giovedì 15 dicembre 2011

L'AVVENTO DEI LIBRI. GIORNO 15

Antonio Faeti, Guardare le figure,
Donzelli Editore, Roma, 2011
© tutti i diritti riservati

Era il 1972 quando nella prestigiosa collana «Saggi» dell'editore Giulio Einaudi usciva Guardare le figure, un libro che ha segnato la storia dell'illustrazione italiana e il debutto editoriale del suo autore.

Antonio Faeti, Guardare le figure,
Einaudi Editore, Torino, 1972
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Dopo quarant'anni da quell'esordio, esce nella collana «Saggi. Arti e lettere» dell'editore Donzelli, una nuova edizione arricchita di una nuovo saggio introduttivo dove Antonio Faeti riflette sulla genesi del pensiero che lo portò a scrivere il libro, sugli esiti a cui ha portato l'essere considerato l'insuperato scopritore del mondo dei «figurinai» e sul significato che ha oggi proporre un'ermeneutica di un momento di fulgore iconografico fondamentale per l'interpretazione del nostro carattere nazionale e per l'identificazione dei contorni della nostra formazione identitaria.

Quando, vide la luce la prima edizione del suo libro, nessuno aveva ancora avviato una riflessione sul valore iconografico della nostra tradizione. 

Guardavo la parete, era il lunedì di Pasqua del 1968, ero più o meno preparato nella «storia» concorsuale e accademica di quei libri, ma non pensavo a una nuova «storia», neppure a un libro realizzato con criteri del tutto diversi nei confronti di quelli a me noti.
Avevo ben altro in mente, e di questo "altro" è colmo Guardare le figure, che non è, assolutamente, né una storia della letteratura per l'infanzia, né una storia delle illustrazioni per bambini.
Che cosa penso che sia, allora, mentre oso riproporlo, ben quarantatrè anni dopo la sua ideazione? È un trattato di sociologia dell'Immaginario che prende a pretesto i libri per i bambini, ma guarda ai sogni collettivi, indaga sulle mentalità, cerca di frugare nelle cantine in cui, nel 1968, non era ancora entrato nessuno. 
Antonio Faeti, "Quaranta anni dopo" in Guardare le figure, Donzelli Editore, 2011 p. XVIII

Questa nuova edizione dedicata dall'autore "Alla memoria di Carlo Chiostri, figurinaio fiorentino", quasi a ribadire l'importanza che quella Spoon River sulla riva dell'Arno ha rivestito nel farsi della storia dell'illustrazione italiana, è quindi l'occasione per riaprire il ragionamento, per rifare il punto sugli studi fatti in questa direzione.

Tommaso Cattani/Carlo Chiostri,
La Formica nera

Antonio Faeti, Guardare le figure,
Donzelli Editore, Roma, 2011
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Tommaso Cattani/Carlo Chiostri,
La Formica nera
Antonio Faeti, Guardare le figure,
Donzelli Editore, Roma, 2011
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C'è un cosa che mi ha particolarmente colpito tra le molte interessanti di questa nuova introduzione a Guardare le figure. È un pensiero di Adolphe Ferrìere tratto da L'educazione della famiglia (La Nuova Italia, Firenze, 1962) che Faeti, scrive, considerò talmente propositivo da poter essere usato come presupposto pedagogico di tutto il volume:


Per le verità astratte - principi, verità morali, virtù e ideali - avete già il mezzo per comunicarli ai vostri fanciulli senza pedanteria né apparato filosofico: le fiabe e le leggende. Anzitutto i piccoli li adorano in generale. E poi non racchiudono esse, sotto il velo di una finzione, che si sa essere una finzione, le verità più alte come l'amore, il sacrificio, l'abnegazione, il dono di sé, in una forma semplificata, chiarificata, vorrei dire stilizzata? Andersen, senza saperlo, è stato uno dei più grandi suscitatori dell'idealismo dell'anima nei suoi piccoli lettori. (idem, p. XL)


... e che suscita in Faeti questa nuova riflessione...

In quelle due parole «senza saperlo», nei dubbi che fanno sorgere, nei quesiti che suscitano, nelle perplessità che sollecitano, è contenuto il fondo autentico del mio libro, così come, a ripetersele, quelle parole, si giunge sempre a ritrovare quel labirinto in cui  personaggi, autori, disegnatori, editori, critici, storici sembrano sempre porsi lo stesso quesito, riguardante la consapevolezza e la non consapevolezza. (idem, p. XL)

Se teniamo ancora oggi tra le mani Guardare le figure lo dobbiamo a Italo Calvino che da Parigi, dopo avere letto il volume, scrisse una lettera illuminante (I. Calvino, Lettere 1940-1985, «I Meridiani», Mondadori, 2000) capace di indicare un nitido percorso, a cui l'autore ritorna ancora oggi, trentotto anni dopo averla letta la prima volta, per continuare a fare ricerca, per rimeditare, per orientarsi nei dubbi e nelle difficoltà.


