venerdì 12 dicembre 2014

L'AVVENTO DEI LIBRI. GIORNO 12


Tratto da Macchine e invenzioni bizzarre 
di William Heath Robinson, 
Elliot 2014 © 2014 Lit Edizioni Srl
Per gentile concessione dell'Editore
(pp. 96 euro 22,00)
William Heath Robinson, (Londra, 1872 – 1944), nacque da una famiglia di artisti, una stirpe di disegnatori e stampatori. Suo padre e i suoi fratelli, Thomas Heath Robinson e Charles Robinson, erano tutti illustratori. I suoi primi lavori, pubblicati a cavallo fra il XIX e il XX secolo, furono illustrazioni di libri di fiabe e di narrativa di autori come Hans Christian Andersen, William Shakespeare, Charles Kingsley e Walter de la Mare. In seguito scrisse due libri per bambini, The Adventures of Uncle Lubin (1902) e Bill the Minder (1912), occupandosi anche delle illustrazioni; fu proprio in queste opere che iniziò a disegnare macchinari stravaganti. Durante la Prima guerra mondiale sviluppò questo tema attraverso numerose vignette in cui venivano rappresentate improbabili armi segrete degli eserciti coinvolti nella guerra; queste vignette furono pubblicate in tre raccolte, Some "Frightful" War Pictures (1915), Hunlikely! (1916) e Flypapers (1919). Dopo la guerra lavorò come illustratore umoristico anche per numerose riviste e campagne pubblicitarie. Nel 1934 raccolse quello che riteneva il meglio della sua produzione nel volume Absurdities. Una delle più celebri serie di illustrazioni di Robinson furono realizzate per i libri della serie del Professor Branestawn di Norman Hunter, un illustratore e fumettista britannico, noto soprattutto per le vignette in cui rappresentava macchinari eccentrici e improbabili. 
Macchine e invenzioni bizzarre raccoglie per la prima volta in Italia una selezione delle sue migliori tavole.

Osip Mandel'štam, 2 tram,
illustrato da Boris Ender,
testo italiano Alessandro Niero,
Comma22, 2014
(pp.16 euro 8,00)
Osip Ėmil'evič Mandel'štam (Varsavia, 1891 – Vladivostok, 27 dicembre 1938) è stato un letterato russo. Prosatore e saggista, esponente di spicco dell'acmeismo e vittima delle Grandi purghe staliniane, è considerato uno dei grandi poeti del XX secolo. Nel 1900 Mandel'štam si iscrisse alla prestigiosa scuola Teniševskij, sul cui annuario, nel 1907, apparve la sua prima poesia. Compì diversi viaggi in Italia. Nel1908 decise di entrare alla Sorbona di Parigi per studiare letteratura e filosofia, ma già l'anno seguente si trasferì all'Università di Heidelberg per poi passare, nel 1911, a quella di San Pietroburgo. Nel 1911 in Finlandia si convertì al Cristianesimo metodista per convinzione spirituale e per opportunità pratica poiché in questo modo avrebbe potuto iscriversi all'università il cui accesso era impedito agli ebrei. Nel 1911 aderì alla "Gilda dei poeti", fondata da Nikolaj Gumilëv e da Sergej Gorodeckij. Intorno a questo gruppo si sviluppò il movimento letterario dell'Acmeismo nato come reazione al simbolismo: Mandel'štam fu, nel 1913, tra gli autori del manifesto della corrente, pubblicato solo nel 1919. Nello stesso anno pubblicò la sua prima raccolta di poesie, La pietra. Per le sue tendenze anticonformiste e di critica al sistema staliniano nel 1938 fu arrestato; condannato ai lavori forzati, fu trasferito nell'estremità orientale della Siberia. Morì a fine dicembre nel gulag di Vtoraja rečka, un campo di transito presso Vladivostok, ufficialmente a causa di una non meglio specificata malattia. Il suo ricordo fu per lungo tempo conservato clandestinamente dalla moglie, che aveva imparato a memoria numerosi testi poetici del marito.


