mercoledì 24 dicembre 2014

L'AVVENTO DEI LIBRI. GIORNO 24


Il mio cuore è divenuto capace di accogliere ogni forma
è un pascolo per le gazzelle,
un convento per i monaci cristiani
è un tempio per gli idoli, 
è la Ka'ba del pellegrino
è le tavole della Torah, 
è il libro del Sacro Corano.
Io seguo la Religione dell'amore, 
quale mai sia la strada
che prende la sua carovana: 
questo è mio credo e mia fede.

(versi di Ibn l-'Arabi contenuti nel Tarjumân Al-Ashwâq)


Jalâl âlDîn Rûmî - Nooshin Safakhoo,
Sufi, bestie e sultani. 16 racconti scelti e riscritti da Anna Villani,
Topipittori, 2014
(pp. 40 euro 18,00)


Anna Villani è nata a Verona nel 1984. Vive a Milano dal 2003: ha studiato Design di Interni al Politecnico e si è innamorata della grande città. Da quattro anni lavora presso Alpstation Milano dove ha trovato spazio per approfondire la sua seconda passione, quella della montagna. La sua prima passione resta scrivere. La forma letteraria che più le appartiene è quella della lettera, anche se intorno ai vent'anni ha scritto quasi solo poesia, partecipando a concorsi per giovani poeti. 

Nooshin Safakhoo è nata nel 1980 in Iran, dove vive e lavora come illustratrice e grafica. Si è diplomata alla University of Art di Teheran. Dal 2009 al 2012, ha ottenuto riconoscimenti ed è stata selezionata in più edizioni della mostra degli illustratori della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna. Nel 2013 ha vinto il premio Golden Island al Nami Island International Illustration Concours in Corea.

L'adattamento al testo à di Anna Villani e Giovanna Zoboli.


Jalāl al-Dīn Rūmī, (anche conosciuto come Mevlana Mohammed Rumi, Balkh, 30 settembre 1207 – Konya, 17 dicembre 1273), fondatore della confraternita sufi dei "dervisci rotanti" (Mevlevi), è considerato il massimo poeta mistico della letteratura persiana. Sulla sua vita si è detto molto, nel 1219 è scappato dalla sua patria, il nordest dell’Iran, forse a causa di una lite o per paura dei Mongoli che si stavano avvicinando. In seguito alla sua dipartita i suoi seguaci si organizzarono nell'ordine Mevlevi, con i cui riti tentavano di raggiungere stati meditativi per mezzo di danze rituali.Suo figlio Walad scrisse una biografia del padre, che custodiva gli ordini dei Dervisci–Mevlana, come testimonianza vivente del suo fondatore.


La Cerimonia dei Dervisci Rotanti (Semà) è nata dall'ispirazione di Mevlàna.
In sintesi il pensiero che ha determinato questa cerimonia.
L'essere umano gira in compagnia di tutti gli esseri viventi e di tutte le cose, dalla più piccola particella alla stella più lontana dell'infinito, seguendo un ritmo straordinario.
Egli gira con la terra e vi ritorna.
Il cappello del Derviscio rappresenta la pietra tombale del suo ego,
Il vestibolo bianco, il lenzuolo mortuario del suo ego e quando si toglie il mantello nero, nasce spiritualmente alla verità.

La Cerimonia dei Dervisci si compone di sette fasi.



Cerimonia completa




Secondo la tradizione, passò con la sua famiglia anche attraverso Neishabur e lì incontrò il vecchio poeta Attar. Il poeta avrebbe profetizzato un futuro splendente al giovane Rumi e gli avrebbe donato un esemplare del suo poema epico Libro dei segreti, nominando al contempo il ragazzo come il continuatore ideale della sua opera.

A Konya in Asia Minore, dove si stabilì la famiglia, Rumi fu introdotto da suo padre, un predicatore di gran fama, nelle scienze teologiche e dopo la sua morte anche nella mistica. Lui stesso divenne una guida spirituale molto conosciuta sia per le prediche sia anche per la dottrina, e una risma di scolari si raccolsero intorno a lui e redassero una serie di scritti teologici. Rumi si sposò due volte ed ebbe due figli. Iniziò i suoi studi teologici presso la scuola del padre nel 1231, succedendogli come capo spirituale al momento della sua morte. 

Due eventi spirituali furono determinati nella vita di Rūmī. 

Uno fu l'incontro, nel 1244, con il misterioso personaggio noto come Shams-i Tabrīz ("il sole di Tabrīz"), suo maestro spirituale che sembra sia stato uno di quei tipici dervisci vaganti, un "pazzo sacro" di indiscutibile fascino. Per un anno entrambi si dedicarono interamente ad una ricerca spirituale, che destò un notevole scandalo, che portò alla scomparsa di Shams in misteriose condizioni. 

