È uscito ieri, a Londra, uno dei libri più attesi dell'anno Charles Dickens a Life, scritto da Claire Tomalin l'ormai riconosciuta grande dame del genere biografico.
Claire Tomalin, Charles Dickens. A life, Vicking Adult, Penguin Books Ltd, London, 2011 |
Dopo il pluri-premiato The Invisible Woman. The story of Nelly Ternan and Charles Dickens (Viking Adult, Penguin Books Ltd, London, 1990), dedicato alla figura dell'attrice Ellen Ternan amante segreta del grande romanziere, l'autrice nata a Londra nel 1933 anticipa il bicentenario della nascita (7 febbraio 1812) con questa che promette di essere la biografia più esaustiva e sorprendente finora mai scritta di Charles John Huffam Dickens, uno degli indiscutibili mostri sacri della letteratura di tutti i tempi.
Claire Tomalin, The Invisible Woman. The story of Nelly Ternan and Charles Dickens, Vicking Adult, Penguin Books Ltd, London, 1990 |
Si dice che Dickens disapprovasse la figura del biografo, ritenendolo usurpatore di vite altrui, quelle abbandonate dai loro proprietari che, andandosene, sono costretti alla resa dall'infelice condizione di non poterle portare con sé. Si dice anche, all'opposto, che in vita designò come suo biografo l'amico intimo e scrittore John Foster che scrisse The Life of Charles Dickens, biografia pubblicata nel 1872/1874 che è stata ritenuta finora la più valida e importante. Quello che fa Claire Tomalin nelle sue biografie è però qualcosa di diverso, di speciale, tanto da farle vincere i più prestigiosi premi relativi al genere.
Per prima cosa: duro lavoro di indagine, come nel caso di questo su Dickens dove Tomalin ha rivisto l'intero corpus di documenti che attestano la vita e il lavoro dello scrittore, dalle lettere racchiuse in 12 volumi di circa 800 pagine l'uno, alle opere, all'attività giornalistica, ai viaggi, alla vita intensa, impegnata, operosa che ha trascorso uno degli uomini di più grande rilievo della storia britannica. Da parte loro, gli inglesi continuano a voler conoscere ogni cosa di lui, anche se alcuni dickensiani di ferro non accettano che insieme alle mille luci di un grande uomo vivessero le ombre di un uomo in quanto tale. La biografia, ampiamente illustrata, è stata anticipata dai giudizi dei critici e giornalisti che non hanno esitato a definire l'opera come superba, illuminante, meticolosa, brillante, precisa, acuta, tra i molti aggettivi usati, e Claire Tomalin "una biografa inimitabile degna di stare accanto a Richard Ellmann (biografo di Joyce), Donald Rayfield (di Cechov) e Jean-Yves Tadie (di Proust)", tre autori che per i loro scritti di vita sono stati definiti geni.
Claire Tomalin presenta Charles Dickens a Life
Per comprendere a fondo l'opera di Charles Dickens bisogna inoltrarsi nel profondo della sua infanzia. Cosa che ha fatto Michale Allen, grande studioso dello scrittore già autore di Charles Dickens' Childhood (Palgrave Macmillian, London, 1988) che nell'ultimo libro appena uscito Charles Dickens and the Blacking Factory, mette in pagina il frutto di anni di ricerca sui fatti che fecero da cornice all'unico racconto dell'infanzia, quello per lui determinante, che Dickens scrisse di proprio pugno. D'ora in poi, dicono gli studiosi, nessun racconto sulla vita di Dickens potrà essere fatto senza tenere conto di queste nuove scoperte.
Charles nacque a Landport vicino a Posrtsmouth, secondo di 11 figli, da John Dickens, impiegato della Marina Britannica, e da Elizabeth Barrow. Nel 1815 la famiglia si trasferì a Londra e in seguito, nel 1817, a Chatman nel Kent dove Charles trascorse i primi anni di un'infanzia agiata e felice. Nel 1823 la famiglia Dickens, a causa di qualche problema economico, fu costretta a trasferirsi a Camden Town, allora uno dei quartieri più poveri di Londra.
16 Bayham Street, Camden Town |
Nel febbraio 1824 John Dickens, per la quantità di debiti accumulati, venne incarcerato nella prigione della Marshalsea. La famiglia lo seguì, come d'uso al tempo, in carcere. Charles, che aveva appena compiuto 12 anni, invece venne mandato a lavorare alla Warren's Blacking Warehouse dove avrebbe guadagnato dai 5 ai 6 scellini la settimana incollando etichette sui barattoli di lucido da scarpe. A fine maggio il padre venne rilasciato ma, nonostante questo e dopo qualche miglioramento economico della famiglia, i genitori non lo ritirarono immediatamente dal lavoro in fabbrica, lasciando così il piccolo Charles al suo destino, a vagare per le strade di Londra provvedendo a se stesso in condizioni di grande povertà e vulnerabilità. Nonostante il successo avuto in vita, Dickens non riuscì mai a staccarsi dal ricordo doloroso di quegli anni e lo serbò per sé fino alla fine dei suoi giorni. Riuscì a confidarlo alla moglie prima del divorzio e a scriverne nel frammento di autobiografia che consegnò a John Foster, il quale lo pubblicò, riveduto e corretto, solo dopo la sua morte. Fu uno shock per l'intero mondo letterario e per i suoi lettori che non conoscevano la dura infanzia di quel loro amato scrittore, quello che per primo aveva messo i bambini al centro del romanzo rendendoli importanti, i protagonisti del racconto.
