venerdì 18 ottobre 2013

"LA SCUOLA SIAMO NOI": LO SPETTACOLO DI TEATRO CIVILE DI ALEX CORLAZZOLI ALLA RASSEGNA "UN CASTELLO DI LIBRI" DI MIRANDOLA. POI PROSEGUIRà PER L'AQUILA. MA PRIMA...

... ma prima Alex Corlazzoli ha scritto Tutti in classe, uscito il 10 settembre per la casa editrice Einaudi.
Di Alex, classe 1975, maestro precario e giornalista che collabora, tra gli altri, con "Il fatto Quotidiano", vi avevo parlato qui in occasione della presentazione a Bologna del suo libro precedente (La scuola che resiste, Chiarelettere, 2012).

Alex Corlazzoli, Tutti in classe,
Einaudi, Torino, 2013

Ci sono cose che i bambini non dicono ai genitori.
Ecco perché esistono i maestri.

A volte mi pare di essere incompreso. Alle prime lezioni sembro un maestro folle, ma con il passare del tempo i bambini capiscono. Un giorno ho notato che Oscar scriveva un elenco di soprannomi per ogni compagno e per gli insegnanti: «Luigi: Ballotto. Matteo: Uregia Storta. Maestra Momica: la maestra con i capelli da vulcano. Maestra Giovanna: la maestra arzilla». Arrivato al mio nome aveva scritto: «Maestro Alex: maestro di libertà». Alex Corlazzoli, Tutti in classe, Einaudi, Torino, 2013, pag. 108.

Non c'è modo migliore di quello scelto da Oscar, a mio avviso, per tentare di definire  Alex Corlazzoli. Sempre fuori dalle righe, indefesso viaggiatore, partigiano  dei diritti civili, portavoce della Costituzione, non credente ma rispettoso di ogni credo religioso e interessato alla conoscenza e alla diffusione di ogni forma di confessione,  dotato di un occhio duplice che gli permette di vedere, in ogni momento, i suoi alunni come bambini e futuri adulti, e di farsi responsabile e partecipe di entrambi questi dati inconfutabili. Attento ai continui mutamenti che l'insegnamento che la generazione Duemila necessariamente richiede, insofferente al sistema e ai metodi scolastici, in lotta silenziosa con le maestre dalla penna rossa, maestro quotidiano di educazione tecnologica e fermo sostenitore dell'insegnamento dell'educazione sessuale e affettiva nelle scuole fin dalla scuola primaria, con buona pace delle indicazioni fornite dall'ultima riforma scolastica, Alex Corlazzoli attraverso la sua esperienza, che felicemente fa entrare nei suoi libri (e vedremo più avanti ora anche in uno spettacolo/concerto di teatro civile), offre un'interessante opportunità educativa che, ogni adulto, insegnante, genitore, dovrebbe prendere in seria considerazione come possibilità di confronto per pensare per quella nuova scuola che deve e dovrà accogliere, i bambini e i ragazzi del nostro Paese.

In Tutti in classe racconto, senza tanti giri di parole, la vita dei miei alunni. Sono decine di fotografie, di appunti raccolti in mensa, durante le lezioni di storia, italiano o educazione alla cittadinanza. Annotazioni di un maestro che ha scelto di stare dalla parte dei piccoli. E loro, i bambini, mi hanno concesso di svelare ciò che fanno su Facebook, come vivono l'amore, in che modo chattano e si messaggiano con il telefonino. Per la prima volta racconterò ciò che pensano delle loro mamme e dei loro papà, come vedono questa crisi economica e come sono pronti o meno ad affrontarla, che cosa desiderano ricevere davvero da Babbo Natale. Con una sola raccomandazione: non giudicare. Queste pagine non intendono commentare nulla, non registrano punti di vista, non vogliono dire se la loro generazione sia migliore o peggiore delle precedenti. Questo è "solo" un viaggio in un paese poco conosciuto. 
Alex Corlazzoli, Tutti in classe, op. cit. .