Il secondo evento fu la conoscenza, a Damasco, con Ibn Arabi, grande mistico islamico, tra i più grandi teorizzatori della waḥdat al-wujūd o "unità dell'essere". 

Rūmī riesce a fondere in modo perfetto l'entusiasmo inebriato di Dio di Shams-i Tabrīz, con le sottili elucubrazioni e le visioni di Ibn al-'Arabi. La realtà terrena, sostiene esplicitamente Rūmī, non è che un riflesso della realtà simbolica che è la vera realtà.

Le opere principali di Rūmī sono due, uno è il Dīwān o canzoniere, noto come Divan-i Shams-i Tabrīz ("Canzoniere di Shams-i Tabrīz"), una raccolta di odi veramente immensa. L'altro è un poema lungo a rime baciate, forma che si chiama comunemente in persiano Masnavī e noto appunto come Masnavī-yi Mànavi ("Masnavī Spirituale"). È stato definito un Corano in lingua persiana e consiste di più di 26.000 versi doppi, in sei volumi o quaderni (in persiano "daftar"), ciascuno preceduto da una elegante prefazione in prosa in arabo. Un altro libro, dal curioso titolo arabo Fīhi ma fīhi ("C'è quel che c'è") raccoglie dichiarazioni in prosa del maestro, che coincidono con quanto espresso dalle sue opere poetiche.

Masnavī, una straordinaria raccolta di storie simboliche, favole orientali, aneddoti, proverbi, scritti sapienziali e saggi consigli.aposaldo del pensiero orientale, incarna tutta la filosofia sufi: rispetto per ogni religione e ideologia, l’essere umano e la natura; amore per lo studio e cura nell’educazione di sé. 

Sufi, bestie e sultani raccoglie 16 di questi racconti e li accompagna con le magnifiche tavole della grande illustratrice iraniana Nooshin Safakhoo, che ha ideato questo libro con finezza e amore per la cultura a cui appartiene.


Jalâl âlDîn Rûmî - Nooshin Safakhoo,
Sufi, bestie e sultani. 16 racconti scelti e riscritti da Anna Villani, 
Topipittori, 2014



I Sufi sono parte integrante della Storia delle religioni, nati al tempo del Profeta che era il continuatore del messaggio di Gesù, Salomone, Davide, Mosé, Abramo, Noè, Idris (Ermete trismegisto), Adamo, tra gli altri.

«"Sufi" ha una triplice etimologia:
1) gli "ahl us-Suffa" erano "quelli della veranda", i Compagni del Profeta Muhammad che avevano lasciato tutto pur di vivere quanto più vicino al Profeta. Risiedevano sotto una veranda fuori della casa di Aisha. Quando il Profeta usciva erano i primi ad incontrarlo, quando riceveva un dono lo divideva con loro. Il Profeta mostrò per loro i suoi poteri miracolosi facendo moltiplicare il contenuto di un bicchiere di latte che fu sufficiente per tutti.
Vivevano senza possedere nulla ed in continui digiuni e devozioni.
 
2) "Suf" vuol dire lana. I Sufi dei primi secoli erano asceti che vivevano nei deserti vestiti di una lunga tunica di lana, loro unica proprietà, insieme al secchiello per l'acqua. Questa tunica era ovviamente logora e rattoppata. Queste toppe, cento come i nomi di Allah menzionati nel Corano, in epoca più tarda divennero colorate, fino a diventare il "costume" tipico del "Dervish" (poverello) del medioevo. Se vi é capitato di vedere nelle nostre strade i Muridi Baifal senegalesi potete capire come questa tradizione sia ancora viva. 
3) "Safa" vuol dire purezza: i Sufi sono i Puri. Per questo se chiedete a uno se é un Sufi, non sentirete mai dire di sì, perché chi lo é, per modestia non lo dice.
I Sufi quindi sono parte integrante della Storia delle religioni, nati al tempo del Profeta che era il continuatore del messaggio di Gesù, Salomone, Davide, Mosé, Abramo, Noè, Idris (Ermete trismegisto), Adamo, ecc. 
 
Fino al secolo scorso, prima dell'avvento del pensiero modernista e riformatore, nei paesi musulmani "'Ilm ut-Tasawwuf" (Scienza del Sufismo) era materia di insegnamento nelle università islamiche. Gli Imam, come tutti del resto, erano socialmente invitati a sottomettersi non solo allo studio di libri, ma anche alla pratica della Scienza della Purificazione dei Cuori, per raggiungere le Virtù dell'Eccellenza (Ihsan) nelle mani di uno Shaikh Sufi. [...]» (Fonte:http://www.sufi.it/)


Jalâl âlDîn Rûmî - Nooshin Safakhoo,
Sufi, bestie e sultani. 16 racconti scelti e riscritti da Anna Villani, 
Topipittori, 2014


La prima volta che ho avuto tra le mani Sufi, bestie e sultani, il mio pensiero è andato al passato.

