umani.
Esempi. È stato riportato il caso di un bambino di nove anni che, dopo l'ennesimo brutto voto e nota per i genitori, si è recato a scuola col suo Ultro mascherato da scolaro. Entrato in classe l'ha attivato contro la maestra, con intensità agitamento braccia 50, volume urlo a 70 e volgarità degli insulti a 80. Non è stata una buona idea.


Bruno Tognolini/Marco Somà, Robot,
ideazione e redazione Mara Pace,
Art direction e progetto grafico 
Mariagrazia Rocchetti,
Rizzoli, 2014

Ora, non so cosa sia successo a voi, ma  io ho iniziato a leggere queste prime righe e ho smesso di ridere solo dopo aver finito l'ultima presentazione dei  modelli di robot.

Chi legge ad alta voce ai bambini, per piacere e per lavoro, ha già capito le infinite possibilità che offre questo libro. Un catalogo scritto con un linguaggio perfetto per il genere di pubblicazione di riferimento, con tanto di termini appropriati, indicazioni tecniche e d'uso, marchi registrati, etc., curato in ogni termine e ogni espressione, mai banale o ripetuta, capace di sorprendere ad ogni presentazione di robot con rinnovato divertimento.


2. L'INIZIO

«Woha, vitellino, hai visto? Ultro, Doggo, Blablo, Sekkio...
Pensare che sembrava solo un gioco, soltanto due milioni di anni fa. Io vi guardavo, umani scimpanzoni, lì ad armeggiare con vostri bastoni, che tenerezza! Uno di voi non arrivava a chiappare la mela.un altro prende un ramo, lo spezza, lo spoglia, gli toglie la foglia, lo rizza e stacca il frutto.
MUUUH! Grandi corna dice Tatanko: è fatto! Da lì in poi è questione di tempo. [...]»

Ad ogni intermezzo, riprende il racconto dell'evoluzione di Tatanko, una sorta di sottotesto che procede con l'avanzamento del catalogo verso modelli dalle abilità sempre più articolate, che rispondo all'affinamento di richieste dei proprietari  in sintonia con il cambiare dei tempi.


Continua così la presentazione di nuovi robot che, grazie alle illustrazioni a tutta pagina di Marco Somà, riescono a competere, per bellezza, intensità, ricchezza di cromie e di particolari con l'immaginazione più sfrenata dei bambini; qui sfilano robot che difficilmente potranno essere dimenticati.
Mariagrazia Rocchetti, perfetta come sempre, è riuscita invece nell'intento di riportare  il catalogo ai vecchi fasti della pubblicità, quando era una pubblicazione raffinata, attesa, collezionata da un pubblico che si lasciava andare agli acquisti sentendosi rassicurato dalla fiducia che scaturiva dalla bellezza dello stile delle proposte.


GRIFFO
Rocomet®

Bruno Tognolini/Marco Somà, Robot,
ideazione e redazione Mara Pace,
Art direction e progetto grafico 
Mariagrazia Rocchetti,
Rizzoli, 2014


3. LA CRESCITA

«E ancora! Zappo, Fiokko, Gamo, Griffo...
Per farti giochi, farti fiocchi, farti bello...
Woha! Un servo di ferro per farti ogni cosa.
Storia pericolosa, dice Tatanko. [...]»


BULDO
Roboguard®

Bruno Tognolini/Marco Somà, Robot,
ideazione e redazione Mara Pace,
Art direction e progetto grafico 
Mariagrazia Rocchetti,
Rizzoli, 2014



4. LA VETTA


«[...] Come faccio a spiegarti? A disegnini? A cornate? A lampi di fuoco?
Spiegarti che si cambia poco a poco, si cresce piano piano.
Per diventare l'umano che sei adesso, dallo scimmio che eri, lo sai quanto ci hai messo?
Bei milioni di anni, tutti interi! E ora in pochi giorni tu stai cambiando il mondo, con tutte le tue macchine che fanno, che fanno... ma cosa mai faranno? [...]

PILLO
Ropelum®

Bruno Tognolini/Marco Somà, Robot,
ideazione e redazione Mara Pace,
Art direction e progetto grafico 
Mariagrazia Rocchetti,
Rizzoli, 2014


Dopo un'altezza c'è sempre una discesa. 
Dopo una vetta, qui una caduta, un diluvio.
E dopo la caduta una fine?
O un nuova partenza, Tatanko non smette di sperare che l'essere umano diventi saggio.


Bruno Tognolini/Marco Somà, Robot,
ideazione e redazione Mara Pace,
Art direction e progetto grafico 
Mariagrazia Rocchetti,
Rizzoli, 2014


Se nella caduta di Robot di Bruno Tognolini e Marco Tognolini, il biblico diluvio serve a dare l'inizio a una possibilità per l'uomo di comprendere il senso dell'esistenza, l'esistenza dei robot, si sa, è messe a dura prova da ogni cosa bagnata e ce lo dimostra Philippe Ug nel suo Ai robot non piace l’acqua, uno spettacolare pop up destinato a incantare adulti e bambini.


“Tic, tic, plin, plin...
Piove sul mio robot
e al mio robot non piace l’acqua.
Troppo tardi! Si è preso la ruggine.”

Philippe Ug,
Ai Robot non piace l'acqua,
Corraini Edizioni, 2014


Ai robot, si sa, non piace l’acqua: gli arrugginisce i bulloni e gli scombussola le lampadine. Perciò dopo un diluvio, o un semplice acquazzone, bisogna correre subito ai ripari. 

Un cambio di molle e un veloce giro nel ciclotrone del Dottor Ferraglia ed ecco che ilrobot torna di nuovo in piena forma! 



Philippe Ug,
Ai Robot non piace l'acqua,
Corraini Edizioni, 2014

Philippe Ug,
Ai Robot non piace l'acqua,
Corraini Edizioni, 2014

Philippe Ug,
Ai Robot non piace l'acqua,
Corraini Edizioni, 2014


Ai robot non piace l'acqua, è il primo libro con Corraini Edizioni dell’artista della carta Philippe Ug. Uno strabiliante pop up book, in cui da ogni pagina saltano fuori sofisticati robot di ogni forma e colore. Sono tutti diversi, e danno la possibilità ai bambini di toccarli con mano e di guardarli e osservarli nei loro minimi particolari in 3D.

Per un bambino, portarsi con sé questo pop up, tra l'altro per il piccolo formato (poco più di un quaderno) e la leggerezza è adatto anche alle mani dei bambini più piccoli, è come avere a disposizione in ogni momento una sorta di valigetta magica. La possibilità di stupirsi, di inventare giochi, di trovare delle storie, di disegnare copiando le forme che si svelano a ogni aprir di pagina, che offre questo libro sono davvero tante e inaspettate. E possono tranquillamente dialogare, influenzandosi le une con le altre e con grande divertimento, con le storie dei Robot del catalogo che ha in questo momento si trova tra le mani il temuto dio Tatanko.

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