Non giudica il maestro Corlazzoli, è sinceramente convinto, pur pienamente consapevole del ruolo che ricopre, che la scuola e lo scambio con i bambini gli offrano ogni giorno un impagabile bagaglio di esperienze di vita. Ha anche capito, però, dal primo giorno che è entrato in una classe, che di quel mondo, di ciò che succede dentro le aule di una scuola, nella maggior parte dei casi si ha solo un nostalgico ricordo dei tempi che furono o una visione di nuovo acquisita per forza di cose, chi per lavoro chi per ruolo genitoriale. Ma secondo lui, quel "nuovo pianeta", quella parte di emisfero che accoglie e coinvolge i bambini per una significativa parte della loro vita, è ancora poco conosciuto da chi non ha una vita scandita da campanelle, cartelle, astucci, lavagne, immaginazione e fantasia.

Così ha iniziato a osservare, a partecipare sempre di più alla vita dei suoi alunni, ad annotare ogni cosa di quello scandire del tempo da maestro precario ma stanziale nelle sua ferma convinzione che l'impegno di educare preceda, sia un tutt'uno e superi l'insegnare.

Ogni giorno Alex, entra in classe, con una cassetta degli attrezzi fatta del libro della Costituzione, dell'agenda rossa di Paolo Borsellino, del libro di Agnese Moro che racconta della vita di suo padre, di fotografie e guide di viaggio, di quotidiani e ipad, di libri di lettura e ritagli di giornale, cd, da cui partire per insoliti e lunghi viaggi esplorativi da compiere con i suoi alunni. 

Così insegna storia, partendo dalla memoria, e dalla conoscenza dei nomi delle persone che l'hanno fatta mettendoli a parte della loro vita, portandoli sui luoghi, chiamando testimoni a raccontare dal vivo, insegnandogli a leggere l'urbanistica del loro paese come prezioso libro da cui partire per comprendersi e comprendere l'insieme più vasto della terra che abitano. Dal nome di una via, può così arrivare, attraverso le canzoni Auschwitz di Francesco Guccini e lo storia di Jack di Mario Mantovani, a parlare di Olocausto, dello sterminio degli ebrei ma anche degli omosessuali, dei progenitori dei bambini rom che  alunni delle sue classi, dei diversamente abili, dei pazienti psichiatrici, degli oppositori politici e dei testimoni di Geova.

Parlando degli omosessuali arriverà a parlare di sessualità e affettività, argomenti che i bambini a scuola praticano già in maniera frequente ma disordinata, di famiglie, di società; procederà parlando dei rom, seguendo la traccia di una ormai poco usata etimologia della parola, entrando e uscendo dalle pagine di libri che raccontano di esperienze vissute, superando i confini di cartine geografiche e atlanti con fotografie, musiche e cibi etnici. Così farà anche raccontando dei diversamente abili, di esperienze e quotidianità altre, possibili e reali, da conoscere e frequentare per apprendere sempre più  declinazione della parola vita e lo stesso farà per i testimoni di Geova dove non mancherà, nell'ora di religione di parlare di «Di un solo Dio, ma di molti cieli», come ha suggerito un suo alunno, di condividere nelle sua classi festività e ricorrenze religiose, battendosi perché la scuola si il primo luogo di accettazione e condivisione. E, infine, non si risparmierà nel raccontare degli oppositori politici, di resistenza agli oppressori, di impegno civile responsabilità civile, "materie" mai disconnesse dall'insegnamento delle altre (si può insegnare l'italiano, la matematica, la storia, la geografia senza farlo? Ma si può condurre la vita scolastica di ogni giorno senza pensare, nella gestione dei tempi, degli spazi, dei gesti, delle attività, dei confronti e degli scontri, che ciò che apprenderanno i bambini segnerà per sempre la strada del loro essere cittadini?).

Di tutto questo e di molto altro parla Tutti in classe, un insieme di pagine di esperienza che possono agilmente entrare nella cassetta degli attrezzi di altri insegnanti, dirigenti scolastici, genitori, ma anche bibliotecari, non meno di quella dei politici e dei funzionari adibiti a vegliare e a legiferare in materia scolastica, per generare non solo interesse nei confronti di questo che solo, con termine forzato, potrei definire metodo ma preferirei chiamarlo forse come esempio di ciò che dovrebbe essere preso in considerazione rispetto al desiderio, o al fare, il lavoro di insegnante, al ruolo della scuola e alle infinite e nuove possibilità di farne il primo luogo di accoglienza, do formazione e di cultura di un Paese che possa dirsi civile.