Boris Ender (San Pietroburgo, 1896 - Mosca, 1960), pittore, grafico, designer. Fratello di Xenia e Maria Endeè stato, con loro, uno degli esponenti del movimento di avanguardia futurista russo. Ha studiato nello studio di Ivan Bilibin a San Pietroburgo (1905-1907) dove incontra Matiushin Mikhail e Elena Guro. Ha studiato presso la Facoltà di Storia dell'Università di San Pietroburgo (1913-1915) e ha combattuto nell'esercito russo nella prima guerra mondiale (1915-1917). Ha studiato sotto la direzione di Kuzma Petrov-Vodkin, Kazimir Malevich e Mikhail Matiushin al Free State Art Studios / Vkhutemas a Pietrogrado (1918-1923). Membro di Zorved (1923). Ha lavorato sotto Mikhail Matiushin presso il dipartimento di coltivazione biologica dell'Istituto di cultura artistica (1923-1926) e il laboratorio di fisica e fisiologica dell'Istituto di Storia delle Arti (1927). Spostato a Mosca (1927) e ha lavorato principalmente come designer (1930-'40), la pianificazione i layout dei padiglioni sovietici alla Fiera Mondiale di Parigi (1937) e il Salone dell'Industria di Budapest (1949). Evacuato al bacino Kuznetsk durante la seconda guerra mondiale (1941-1944). 

Il mio primo Don Chisciotte,
illustrazioni di Félix Lorioux,
traduzione di Bianca Lazzaro,
Donzelli Editore, 2014
(pp. 76 euro 22,00)
Félix Auguste Henri Marie Lorioux (1872 Angers - 1964 Paris), fu uno degli illustratori per l’infanzia e fumettisti più popolari in Francia a cavallo tra Otto e Novecento. Iniziò la carriera come disegnatore per la Citroën. Nel 1907 incontrò i fratelli Draeger che lo introdussero tecniche pubblicitarie. In parallelo disegnò sulla stampa. Nel 1919 iniziò a illustrare per l'infanzia realizzando una tavole per una raccolte di Contes de Perrault. Nel 1920 illustrò il suo primo albo, Le Roman de renard scritto da Odette Larrieu e pubblicato da Hachette, a cui hanno fatto seguito un centinaio di libri per bambini, tra cui le celebri edizioni illustrate del Don Chisciotte, la più nota, e quelle delle Favole di La Fontaine, delle Fiabe di Perrault e di Robinson Crusoe. Non a caso il suo talento fu notato da Walt Disney, che nei primi anni trenta lo scritturò per disegnare in Francia alcune storie di Topolino. La leggenda narra persino che fu un suo disegno di un’oca vestita da marinaio a ispirare la nascita del personaggio di Paperino.






I libri di cui vi parlo oggi, possono a buon titolo essere considerati tre titoli vintage ma preferisco definire come classici dell'illustrazione, sono nati per mano di grandi artisti, coetanei ed entrati, ciascuno a proprio modo, nell'immaginario del mondo dell'arte tra la fine dell'Ottocento e i primi anni Trenta del Novecento. William Heath Robinson in Inghilterra, Boris Ender in Unione Sovietica e Félix Lorioux in Francia hanno dedicato il loro segno ai bambini e agli adulti con uguale intenzione e perfezione, creando seguaci che si ispirano al loro stile ancora oggi.

Nella cultura anglosassone, l'opera di William Heath Robinson è talmente celebre che l'espressione "Heath Robinson", spiega Ilaria Tontardini nella bella introduzione a Macchine e invenzioni bizzarre, viene usata idiomaticamente, secondo l'Oxford Dictionary, per riferirsi a qualcosa di "ingegnosamente o ridicolmente complicato nella sua progettazione o costruzione". 

«Il tentativo di raccontare le trasformazioni indotte dal progresso tecnologico attraverso la rappresentazione della "macchina" - feticcio che, per eccellenza, ha incarnato l'era moderna - ha avuto fra le metà dell'Ottocento e la Seconda guerra mondiale svariati cantori (e detrattori). Artisti che hanno saputo leggere nelle spire degli ingranaggi, nell'arditezza dei meccanismi e nella vertigine delle strutture i segnali di una radicale metamorfosi che avrebbe marcato (con il senso di poi) un punto netto di non ritorno nell'evoluzione del genere umano. La macchina è manifestazione di potenza, organismo pulsante, capacità visionario attraverso cui manifestare a fiducia o il timore verso un futuro. [...]
Le macchine hanno reso famoso il disegnatore inglese William Heath Robinson, al suo tempo talmente noto per i suoi aggeggi meccanici da guadagnarsi sul campo l'epiteto di "The Gadget King".» Ilaria Tontardini, "Tra fili e pulegge: l'umanità di William Heath Robinson", in op. cit., Donzelli, 2014, p. 5.