Parigi, 8 gennaio 1973. Caro Faeti, ho letto Guardare le figure con grande passione. Nella definizione critica dei figurinai sei bravissimo, nel tirare fuori tutto quello che ognuno di loro ha significatato, nel definirlo attraverso la tecnica della sua arte: sei davvero un ottimo critico, hai quella dote critica mai abbastanza lodata di saper individuare e valorizzare i minori e i minimi, di sapere che l'arte - e la letteratura - vive della minuta verità dei minori e dei minimi.(idem, p. XLV)

Edmondo De Amicis/Arnaldo Ferraguti,
Cuore
Antonio Faeti, Guardare le figure,
Donzelli Editore, Roma, 2011
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Emilio Salgari/Giuseppe Garuti (Pipein Gamba),
La regina dei Caraibi
Antonio Faeti, Guardare le figure,
Donzelli Editore, Roma, 2011
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È proprio la forte passione, oltre alla capacità di vedere, di Faeti per i minori e minimi, ciò di cui hanno potuto negli anni godere gli studenti e gli amici, che Calvino intravede in quel giovane studioso prima di altri. Quella rara predisposizione che altro non è se non quella cosa che distingue il pensiero di un fine intellettuale da quello di uno studioso.


Una cosa è sicura, seguendo l'esortazione di Calvino ho letto centinaia di romanzi italiani del Novecento e ho scoperto che quelli di cui nessuno parla mai o scrive mai vanno a frugare in certi polverosi sgabuzzini della memoria nazionale che sembrano davvero vietati ai maggiori. Si sa che la letteratura per l'infanzia è tutta «minima», viene definita «la grande esclusa», potevo seguire il consiglio di Calvino anche solo insegnando, per tanti anni unico «ordinario», Letteratura per l'infanzia all'università. Ma una notte di agosto ho letto in una spiaggia piena di bambini pesaresi una pagina da un vecchio libro di Luciano Zuccoli, un «minore» di cui ho scritto nella Prateria degli asfodeli...Il riso di quei bambini, per la splendida ironia dell'autore della Freccia nel fianco, era un riso maggiore... (idem, p. XLVI)
Emilio Salgari/Gennaro D'Amato,
Il bramino dell'Assam
Antonio Faeti, Guardare le figure,
Donzelli Editore, Roma, 2011
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Emilio Salgari/Adriano Minardi,
Il sotterraneo delle morte
Antonio Faeti, Guardare le figure,
Donzelli Editore, Roma, 2011
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Yambo (Enrico Novelli),
Glie Eroi del «Gladiatore»
Antonio Faeti, Guardare le figure,
Donzelli Editore, Roma, 2011
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La prateria degli asfodeli (BUP, Bologna 2010), che Faeti ha pensato come seguito e completamento di Guardare le figure, racconta dello stupore che da bambino lo permeava quando entrava nelle figure e nelle parole dei libri. Libri, guarda un po', di quei minori e minimi che ha continuato, e continua ancora oggi a cercare. 
Nel 2009 e nel 2010, oltre a La prateria degli asfodeli, sono usciti due libri da affiancare alla lunga bibliografia dell'autore, fondamentali per comprendere le origini e alcune   luminose derive del suo pensiero. Di questi, ne davo conto in un articolo scritto per la rivista «LG Argomenti» che qui vi ripropongo.



ANTONIO FAETI.
Breve storia di un intellettuale in testa d'albero.

Perché un lettore, un buon lettore, un vero lettore, è sempre in testa d'albero.
L'esterna e sublime assenza di fatti la fabbrica da solo, e va, come Ismaele,
solitario e lieve e felice, nell'oceano delle storie.
Antonio Faeti


Antonio Faeti è il più importante studioso di letteratura per l'infanzia del nostro Paese anche se, a dire il vero, porre confini geografici e culturali alla grandezza del suo sapere e del suo pensiero è una speculazione del tutto superflua. 