Un passato di libri sapienziali, e alle loro pagine impreziosite di disegni per esaltarne la bellezza e sostenere quelle parole nel viaggio verso l'eternità. A quella sensazione indicibile di avere tra le mani qualcosa in transito che arriva da un lontano

E un passato intimo, a quando con Pier Cesare Bori, il mio professore di Filosofia morale, partecipavo al gruppo "Un Via", un occasione settimanale di riflessione spirituale e morale condivisa che si apriva nel silenzio. Un atto, che serviva per staccarsi dal coinvolgimento della nostra mente nel qui e ora, non facile da compiersi ricordo ancora quanto mi sentivo inadeguata e impreparata le prime volte, e che si rendeva necessario come preambolo per una reale condivisione del pensiero nel pieno rispetto dell'altro che, attraverso quel silenzio, poteva essere accolto nella sua integrità di essere umano.

Tra i testi scelti per essere commentati, apparivano anche quelli di Rūmī, insieme a tutti coloro, filosofi, mistici, religiosi, letterati..., che avevano compiuto almeno un passo di quella strada strada che aveva scelto la dignità dell'uomo come misura prima di ogni cosa.

In quel silenzio ci si incontrava spogliandosi dei propri ruoli, delle credenze, delle convinzioni, cercando di trovare insieme qualche segno di quella verità che determina tutti. 

Una pratica del distacco da sé che ho ritrovato così bene indicata nella selezione dei racconti del mistico persiano fatta da Anna Villani e nella riscrittura, fatta insieme a Giovanna Zoboli, dei testi. Selezione che è pienamente riuscita nel restituire il senso compiuto di un'opera, invece, monumentale.


Jalâl âlDîn Rûmî - Nooshin Safakhoo,
Sufi, bestie e sultani. 16 racconti scelti e riscritti da Anna Villani, 
Topipittori, 2014

Jalâl âlDîn Rûmî - Nooshin Safakhoo,
Sufi, bestie e sultani. 16 racconti scelti e riscritti da Anna Villani, 
Topipittori, 2014


Sufi, bestie e sultani 
è un libro e molti libri insieme.

È una proposta quasi di esercizi spirituali, da compiersi per imparare a distinguer i molti sé che abitano l'essere umano, quelli dannosi e quelli necessari da seguire nel perseguimento di quel distacco da compiersi per divenire pura saggezza, puro amore.

L'ignoranza, l'arroganza, l'incapacità di perseguire il vero e il giusto, l'incontenibilità del proprio dire, il fidarsi a sproposito, l'ingenuità che si fa stupidità, il credersi invincibili, ma che l'intelligenza di capire il proprio posto nel mondo e di portare a compimento il proprio essere, di imparare a fiutare da molto lontano le situazioni di pericolo, di agire in prima persona per cambiare i dati della sorte, sono i veri protagonisti di questi racconti sapienzali che, per la bellezza della prosa e delle immagini, perfette le illustrazioni che hanno saputo catturare l'essenza di un testo antico e volgerlo al contemporaneo mantenendone la purezza dello stile, possono essere letti anche come un libro di letteratura orientale.


Jalâl âlDîn Rûmî - Nooshin Safakhoo,
Sufi, bestie e sultani. 16 racconti scelti e riscritti da Anna Villani, 
Topipittori, 2014


Sufi, bestie e sultani, è un libro coraggioso che poteva arrivare a noi solo da grazie a un editore di ricerca e di progetto come Topipittori.

È un libro per tutti, in realtà, da leggere in solitario o da condividere ad alta voce per godere della bellezza della lingua e del pensiero, che sono altro dal nostro dire di tutti i giorni.

È un ottimo libro per bambini e ragazzi, per donare loro un occasione di riflessione che li porti fuori e dentro di sé come non potranno poi dimenticare, perché la loro vita inizi da subito ad accogliere la Bellezza del mondo che li ospita, di se stessi e dell'altro da sé e non a divenire un album dove incollare una sequela di insignificanti tornaconti.


Laila e il califfo


Il Califfo disse a Laila: «Sei tu veramente la ragazza per la quale Majnun ha perso la testa e il senno? Eppure, non sei più bella delle altre belle».
 E Laila rispose: «Taci, tu non sei Majnun! Se tu avessi gli occhi di Majnun, riusciresti a vedere la differenza. Tu sei in te, Majnun è fuori di sé. 
In amore essere in sé impedisce di vedere. Tanto più un uomo è chiuso in sé, 
nel buio della sua mente, quanto più dorme l'amore".
Nello stesso modo, tanto più la mente crede di capire tutto, tanto meno vede la Bellezza ed è abitata da preoccupazioni inutili e piccole, come un misero tornaconto.


Jalâl âlDîn Rûmî - Nooshin Safakhoo,
Sufi, bestie e sultani. 16 racconti scelti e riscritti da Anna Villani, 
Topipittori, 2014


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