sabato 16 maggio 2015

UN'ANTICA FIABA NELLE NUOVE MANI DI MICHELANGELO ROSSATO


Jacob e Wilhelm Grimm,
Biancaneve,
illustrato da Michelangelo Rossato,
Il Gioco di leggere Edizioni, Milano, 2015
pp. 40 euro 16,90


Michelangelo Rossato è nato in provincia di Venezia nel 1991.
Fin da bambino ha sempre trovato più semplice comunicare attraverso i disegni e le immagini. Dopo la maturità classica ha studiato fotografia allo IED di Venezia. In seguito si è iscritto all'Accademia di Belle Arti di Macerata, dove si è specializzato nell'albo illustrato, frequentando anche la scuola di illustrazione Ars in Fabula. Si è laureato in Illustrazione con una tesi sul legame tra la fiaba e le società matriarcali. Partecipa e collabora per realizzare laboratori e incontri per piccoli e grandi riguardo l'illustrazione, la fiaba e l'arte. I suoi disegni sono fortemente influenzati da personali studi e ricerche antropologiche riguardo simbolismi archetipici.


«Non credo sia indispensabile sapere i retroscena delle illustrazioni: trovo che sia bello e giusto lasciarsi cullare anche dalla poesia misteriosa della narrazione fiabesca. I riferimenti iconografici si possono intuire, scroprire con il tempo, aprendo il libro per caso, non scoprirli affatto.

Ma oggi sono qui e il mio intento non tanto quello di raccontarvi la fiaba di Biancaneve, che potrete leggerla dal libro, ma raccontarvi la ricerca dietro al libro, il backstage, i riferimenti iconografici e antropologici che stanno dietro le illustrazioni, la mia lettura della fiaba dei Grimm, la mia interpretazione. E spero possa dimostrarvi che non solo le fiabe sono qualcosa di prezioso e per nulla banale, ma che la loro importanza anche storica non è da sottovalutare.» Michelangelo Rossato


Jacob e Wilhelm Grimm,
Biancaneve,
illustrato da Michelangelo Rossato,
Il Gioco di leggere Edizioni, Milano, 2015



Devo a Mario Onnis, l'occasione di aver incontrato Michelangelo e di aver conosciuto, così, il suo lavoro per questa insolita e ricercata Biancaneve.

Questa interpretazione visiva di una fiabe più conosciute e amate, nella versione dei fratelli Grimm, è la prima opera pubblicata di Michelangelo, eppure ciò che si coglie subito nelle sue tavole, nate da un immaginario ricco e composito alimentato, in questo caso, da un lungo studio dei temi più profondi e complessi del fiabesco, è l'idea di una lunga sfida che lo vede vincitore.

Per comprendere quanto possa affascinare un giovane illustratore il labirinto del fiabesco, dedalo in cui si rischia di rimanere intrappolati quando non si ha ancora molta esperienza, lascio che sia proprio Michelangelo a parlare:

«Il mio interesse per i classici della letteratura per l'infanzia nasce dalla profonda convinzione che studiare la fiaba, così come il mito, non significa cullarsi nella nostalgia del passato, ma ha lo scopo di ricercare e far riemergere oggi quelle radici profonde, archetipiche, universali e umanamente condivise che possono aiutarci a comprendere da dove veniamo, chi siamo, e dunque dove ci porterà il futuro e in che modo vogliamo viverlo. 
La scelta nello specifico di studiare e illustrare la fiaba di Biancaneve nasce probabilmente da una personale, e in parte inspiegabile, ragione. Da bambino, prima di imparare a camminare, mi trascinavo verso la libreria di casa e mi nutrivo di libri. Impresse in maniera indelebile nella memoria, tra i miei primi ricordi ci sono alcune meravigliose e magiche illustrazioni della Biancaneve pop up di Vojtěch Kubašta. 

Jacob e Wilhelm Grimm,
Biancaneve,
illustrato da Michelangelo Rossato,
Il Gioco di leggere Edizioni, Milano, 2015

Aggiungiamo che, sempre da bambino, rimasi molto colpito da una leggenda della zona dolomitica dove trascorrevo le mie vacanze: era la leggenda della Delibana del monte Pore, la fanciulla che, per ordine di una regina, veniva data “in pasto” al monte Pore per alimentare la vena metallifera esaurita, dove era costretta a vivere per sette lunghi anni in compagnia dei Morkies, i nani del ferro. Quando mia madre mi raccontò questa leggenda, e mi lesse un articolo di giornale che ipotizzava una possibile ispirazione “dolomitica” per la fiaba dei Grimm, subito le mie passeggiate in montagna diventarono sogni ad occhi aperti. Il bosco dietro casa era quello della vera Biancaneve? E le rovine del castello di Andraz erano un tempo il castello della Regina? Chi erano i sette nani? Iniziò così una silenziosa, avventurosa e lenta raccolta, prima ingenua e col tempo più seria, di articoli, libri, saggi in cui ritrovavo rimandi, citazioni ed evocazioni che avevano a che fare con Biancaneve.
Molto semplicemente, potrei dire che la mia ricerca nasce dal fatto che Biancaneve è stata da sempre la mia fiaba preferita, una fiaba che mi ha sempre incuriosito e che ho illustrato e studiato fin da quando ero bambino, anche quando non sapevo cos'erano l'antropologia e l'illustrazione.» Michelangelo Rossato


Con queste parole Michelangelo dice molto di sé, di ciò che in un percorso al contrario, una volta divenuto illustratore, lo ha condotto là dove tutto è iniziato.