Antonio Faeti
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Maestro elementare per sedici anni, professore ordinario della prima cattedra italiana di Letteratura per l'Infanzia all'Università di Bologna poi docente di "Grammatiche della Fantasia" all'Accademia di Belle Arti della stessa città, Presidente della Giuria Internazionale del BolognaRagazzi Award dal 1999, Faeti ha all'attivo ormai mezzo secolo di militanza nei meandri della grande esclusa. È scrittore, saggista, anche pittore, intimamente pedagogo, incorruttibile e inquieta anima critica fuori dal coro, refrattario alle mode, di indole felina e memoria pichiana, cultore del dubbio sempre pronto alla sfida culturale, marmoreo paladino schierato dalla parte dei bambini. Per ultimo, da alcuni anni a questa parte, il professore tiene anche corsi di "Pedagogia della lettura" presso l'Accademia Drosselmeier e la Cappella Ghisilardi [ndr. ora Casa Saraceni] di Bologna. Qui, con un uso sapiente di storia personale, riferimenti letterari, citazioni cinematografiche, glosse fumettistiche, escursioni negli abissi dell'ermeneutica, dichiarato amore per l'inattuale, vivide letture ad alta voce, sorprendenti correlazioni incongrue tra arte e letteratura, frutto anche delle complici scelte iconografiche dell'inseparabile Anna, Faeti-Tusitala dà vita alle sue famose lezioni, happening che avrebbero attratto l'attenzione di un divertito John Cage.

Nell'ultimo anno, dopo oltre trenta titoli pubblicati tra saggi, romanzi e libri per ragazzi, sono usciti in libreria tre testi fondamentali per comprendere le circostanze che hanno definito, fin dall'età bambina, la vita e il pensiero di questo intellettuale in testa d'albero. 


Il primo di questi, L'estate del lianto (Topipittori, Milano 2009), è il libro che racconta il farsi dell'infanzia, grembo fertile che accolse la ghianda che serbava già in sé le tre passioni fondanti dell'autore, la pittura la letteratura e il cinema, passioni poi sbocciate durante l'adolescenza e divenute compagne di una vita. 
Già dalle prime parole scritte per presentare il volume “ […] Ho una specie di memoria doppia, nata da una consapevole selezione. Ci sono molte cose che non ho mai raccontato e sulle quali conserverò sempre il silenzio. È una specie di cassettone, o di armadio, e ciò che è contenuto lì dentro si rende lucidamente visibile se solo apro uno spiraglio”, si intuisce che il paese letterario, ospite di queste memorie d'infanzia, è quello abitato da Proust, Benjamin e Perec. 
Antonio Faeti, L'estate del lianto,
Topipittori, Milano, 2009
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Un luogo dove Benny, l'amato fratello, affascinante Caronte, traghetta il piccolo Antonio sulle sponde della conoscenza, di se stesso e di ciò che sarà: “In via de' Chiari mio fratello Benito mia aveva fatto un grande regalo e su di esso avevo sempre taciuto. Mettendomi in contatto, per mezzo di una bugia, con la strega del sapone, mi aveva donato le sirene, le melusine, le morgane, le fate anguane, le sibille, le lamie, le babe-jaghe, le incantatrici, e impietratrici, le maghe, le donne-serpente... Ho studiato le fiabe, i libri per bambini, i fumetti, le illustrazioni, le narrazioni avventurose, perché ho pensato, per anni e anni, di camminare sotto gli stessi portici percorsi dalla strega del sapone. Volevo capire, ho imparato a decifrare, ho letto, ho fatto confronti, sempre pensando alle palme, al pentolone, al giardino, e a lei, la vecchia maestra del delitto, nata da una bugia” (pp. 20 – 21.).

In Faeti tutto è racconto, immaginario in cui perdersi per ritrovarsi, spunto per la riflessione pedagogica, testimone da passare all'altro sulla strada della storia culturale dell'uomo perché niente vada disperso, per ricordarci che siamo fatti di storie, che ciò che ci definisce è il linguaggio con cui pensiamo e condividiamo il nostro esserci e stare nel mondo. In lui, come pochi altri, il piacere di raccontarsi, di inoltrarsi nell'aneddotica più fine e minuta, diventa pretesto e sostanza per offrire all'interlocutore un raffinato strumento di indagine narrativa. 