Alex è davvero e profondamente un maestro.
Un mestro precario, e questo la dice lunga sulla situazione della nostra scuola.
E ogni anno, nel salutare in cerchio, su un prato, i suoi bambini, o perché arrivati alla conclusione del ciclo della scuola primaria, sempre perché non sa se li rivedrà in quelle aule il prossimo anno, Alex li saluta lasciando loro quattro tracce che riassumono il programma scolastico che hanno seguito insieme nel corso dell'anno, una sorta di eredità:
Uno: rompete le scatole.
Due: non state zitti di fronte alle ingiustizie.
Tre: non siate mai indifferenti; se passate di fronte a un uomo che chiede la carità, domandatevi perché.
Quattro: viaggiate!
Alex Corlazzoli, op. cit., pag. 48

Ora, Alex Corlazzoli, insieme a Luca Bassanese, attore, musicista e scrittore con la regia di Stefano Florio, ha deciso anche di fare uscire la sua insolita esperienza dai muri delle aule e di portarla sui palchi del nostro Paese per condividerla con gli spettatori.

L'idea dello spettacolo, così come la collaborazione nata tra i tre, è frutto della volontà di non dimenticare l’articolo 34 della nostra Costituzione che sancisce che “La scuola è aperta a tutti”.

Abbiamo voluto portare in scena questo spettacolo a Mirandola e L’Aquila – spiegano Bassanese, Florio e Corlazzoli – per non lasciare sole dal punto di vista culturale queste popolazioni ma anche perché la scuola, come quelle città, in questi anni è stata demolita da un continuo terremoto politico. Oggi serve che venga sentita come un bene comune.

Per info:
Alex Corlazzoli

Lo spettacolo/concerto di teatro civile, che sarà un mix teatrale di parole e musiche, racconta com’è ridotta la scuola italiana oggi ma è anche un divertente viaggio tra i banchi alla scoperta di ciò che i bambini pensano della politica italiana, cosa ricordano del secolo trascorso, quali sogni hanno per il futuro del Paese e come vivono questa crisi economica.
Sul palco la voce narrante di Corlazzoli sarà in compagnia dell’istrionica figura di Bassanese (voce e chitarra) e di Florio (strumenti a corda, visual effect).

La prima di La scuola siamo noi sarà presentata sabato 19 ottobre a Mirandola (alle ore 21.00 presso il Caffè la Fenice alla Galleria del Popolo) per poi proseguire per l'Aquila dove approderà venerdì 29 novembre (grazie alla collaborazione del quotidiano online "NewsTown" e "Action Aid").

Abbiamo voluto portare in scena questo spettacolo a Mirandola e L’Aquila – spiegano Bassanese, Florio e Corlazzoli – per non lasciare sole dal punto di vista culturale queste popolazioni ma anche perché la scuola, come quelle città, in questi anni è stata demolita da un continuo terremoto politico. Oggi serve che venga sentita come un bene comune.

La scuola siamo noi sarà in scena all’interno della settima rassegna letteraria “Un castello di libri” (venerdì 18 - domenica 20 ottobre) organizzata dall’amministrazione comunale e dalla Biblioteca "Eugenio Garin" di Mirandola e che torna, sono molto felice di poterlo scrivere, dopo l'inusuale scorsa edizione che ha occupato il tempo sospeso dal sisma del maggio 2012 e lo ha riconquistato, custodito e tenuto in serbo perché nulla dell'impegno e del successo degli anni precedenti andasse perduto (e per la quale non ringrazierò mai abbastanza tutti gli autori che hanno accettato l'invito e che con la loro presenza hanno contribuito a rendere possibile questa preziosa continuità dell'iniziativa).

Ora "Un castello di libri" si è ripresa il suo tempo e torna nella sua veste originaria che ha fatto dell'adozione di una casa editrice, differente a ogni edizione, il suo elemento distintivo. 
La casa editrice ospite di quest'anno sarà Einaudi che porterà a Mirandola, oltre ad Alex Corlazzoli, alcuni tra i migliori autori della sua scuderia: Eraldo Baldini, Aldo Bonomi, Domenico Scarpa, Rosella Pastorino, Marcello Fois, Marco Imperato, Paolo Crepet, Federico Condello, Fabio Mini, Elena Loewenthal insieme al direttore editoriale Ernesto Franco.








INFO E CONTATTI:

COMUNE DI MIRANDOLA
BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN"
T. 0535/29781 - 29782 - 29624
info@uncastellodilibri.it
www.uncastellodilibri.it

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