sabato 24 dicembre 2011

L'AVVENTO DEI LIBRI. GIORNO 24

E.T.A. Hoffmann - Alexandre Dumas,
Lo Schiaccianoci,
Donzelli Editore, Roma, 2011
© tutti i diritti riservati

Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (1776-1822), musicista e scrittore, tra i massimi esponenti del romanticismo tedesco, tentò con la sua opera di rivoluzionare il genere della fiaba e della letteratura per l’infanzia, ancora troppo soffocata dalle rigide convenzioni borghesi. È stato un genio assoluto e la portata del valore della sua opera, dell'influenza sull'immaginario, anche se ampiamente celebrata forse non è ancora stata pienamente compresa.

La fiaba dello Schiaccianoci comparve per la prima volta, col titolo Nußknacker und Mausekönig, nel volume Kindermärchen von Carl Wilhelm Contessa, Friedrich Baron de la Motte Fouqué und E. T. A. Hoffmann, Reiner, Berlin 1816.

Tra le molte cose, lo Schiaccianoci può definirsi la fiaba di Natale in assoluto.

E.T.A. Hoffmann - Alexandre Dumas,
Lo Schiaccianoci,
Donzelli Editore, Roma, 2011
© tutti i diritti riservati


Uno dei più grandi studiosi di E. T. A. Hoffmann è di sicuro Antonio Faeti.
Vi metto qui, un suo scritto inedito che, anche nella limitata dimensione, riesce a creare la cornice perfetta per questa unica, splendida, fiaba. Un minuscolo ma importante regalo di Natale.


Il distinto, inappuntabile signor Drosselmeier che veste come un dignitario della Restaurazione ma ha su un occhio una benda nera quasi fosse un pirata di Stevenson può ben essere considerato il simbolo che allude allo specifico fiabesco hoffmaniano. Nessuno, come questo scrittore ha davvero reso pienamente il Perturbante, affermava Freud, e certo la speciale inquietudine che promana dallo Schiaccianoci, non si coglie in altre narrazioni. 

E.T.A. Hoffmann - Alexandre Dumas,
Lo Schiaccianoci,
Donzelli Editore, Roma, 2011
© tutti i diritti riservati

Con Hoffmann, il Romanticismo si mescola con lo stile Biedermeier, rendendo fattivo e possibile ogni accostamento, senza remore, controlli, inibizioni. Tutto si mescola, tutto si intreccia, mentre l'Anima Romantica e il Sogno dicono che ogni interno è simbolo, ogni presenza è ansiogena, ogni trama è perigliosa, ogni atteggiamento è sospetto. La fiaba di Hoffmann distrugge la parvenza linda e ben protetta di un'epoca che si colloca tra la nostalgia per le glorie napoleoniche le barricate del Quarantotto. Nessuno come Hoffmann è riuscito a spiare nelle soffitte, a scrutare nelle cantine, a guardare negli armadi, a collocare ovunque sospetti e timori, anche se occorre prestare attenzione al riso hoffmaniano, coi i suoi ammicamenti infiniti. C'è qualcosa di totalizzante in questa miriade di pretesti, di allusioni, di ironie, di censure. E, del resto, dalla musica al cinema, dal teatro al fumetto, Hoffmann riappare continuamente con l'equivoco scintillare delle sue invenzioni. Oggi si tenta di superare l'allusiva pienezza del Perturbante con un fantastico e un noir che negano il rapporto tra la benda nera e lo splendore di un abbigliamento dirigenziale. Hoffmann sa sempre dove nascondersi, ha più di uno Schiaccianoci, convoca battaglioni di grossi topi, ride, raggela, graffia, diverte: le sue fiabe possiedono una ingovernabile unicità. 
© Antonio Faeti,  Un gentiluomo con l'occhio bendato. Fiabe novelle fantasie in Hoffmann, saggio introduttivo all'omonima lezione del corso "Il principe Ireneo", 20 novembre 2011

E.T.A. Hoffmann - Alexandre Dumas,
Lo Schiaccianoci,
Donzelli Editore, Roma, 2011
© tutti i diritti riservati

Una volta letta la storia dello Schiaccianoci, basta tentare di raccontarla per scoprire quanto sia faccenda da veri maestri della narrazione. Ed è uno dei più grandi maestri della narrazione, il padre dei Tre moschettieri, che nel 1845, rendendo omaggio a Hoffmann, ce ne ha consegnato una versione assai accattivante, rimasta fino a oggi pressoché sconosciuta ai lettori italiani. 