Antonio Faeti, La prateria degli asfodeli,
Bononia University Press, Bologna, 2010
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È da queste premesse, e da una suggestione germinale nata nel lontano 1967, che ha preso vita La prateria degli asfodeli (Bononia University Press, Bologna 2010), dono al lettore del prezioso scaffale segreto contenente i primi libri amati da bambino, quelli della sua biblioteca personale, quelli che gli faranno dire che “[...] si è poco riflettuto sul come leggono davvero i bambini sul rapporto autentico che si crea tra loro e certe narrazioni, sulla sorprendente specificità della loro ermeneutica, sulle scelte propriamente effettuate, sulle mescolanze, sulle contaminazioni” (p.10). Inoltrandosi tra le pagine della prateria si scopre un Faeti bambino vorace di libri che si saziava in modo eccentrico, già lucidamente incoerente, seguendo le sole indicazioni del gusto, del piacere come per altro fanno i lettori veri, scegliendo pietanze ora sofisticate ora popolari, preparate con cura o all'ultimo minuto, con ingredienti di qualità alta o decisamente discutibile. Anche qui, le aspettative di un pensiero adulto che ha bisogno di rassicurazioni vengono puntualmente disattese: tra le sue madeleine letterarie non sono presenti i classici. Il piccolo Dante, Le avventure di Sia-La-Floup, Cocomero e cetriolo, Il principe infelice, Zio Floflò, Bosambo, L'amba selvaggia, sono solo alcuni dei misconosciuti, inattuali e quindi potenzialmente e salvificamente pericolosi, titoli dei volumi che compongono questa singolare enciclopedia dell'immaginario. Con la sua testimonianza, Faeti ci dimostra che ogni bambino ha bisogno e il diritto di ricevere un nutrimento intellettuale e sentimentale unico e non ripetibile. Ribadirlo oggi, in una società proiettata verso l'inarrestabile spersonalizzazione dell'individuo, satura di libri addetti allo scopo e tristemente innocui, quindi altamente nocivi, sembra quasi sovversivo. 

L'intenzione di scalfire qualsivoglia ipocrisia o tentativo di omologazione, e la consapevolezza che in questa direzione la letteratura possa fare moltissimo sin dalla più tenera età, sono state le linee che hanno guidato Faeti anche nella cura editoriale della collana «i Delfini» della Bompiani, divenuta poi Fabbri e dallo scorso anno BURragazzi.
Arrivato nel 1994, su invito di Umberto Eco ed erede dei gloriosi “Delfini d'acciaio” meritevoli di aver ospitato in Italia i libri di Mary Poppins e Il piccolo principe, Faeti fin da subito dà corpo alla sua ambizione letteraria, quella di proporre classici e novità insieme. Accanto ai capolavori di Dickens, Poe, London, Stevenson, Verne, Salgari, Alcott, Montgomery, Conrad (tutti rigorosamente in versione integrale), appaiono così, nel nuovo catalogo, i romanzi di Anne Fine, Edith Nesbit, Beatrice Solinas Donghi, Mino Milani, le Storie di Orsacchiotto di Minarik illustrate da Sendak, i racconti di scuola di Andrew Clements. A caratterizzare la collana, il nitido splendore delle sue prefazioni, divenute poi postfazioni. 
Il valore letterario ed ermeneutico di questi scritti, la visione tangenziale, l'offerta di porte sempre aperte e laterali al testo, la contestualizzazione dell'opera in uno scenario inusuale e più vasto, artefice a sua volta di promuovere il desiderio di nuove ricerche di narrazioni, sono solo alcuni dei molti elementi che hanno spinto la casa editrice a pubblicare Gli amici ritrovati (Rizzoli, Milano 2010), , un volume atteso che finalmente raccoglie una selezione di queste preziose “introduzioni alla lettura”, veri e propri tasselli di una piccola ma imprescindibile Storia della letteratura per l'infanzia, che risente di quel mezzo secolo di militanza di un Maestro che al fine ha fondato, sull'onestà del gesto di porgere un libro a un giovane lettore, il suo più alto valore morale.
Anche per questo ma non solo, e per i molti segreti che non ci ha confessato e che non confesserà mai... 
Chapeau Monsieur Faeti!


(LG ARGOMENTI, Genova, n.2 anno XLVI, aprile - giugno 2010)

Il 13 aprile di quest'anno Anna Maria Cancellieri ha conferito ad Antonio Faeti il prestigioso premio Archiginnasio D'Oro con la seguente motivazione: 


Antonio Faeti, “saggista, scrittore brillante e coltissimo, è stato per molti anni l’unico Professore ordinario di Letteratura per l’infanzia negli Atenei italiani" ed è, a Bologna e in Italia, "punto di riferimento imprescindibile per tutti coloro che si interessano all’immaginario e alla letteratura per l’infanzia”.

Antonio Faeti
e  l'Archiginnasio D'Oro
© tutti i diritti riservati


La libreria e cooperativa culturale Giannino Stoppani, insieme all'intera città e con la collaborazione della casa editrice Donzelli,  festeggiano il ritorno di Guardare le figure venerdì 16 dicembre alle ore 17.00 presso la Biblioteca Salaborsa Ragazzi di Bologna.
Al tavolo con l'autore, Emy Beseghi, Marco Dallari, Carmine Donzelli, Roberto Farné e Silvana Sola.


Le immagini e i testi di Guardare le figure sono stati pubblicati per gentile concessione della casa editrice © Donzelli e rispettivi autori.
Le immagini e i testi di L'estate del lianto sono stati pubblicati per gentile concessione della casa editrice © Topipittori e rispettivi autori.

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