Dickens' Dream, Robert W. Buss 1870/1875 (opera incompiuta) |
Per loro, si è battuto in prima persona nella vita sociale e con la penna sui giornali lottando con forza contro lo sfruttamento del lavoro minorile, la mancanza di istruzione e le cattive condizioni di salute in cui versava la maggior parte dei bambini che abitavano nel ventre di una Londra, già metropoli moderna, che si apprestava di lì a poco a diventare la capitale dell'Impero Britannico. Da quel ventre sono usciti Artful Dodger (Jack Dawkins) e il resto dei bambini di Fagin di Oliver Twist (1837-39, Le avventure di Oliver Twist), poi Smike e gli altri ragazzi di Dotheboys Hall di Life and Adventures of Nicholas Nickleby (1838-39, Nicholas Nickleby), Nell di The Old Curiosity Shop (1840-42, La bottega dell'antiquariato), Tim Tiny di A Christmas Carol (1843, Canto di Natale), Pip di Great Expectations (1860-61, Grandi speranze), la piccola Dorrit di Little Dorrit (1885-57, La piccola Dorrit), i bambini Gradgrind di Hard Times (1854, Tempi difficili) e, più acutamente e prepotentemente di tutti, David Copperfield (1849-50, David Copperfield) che, anche se i lettori non poterono riconoscerlo quando la storia fu pubblicata, può essere considerato l'autobiografia romanzata della vita del grande scrittore ottocentesco.
Di tutti i miei libri amo soprattutto David Copperfield. Mi crederete certamente se dico che sono l’appassionato genitore di ogni figlio della mia immaginazione, e che nessuno potrà mai amare quella famigliola così come la amo io. Ma, come molti appassionati genitori, custodisco nel profondo del mio cuore un figlio prediletto. E il suo nome è David Copperfield. Charles Dickens
Cover della prima serie di Phiz
(Hablot Knight Browne),
Bradbury & Evans, UK, 1859
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Pubblicato a puntate mensili, come molti dei suoi romanzi, questa volta sul giornale Household Words di proprietà dello scrittore, David Copperfield riscosse da subito un enorme successo.
Nell'edizione del 1939 di Giulio Einaudi Editore che portava la traduzione a firma di Cesare Pavese, fortuna che continua anche nelle edizioni successive fino a quella attuale, nella Prefazione lo scrittore piemontese scrisse:
David Copperfield è senza dubbio il romanzo di Dickens dov'è più estrosa la caratterizzazione e più gustosa la futilità dell'intreccio. Un mondo vastissimo ci viene qui evocato: borghesi, marinai, casalinghe, truffatori, semplici ragazze, avvocati, bottegai, fantesche, spostati, in un viluppo di quotidiane avventure che non escludono l'eroismo né la morte, eppure tutti quanti stanno nella reale proporzione di figurine vedute allo stereoscopio. Questa qualità ci pare insieme il sapore e il limite del romanzo. Lo stupore - la poesia - che in Dickens si sprigiona davanti a ogni nuovo incontro umano, a ogni bizzarria e singolarità della folla, trova nel tono autobiografico una coerenza fantastica, specialmente nelle pagine dell'infanzia, che salda ogni figura, ogni macchietta, nell'ambiente dei fatti. Fin che dura l'infanzia e il ricordo, la storia del piccolo David ha uno sviluppo, ed egli vive in un mondo costruito dalla fantasia. Sono pagine indimenticabili, e ciascuno di noi (non so lode più grande) ritrova nel racconto la propria esperienza segreta. |
È senz'altro questo il libro da cui partirei o ripartirei per leggere l'intero lavoro di Dickens in attesa dei festeggiamenti del bicentenario, sia inglesi http://www.dickens2012.org/ che, ci auguriamo, italiani. Dickens soggiornò in Italia tra il 1844 e il 1855, per lungo tempo si fermò a Genova dove scrisse il racconto The Chimes (1844, Le campane), poi visitò Parma, Bologna, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Milano, Mantova, Siena, città ancora lontane dall'unione del 1861. Le memorie di quel viaggio, che racchiuse nel diario Pictures from Italy (1846, Impressioni italiane), non restituiscono nelle parole scelte un ritratto sempre esaltante del nostro Paese che addirittura, durante le sue storiche camminate, il romanziere osserva a tratti con una spiazzante quasi lucida ferocia.
Bradbury & Evans, London, 1846 |
Se fu rigido nei nostri riguardi allora, chissà cosa scriverebbe ancora oggi Dickens di un Italia dove, mentre i ragazzi delle scuole scendono nelle piazze per difendere il diritto all'istruzione che gli viene costantemente negato, il Capo del Governo - continuando imperterrito a ignorare i diritti dei protagonisti del futuro del nostro Paese - vola lieve e colpevole di questa ennesima mancanza a San Pietroburgo per festeggiare il compleanno di un caro, equivoco, amico.
Chissà...
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