Nel 1902 William Heath Robinson scrive e illustra il suo primo libro per bambini The Adventures of Uncle Lubin, dove per la prima volta fanno capolino i rocamboleschi dispositivi che segneranno la sua carriera "gadgettistica".

Grazie e dopo a The Adventures of Uncle Lubin, Heath Robinson inizia a essere pubblicato su settimanali dell'epoca come "The Sketch", "The Bystander", "The Tatler", con quelle illustrazioni a tutta pagina che prenderanno il proverbiale nome di Contraptions.

«[...] Il termine "contraption" definisce gli arzigogolati marchingegni inventati dall'autore. Sono oggetti/invenzioni che hanno un uso esatto e specialistico: una macchina da tavolo atta a infilare un intero cucchiaio di piselli in bocca a un corpulento signore, un perforatore di formaggi che trasforma il cheddar in groviera, un tosa-capelli per scolari in fila indiana, un bilanciatore magnetico di bretelle per averle sempre in linea. Ognuno di questi dispositivi è progettato con una serie di rudimentali componenti - corde, pesi, ruote,  ganci, tiranti, palle teiere, orologi, ecc. - che sfruttano il principio dell'effetto dominio per ottenere il risultato per cui sono stati assemblati. I complessi meccanismi (a volte ottenuti solamente mettendo assieme gli oggetti più svariati) e i loro funzionamenti bislacchi, retorici, complicati servono all'uomo robinsoniano per rispondere ai quesiti più elementari, assolvere i compiti più banali del quotidiano: compiere delle azioni senza alzarsi dal letto o dalla tavola, farsi una fotografia, sistemarsi l'acconciatura. Più semplice l'obiettivo, più è arzigogolato il macchinario. [...]» Ilaria Tontardini, "Tra fili e pulegge: l'umanità di William Heath Robinson", in op. cit., Donzelli, 2014, p. 6.

Tratto da Macchine e invenzioni bizzarre 
di William Heath Robinson, 
Elliot 2014 © 2014 Lit Edizioni Srl
Per gentile concessione dell'Editore

Tratto da Macchine e invenzioni bizzarre 
di William Heath Robinson, 
Elliot 2014 © 2014 Lit Edizioni Srl
Per gentile concessione dell'Editore

Tratto da Macchine e invenzioni bizzarre 
di William Heath Robinson, 
Elliot 2014 © 2014 Lit Edizioni Srl
Per gentile concessione dell'Editore


In realtà, quello che fa Heath Robinson, con la pomposa complessità di queste macchine, è di mettere in scena il lato "ridicolo" della modernità.

«[...] È inevitabile spostarsi dai sistemi di Heath Robinson all'umanità che li produce, li utilizza e ne trae soddisfazione, spesso con la baldanzosa contentezza di chi può permettersi un oggetto brand new. Sfogliando il catalogo di queste illustrazioni, proprio l'umanità appare come la vera protagonista; a lei le mirabolanti Contraptions fanno da quinta scenica, come una cornice capace di dare valore a ciò che racchiude, ovvero un distillato di britannicità. Pur non negando la capacità di ridere dei vizi e delle virtù dell'uomo comune in relazione all'idea di "modenro", quella di Heath Robinson è una satira gentile cucita in relazione sulle forme della british middle class. [...] Ilaria Tontardini, "Tra fili e pulegge: l'umanità di William Heath Robinson", in op. cit., Donzelli, 2014, p. 6.


Tratto da Macchine e invenzioni bizzarre 
di William Heath Robinson, 
Elliot 2014 © 2014 Lit Edizioni Srl
Per gentile concessione dell'Editore

Tratto da Macchine e invenzioni bizzarre 
di William Heath Robinson, 
Elliot 2014 © 2014 Lit Edizioni Srl
Per gentile concessione dell'Editore


I temi ricorrenti dei disegni mettono in risalto l'ossessione per i comfort della casa moderna e la necessità di escogitare stratagemmi salva-spazio, lo sport, i rituali e il tempo libero, la mania per i test, il folle amore per il giardinaggio, e ancora l'ordine scolastico, le relazioni, la cura del corpo. 


Tratto da Macchine e invenzioni bizzarre 
di William Heath Robinson, 
Elliot 2014 © 2014 Lit Edizioni Srl
Per gentile concessione dell'Editore

Tratto da Macchine e invenzioni bizzarre 
di William Heath Robinson, 
Elliot 2014 © 2014 Lit Edizioni Srl
Per gentile concessione dell'Editore


William Heath Robinson disegnerà Contraptions ininterrottamente dal 1904 al 1944, anno della sua scomparsa, lasciando dietro di sé una ponderosa mole di disegni, che diventeranno il corpus dell'Heath Robinson Museum di Pinner, sobborgo residenziale nel nord di Londra. 