Dice, al contempo, di quale forza immaginifica sia portatore il fiabesco, di quanto la sua potenza deflagratrice - di sensazioni, immagini, percezioni, similitudini, trasposizioni semantiche, traslazioni di senso - sia insostituibile motore per la creazione di un immaginario capace di andare oltre il già conosciuto e il già dato, di condurre là dove difficilmente senza la sua spinta si oserebbe inoltrarsi. Bambino o adulto che sia, com'è nella verità della fiaba, nella condivisione del racconto che di essa fa un genere mai finito.



Jacob e Wilhelm Grimm,
Biancaneve,
illustrato da Michelangelo Rossato,
Il Gioco di leggere Edizioni, Milano, 2015


La particolarità della Biancaneve di questo giovane illustratore, che raccoglie in se classicità e innovazione, se così si può dire nel ricostituirla partendo dalle su origini archetipiche, dove il ruolo del matriarcato figura al contempo come esito e origine, limite e superamento della condizione, seppur storica ma mai superata, del femminile.

«Di cosa parla la fiaba di Biancaneve? Di quale particolare realtà del passato?

Quello che da millenni sembra tramandare la fiaba di Biancaneve è un particolare tipo di rito, sul quale si è ancora studiato poco, per mancanza di dati etnografici ma anche, probabilmente, per mancanza di interesse. Parlo del rito iniziatico delle bambine che veniva praticato dalle civiltà matriarcali che vivevano nell'antica Europa. La fiaba conserva infatti molti simbolismi e parallelismi con le strutture sociali e mitologie matriarcali.

Non essendo mai state studiate fino ad oggi con serietà le società matriarcali del passato e del presente, gli studiosi hanno liquidato le fiabe iniziatiche femminili come Biancaneve dicendo che, essendo i matriarcati un'invenzione, il tema dell'iniziazione femminile fiabesca non può avere radici storiche.
Nel corso degli anni il termine “matriarcato” è sempre stato utilizzato in maniera errata e per questo temuto: i matriarcati del passato e viventi non sono la semplice inversione del patriarcato, questo è un errore nato dall'abitudine di ragionare in termini di dominio. Sono state e sono società in cui la centralità del femminile, a livello sociale, familiare, economico, spirituale, garantisce il benessere della comunità. Per questo tra l'altro, oggi si preferisce tradurre la parola matriarcato con “Inizio delle madri”, utilizzando il significato più antico del greco arkè, che significa appunto “inizio” e non solo “dominio”.» Michelangelo Rossato


Risulta così evidente che il terreno su cui si muove questa nuvoa Biancaneve sia quello quel conturbante, difficilmente praticabile, ma che non può mai mancare in una interpretazione che a  buon titolo possa considerarsi un arricchimento dell'inesauribile immaginario alimentato da secoli di stratificazione di senso.



Jacob e Wilhelm Grimm,
Biancaneve,
illustrato da Michelangelo Rossato,
Il Gioco di leggere Edizioni, Milano, 2015


Jacob e Wilhelm Grimm,
Biancaneve,
illustrato da Michelangelo Rossato,
Il Gioco di leggere Edizioni, Milano, 2015

«Cosa accade dopo aver morso la mela?
Mangiando la mela iniziatica, la ragazza decide di abbandonarsi completamente al rosso mistero della femminilità. Biancaneve mangia la parte rossa, la parte erotica della mela, e questo rappresenta la fine della sua infanzia. Si chiude un ciclo simbolico dal rosso al rosso: dal rosso delle tre gocce di sangue della "Buona Madre", che danno la vita, al rosso della mela stregata della "Cattiva Madre", che da la morte. Mangiando la mela la bambina che è in Biancaneve muore in maniera definitiva: è questa l'ultima prova del rito d'iniziazione. L'ultima prova rituale molte volte è infatti costituita da una vera e propria morte simulata, in alcune comunità viene avvelenato appunto un frutto o somministrato un narcotico o di una droga. Ua morte temporanea che poteva apparire 'mimica' o 'magica' soltanto ad un osservatore inesperto: mentre chi viene iniziata crede davvero di morire e di risorgere.» Michelangelo Rossato


Jacob e Wilhelm Grimm,
Biancaneve,
illustrato da Michelangelo Rossato,
Il Gioco di leggere Edizioni, Milano, 2015
pp. 40 euro 16,90

Se tutto è fiaba, come scriveva Novalis, ma proprio tutto, come troppo spesso vorremmo noi adulti che non fosse, di interpretazioni profonde come queste di Michelangelo Rossato ne avremo sempre bisogno, e non solo per i nostri e le nostre, per i futuri e le future, bambini e bambine.

Tra poche ore Michelangelo Rossato presenterà Biancaneve in occasione dell'inaugurazione della mostra delle tavole originali presso la libreria per ragazzi Pel di Carota di Padova.
La mostra potrà essere visitata fino al 6 giugno, non perdetevela!





Qui il calendario dei prossimi eventi a cui potrete partecipare per conoscere da vicino il lavoro di Michelangelo:




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