Nasce anche per colmare questa lacuna, la scelta della casa editrice Donzelli di affiancare due tessiture molto diverse di un medesimo filato fiabesco, di raccontare la stessa intramontabile storia a doppia firma e arricchita da 62 disegni originali dell'illustratrice parigina Aurélia Fronty. Non c’è infatti modo più avvincente e diretto per apprezzare la vicenda dell’omino di legno, che lasciarsi irretire dalla potenza visionaria e dai labirintici enigmi di Hoffmann e al tempo stesso abbandonarsi alla compiaciuta scorrevolezza del racconto di Alexandre Dumas che, esplicitamente ispirato alla fiaba di Hoffmann, comparve col titolo Histoire d’un casse-noisettes nel 1845, a Parigi, presso l’editore Hetzel.  
© E.T.A. Hoffmann - Alexandre Dumas, Lo Schiaccianoci, Donzelli Editore, Roma, 2011, p. VIII.


E.T.A. Hoffmann - Alexandre Dumas,
Lo Schiaccianoci,
Donzelli Editore, Roma, 2011
© tutti i diritti riservati

E.T.A. Hoffmann - Alexandre Dumas,
Lo Schiaccianoci,
Donzelli Editore, Roma, 2011
© tutti i diritti riservati


LA VIGILIA DI NATALE

Per tutta la giornata del 24 dicembre i bambini dell’ufficiale sanitario Stahlbaum non avevano avuto il permesso di entrare nel soggiorno e tanto meno nel salone attiguo. Fritz e Marie se ne stavano rannicchiati in un angolo della stanzetta sul retro; calava la sera e i bambini si inquietarono molto vedendo che nessuno entrava per portare il lume come ogni giorno. Fritz sussurrò furtivamente alla sorellina (che aveva appena compiuto sette anni) di aver sentito sin dal primo mattino, nelle stanze chiuse a chiave, fruscii, rumori metallici e lievi colpetti. E poi un omino nero con una grossa cesta sotto braccio era sgattaiolato poco prima lungo il corridoio, ma Fritz lo sapeva bene: poteva trattarsi solo del padrino Drosselmeier. Marie batté le manine dalla gioia e gridò: «Ah, chissà che belle cose avrà fatto per noi il padrino Drosselmeier!». Il consigliere di giustizia Drosselmeier non era certo un bell’uomo, così piccolo e magro, col viso pieno di rughe e un grosso cerotto nero al posto dell’occhio destro. Inoltre era senza capelli, per questo portava una bellissima parrucca bianca di vetro che era un vero capolavoro dell’ingegno. Il padrino Drosselmeier era lui stesso un uomo pieno d’ingegno, s’intendeva di orologi ed era persino capace di fabbricarli da sé. E dunque, quando una delle belle pendole di casa Stahlbaum si ammalava e non riusciva più a cantare, arrivava il padrino Drosselmeier, si toglieva la parrucca di vetro e la giubbetta gialla, si legava in vita un grembiule blu e iniziava a punzecchiare l’interno della pendola con strumenti appuntiti; ciò preoccupava molto la piccola Marie, ma lui non le faceva mai male, alla pendola, che anzi riprendeva vita e ricominciava allegramente a ronzare, a ticchettare e a cantare per la gioia di tutti. Quando veniva, il padrino Drosselmeier portava sempre in tasca qualche cosa bella per i bambini: un ometto che girava gli occhi e faceva la riverenza, proprio buffo da vedere, o una scatolina dalla quale saltava fuori un uccellino, o qualcos’altro. Per Natale invece costruiva sempre qualche bel marchingegno, che gli costava molta fatica, perciò l’oggetto, dopo essere stato regalato ai bambini, veniva scrupolosamente preso in custodia dai genitori. «Ah, chissà che belle cose avrà fatto per noi il padrino Drosselmeier!», gridò Marie. Fritz sosteneva che questa volta non poteva essere altro che una fortezza nella quale bellissimi soldati marciavano avanti e indietro facendo le esercitazioni; poi sarebbero arrivati altri soldati che volevano entrare nella fortezza, ma da dentro gli altri avrebbero