«Il museo avrò sede nella West House, dal cui studio per anni l'artista ha guardato il mondo e sorriso, preconizzando alcune macchine che si sarebbero trasformate in realtà e osservando come sotto una lente d'ingrandimento la sua Inghilterra. L'unico dispositivo meccanico presente in tutta la casa era un tubo con un filo che collegava lo studio alla sala da pranzo. Solo per sapere quando il pasto puntualmente sarebbe stato messo in tavola». Ilaria Tontardini, "Tra fili e pulegge: l'umanità di William Heath Robinson", in op. cit., Donzelli, 2014, p. 8.


Tratto da Macchine e invenzioni bizzarre 
di William Heath Robinson, 
Elliot 2014 © 2014 Lit Edizioni Srl
Per gentile concessione dell'Editore


«Leggere solo libri per bambini,
accarezzare solo pensieri per bambini»
Osip Mandel'štam


Con 2 tram, viene portata all'attenzione del pubblico un'opera di Osip Mandel'štam,  maestro tra i più alti della lirica russa del Novecento, che nel 1925, in un periodo di stasi nella sua produzione poetica, pubblicò alcune raccolte di versi per bambini. 

"Due tram chiamati Drin e Tram" è il suo poema per l'infanzia più noto e narra in versi la giornata di due tram che si svegliano insieme al mattino, nel deposito, e sono felici di veder incrociare le proprie strade durante il giorno, temono di smarrirsi e finiscono con il ritrovarsi, con sollievo, la sera. 

Le illustrazioni di Boris Ender, pittore dell'avanguardia futurista, usate per la presente edizione, riprendono quelle apparse nel volume 2 tramvaja, pubblicato nel 1925 a Leningrado per i tipi Gosudarstvennoe izdatel'stvo [n.d.r. che potete vedere interamente QUI].


Osip Mandel'štam, 2 tram,
illustrato da Boris Ender,
testo italiano Alessandro Niero,
Comma22, 2014

Osip Mandel'štam, 2 tram,
illustrato da Boris Ender,
testo italiano Alessandro Niero,
Comma22, 2014



2 tram è un'opera essenziale per iniziare a conoscere l'avanguardia russa.
Se poi si pensa che era pensata e destinata ai bambini, non si sbaglia se, in un certo senso, la si definisce intimamente rivoluzionaria.


Tra il 1910 e la fine degli anni ‘20 in Russia si assiste a uno straordinario fermento culturale e artistico, grazie anche ai numerosi contatti con l’avanguardia occidentale. In quegli anni il Paese è percorso da una profonda spinta modernista che porta gli intellettuali a considerare il libro non più come strumento elitario di conoscenza ma come parte integrante della vita quotidiana, anche dei bambini.


Andrej Zdaneiv, commissario per la Politica culturale ai tempi di Stalin, nel 1934 aveva dato il via ufficiale al realismo socialista, quale dogma unico e predominante della creazione artistica, incitando: "Siate i promotori più attivi della trasformazione della coscienza degli uomini nello spirito del socialismo".

Gli artisti russi d'avanguardia furono così considerati dei "formalisti" e "il formalismo – scrive Maria Tsantsanoglou direttrice del Museo statale Statale d'arte d'Arte contemporanea Contemporanea di Salonicco - in un momento in cui pittori e scultori erano tenuti a propagandare e rappresentare gli ideali della nuova società sovietica, era un'accusa pari al tradimento nazionale".

Solo intorno agli anni Ottanta, quando ormai Cosatakis, il più grande collezionista di opere di questo movimento artistico, era tornato in Grecia, la raccolta - e con essa la pittura russa d'avanguardia di cui egli evitò la dispersione - divenne famosa nel mondo grazie, in particolare, alla mostra del 1981 presso la Guggheneim di New York, dove per la prima volta venne restaurata e catalogata.

"Se un giorno questo fenomeno diverrà noto – disse Costakis in un'intervista del 1983 – per il mondo sarà una sorpresa" .