valorosamente sparato coi cannoni e ci sarebbero stati schianti e botti fragorosi. «No, no – Marie interruppe Fritz, – il padrino Drosselmeier mi ha raccontato di un bel giardino, dentro c’è un grande lago dove nuotano splendidi cigni con collari d’oro cantando le melodie più incantevoli. Poi una ragazzina arriva al lago, attira a sé i cigni e dà loro da mangiare del dolce marzapane». «I cigni non mangiano marzapane – aggiunse un po’ duramente Fritz – e padrino Drosselmeier non può farlo, un giardino intero. In realtà abbiamo pochi dei suoi giocattoli: ci viene subito portato via tutto! Preferisco le cose che ci regalano mamma e papà, possiamo tenerle e farci quello che ci pare». I bambini continuavano a cercare di indovinare cosa avrebbero ricevuto stavolta. Marie disse che madamigella Gertrude (la sua bambola grande) era molto cambiata, perché, sempre più maldestra, cadeva a terra di continuo, finendo per procurarsi segni orribili sul viso; non c’era modo, poi, di tenerle i vestiti puliti. Rimbrottarla ben bene non era servito a nulla. Quando Marie aveva detto che le sarebbe tanto piaciuto avere un ombrellino da sole per Gertrude, la mamma aveva sorriso. Fritz invece assicurò che alla sua scuderia mancava un valido cavallo sauro e che le sue truppe erano completamente prive di cavalleria, il babbo questo ce l’aveva ben presente. I bambini in realtà sapevano che i genitori avevano comprato ogni sorta di bei regali, e in questo momento li stavano sistemando, ma sapevano anche che il buon Gesù aveva illuminato i doni con i suoi benevoli e pii occhi di bambino: era per questo che ogni regalo natalizio, come se fosse stato toccato da una mano benefica, brillava di una magnifica luce come nessun altro. A ricordarlo ai bambini, che non smettevano di bisbigliare chiedendosi quali regali avrebbero ricevuto, era stata la loro sorella maggiore Luise; aveva anche aggiunto che era Gesù stesso, anche se per mano dei cari genitori, a regalare sempre ai bambini ciò che poteva riempirli di gioia e di piacere, lui lo sapeva molto meglio dei bambini stessi, quindi loro non dovevano esprimere tutti quei desideri e speranze, bensì aspettare zitti e bravi i loro doni. La piccola Marie si era fatta pensierosa ma Fritz aveva borbottato tra sé e sé: «Un cavallo sauro e degli ussari mi piacerebbero proprio...». Si era fatto buio fitto. Fritz e Marie, stretti l’uno all’altra, non osavano più dir nulla; avevano la sensazione di essere circondati da un fruscio d’ali e di sentire una musica lontanissima eppure magnifica. Un raggio di luce chiara passò sulla parete. I bambini lo sapevano, si trattava di Gesù Bambino che volava da altri bambini fortunati su una nuvola scintillante. In quel momento si sentì un suono argentino: tlin tlin, tlin tlin, le porte si spalancarono e dalla stanza si sprigionò un tale bagliore che i bambini gridarono «Oh!... Oh!» e si fermarono come impietriti sulla soglia. Entrarono il babbo e la mamma, presero i bimbi per mano e dissero: «Venite, venite, bambini cari, e vedete cosa vi ha portato in dono il buon Gesù!».
© E.T.A. Hoffmann - Alexandre Dumas, Lo Schiaccianoci, Donzelli Editore, Roma, 2011, pp. 3 - 7.

E.T.A. Hoffmann - Alexandre Dumas,
Lo Schiaccianoci,
Donzelli Editore, Roma, 2011
© tutti i diritti riservati


BUON NATALE 
e
FELICE ANNO NUOVO
a
 TUTTI VOI
... che avete seguito GAVROCHE
molto più di quanto potessi immaginare ...

- Ci rivedremo circa a metà gennaio - 



Le immagini e i testi di Lo schiaccianoci sono stati pubblicati per gentile concessione della casa editrice © Donzelli e rispettivi autori.

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