Osip Mandel'štam, 2 tram,
illustrato da Boris Ender,
testo italiano Alessandro Niero,
Comma22, 2014

La sua raccolta ha permesso di avvicinare moltissimi aspetti dell'avanguardia russa, ancora da comprendere e da studiare: il dialogo estetico, le differenze tra gli artisti, il loro rapporto con l'arte occidentale, le ispirazioni tratte dalla scienza e dalla filosofia o le politiche delle istituzioni e degli atelier.

Le opere dei fratelli Ender, in questo senso, in particolare la produzione artistica di Boris, sono ritenute fondamentali per comprendere l'applicazione delle teorie sulla quarta dimensione e sul rapporto organico tra arte, natura e biologia.


Osip Mandel'štam, 2 tram,
illustrato da Boris Ender,
testo italiano Alessandro Niero,
Comma22, 2014


Il mio primo Don Chisciotte, si ispira al volume Don Quixote, pubblicato in inglese, per i tipi di Librairie Hachette London, nel 1930. Di esso vengono qui riprodotte tutte le tavole originali, firmate da Félix Lorioux, uno degli illustratori per l'infanzia più popolari in Francia tra Otto e Novecento. Data la preziosità dell'edizione originaria - un autentico classico, tuttora smagliante - l'editore Donzelli ha scelto di lasciarne intatto il formato, rimanendo quanto più possibile fedeli allo stile grafico e ai criteri di impaginazione.

«In un paesino della Mancia, nel cuore della Spagna, viveva un tempo un nobile signore che si chiamava Don Chisciotte. Questo gentiluomo aveva raggiunto la cinquantina ed era un tipo smilzo e allampanato, con un viso scavato, diviso a metà da un lungo naso aquilino, e un vocione sonoro. Egli passava la maggior parte del tempo andando a caccia col suo levriero, finché un bel giorno gli capitò per le mani un libro che raccontava storie di antichi cavalieri. Quel libro accese la sua immaginazione al punto tale che, senza pensarci due volte, abbandonò la caccia e l'amministrazione dei suoi beni, e si dedicò tutto alla lettura delle vicende dei Cavalieri erranti. Ben presto, la passione per quelle avventure e quelle gesta eroiche lo spinse addirittura a vendere gran parte delle sue terre per comprare tutti i romanzi cavallereschi che riusciva a procurarsi. E immerso in quelle pagine, trascorse non solo le giornate, ma pure le notti, finché le letture cominciarono ad avere su di lui un effetto dannoso tanto da fargli perdere la testa. [...]» Il mio primo Don Chisciotte, Donzelli Editore, 2014, p. 6.



Il mio primo Don Chisciotte,
illustrazioni di Félix Lorioux,
traduzione di Bianca Lazzaro,
Donzelli Editore, 2014

Il mio primo Don Chisciotte,
illustrazioni di Félix Lorioux,
traduzione di Bianca Lazzaro,
Donzelli Editore, 2014


Quanto al testo, non firmato nell'edizione originale e concepito secondo la migliore tradizione di testi condensati pensati per i piccoli lettori di grandi capolavori delle letteratura, è stato qui rivisitato e tradotto da Bianca Lazzaro, che è riuscita nell'intento di restituire al lettore lo spirito e le freschezza dei testi di Cervantes, dando così un'opportunità ai bambini, in attesa di diventare grandi lettori, di entrare da soli tra le pagine di uno dei più grandi classici di tutti i tempi.



Il mio primo Don Chisciotte,
illustrazioni di Félix Lorioux,
traduzione di Bianca Lazzaro,
Donzelli Editore, 2014


Il mio primo Don Chisciotte,
illustrazioni di Félix Lorioux,
traduzione di Bianca Lazzaro,
Donzelli Editore, 2014


Lo stile decisamente fantastico di Lorioux è perfetto per illustrare il primo racconto di Don Chisciotte destinato ai bambini perché, come potete vedere in questa selezione di tavole, l'immaginario delle sue illustrazioni è dipinto guardando al mondo con gli occhi lucidi dell'infanzia. Nella sua opera si vedono chiaramente le influenze dell'Art Nouveau e la della tradizione del disegno giapponese, soprattuto nella rappresentazione onirica della natura, pagine in cui eccelle.


Il mio primo Don Chisciotte,
illustrazioni di Félix Lorioux,
traduzione di Bianca Lazzaro,
Donzelli Editore, 2014

Tre bellissimi classici dell'illustrazione, che grazie gli editori che li hanno saputi rintracciare in cataloghi stranieri e recuperare  per noi, possono oggi arricchire, con il loro valore, gli scaffali delle nostre librerie.

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