sabato 7 dicembre 2013

L'AVVENTO DEI LIBRI. GIORNO 7


Serena Piazza/Antonio Marinoni,
Voci su Verdi,
progetto grafico di Mariagrazia Rocchetti,
Rizzoli, Milano, 2013

Serena Piazza è nata a Como e vive a Pavia. Laureata in lettere, ha un master in editoria, è autrice e redattrice. Per Rizzoli ha pubblicato Fratelli d'Italia (2010) ed Emilio Salgari, navigatore di sogni (2011) entrambi con le illustrazioni di Paolo D'Altan.

Antonio Marinoni è nato a Vigevano nel 1960. Si è laureato in architettura presso il Politecnico di Milano nel 1983 e da molti anni insegna in un liceo artistico. Ha disegnato tessuti, decori per piastrelle (Gabbianelli) e per piatti (Richard-Ginori). Si è poi specializzato nel ritratto di interni, lavorando con la Galleria Blanchaert di Milano e realizzando una serie di opere che lo hanno gradualmente avvicinato all'illustrazione. È stato selezionato al Bologna Illustrators Exhibition nel 2004. Come illustratore ha collaborato con gli editori Pulcinoelefante, Giuseppe Aletti, Giunti e Klutz. Con la casa editrice Topipittori ha pubblicato L'ora blu (con testo di Massimo Scotti, 2009) e Velluto. Storia di un ladro (con testo di Silvana D'Angelo, 2007).




Due giorni di spettacoli per ricordare Giuseppe Verdiin occasione dell'anno a lui dedicato che ormai, dopo aver celebrato con numerose iniziative il bicentenario della nascita (Roncole, Busseto, 10 ottobre 1813 - Milano 27 gennaio 1901), sta giungendo alla sua conclusione.

Questo pomeriggio, la 235esima stagione del Teatro alla Scala di Milano (con repliche fino al 3 gennaio) si aprirà con l'opera La traviata (libretto di Francesco Maria Piave. Direttore Daniele Gatti, Regia e scene Dmitri Tcherniakov, Costumi Elena Zaytseva, Luci Gleb Filschtinsky. Interpreti principali: Violetta Valery - Diana Damrau e Alfredo Germont - Piotr Beczala).

Come è noto, La traviata nacque nel 1853. A quel tempo, era un rarissimo esempio di opera lirica che parlava della contemporaneità. E proprio in questo sta la grande sfida di Verdi a quelli che percepiscono l’opera come una meravigliosa illusione del passato. Un’idea che tuttavia non ha più nulla a che fare con chi oggi sta seduto in sala. Nel corso degli ultimi 160 anni, molto è cambiato nei nostri pensieri e sentimenti. Ci siamo arricchiti dell’intera esperienza dei tempi passati. Sappiamo tante cose in più, abbiamo letto, visto, incontrato, sperimentato molto. E la nostra sfera sensoriale è molto più complicata di quella della gente di un secolo e mezzo fa. Siamo diventati più esperti, più complessi, più sofisticati, più introversi. Tuttavia, la storia di Violetta e Alfredo ci emoziona ancora. Sia per l’impatto che ha su di noi la musica di Verdi, sia per il fatto che tutti ci identifichiamo con quei personaggi. [...]
Nel nostro spettacolo cerchiamo di analizzare da vicino un frammento della vita dei personaggi e di capire che cosa sta succedendo ai loro sentimenti. Perché è proprio questo il problema a cui noi oggi siamo più interessati».       Dmitri Tcherniakov


Serena Piazza/Antonio Marinoni,
Voci su Verdi,
progetto grafico di Mariagrazia Rocchetti,
Rizzoli, Milano, 2013


Stesso giorno, altra città, al Teatro Valli di Reggio Emilia (con replica l'8 dicembre), andrà in scena Verdi, Narrar Cantando lo spettacolo di Marco Paolini e Mario Brunello (regia di Marco Paolini e César Brie, collaborazione alla drammaturgia e ai testi Gerardo Guccini, arrangiamenti Stefano Nanni, disegno luci Michele Mascalchin, suono Gabriele Turra e con Marco Paolini, Mario Brunello al violoncello e Stefano Nanni all'armonium), nato con l'intento di scoprire un altro Verdi oltre al grande musicista, per rivelarne la personalità e l’influenza sulla cultura italiana.

«Verdi non è solo un musicista è un uomo di teatro che pensa a un disegno generale e poi ne cura ogni dettaglio per arrivare a un effetto mirato. La storia viene narrata dalle parole e dalla musica, ma niente di superfluo deve essere lasciato, per il solo gusto del bello o per l’esibizione della tecnica. Verdi dunque pensa a uno spettacolo globale ed essenziale; il risultato è straordinario perché egli inventa qualcosa che sembra molto più antico di lui. Le sue opere diventano tradizione da subito (non tutte ovviamente…), la gente lo canta anche se non è andata a teatro, la sua popolarità è pari a quella di Garibaldi». Marco Paolini


Marco Paolini e Mario Brunello


Può capitare di avere una nonna dell'Ottocento che sin dal nome serba i tratti della tragedia. Il suo gemello si chiamava Romeo e morì a causa della Spagnola, la Grande Influenza che miracolosamente la risparmiò, lasciandole in cambio uno sfregio per ricordarsi di quel gesto mancato, la sordità.
Da quel momento, lei decise di riprodurre ogni giorno le voci e i suoni che non aveva più potuto sentire, per non dimenticare.
Mia nonna amava leggere, e altrettanto raccontare.
Amava la musica, mia nonna, e le piaceva cantare e ballare.
Non c'era ora del giorno, e della notte, soprattutto della notte, che non la vedesse impegnata in una di queste attività con un'ostinazione che lei sapeva trasformare in gioia.
Per i miei primi dodici anni, la sua voce ha riempito gli spazi della casa.
La volta che non la sentimmo per tutta la notte, nessuno dormì.
Non passarono due giorni, che ci lasciò.

Perché vi scrivo di lei?

Perché amava il melodramma, con i suoi libretti e le sue musiche, Verdi su tutti.
La traviata, sopra ogni cosa.
Il primo dell'anno, per dirne una, mentre gli altri brindavano sgambettando i walzer del concerto di Vienna, noi lo facevamo ne' lieti calici che la bellezza infiora, e la fuggevol ora s'inebri a voluttà, ne' dolci fremiti che suscita l'amore, poiché quell'occhio al core onnipotente va.

Ci teneva molto, mia nonna, a non perdere occasione per tradurre, prima a mia sorella poi a me e con me a tutti gli amici del quartiere, la storia di Violetta perché capissimo bene di cosa si trattava e in quali esseri spregevoli potevano trasformarsi coloro che avevano care prima le convenzioni che le persone.

Ma la musica, la musica... se Verdi aveva scritto una partitura di tale bellezza per quella storia dolente doveva essere un uomo diverso dagli altri, ci raccontava quasi lo conoscesse bene, tanto ci eravamo fatte l'idea per un po' di tempo che fosse un mezzo parente o giù di lì, da bambini si pensano facilmente cose grandi.




La sua musica la trasformava, e iniziava a cantare. 
Tragedia e melodramma.
E quel canto lirico ero stato anche l'unico repertorio delle nostre ninne nanne... Se una pudica vergine degli anni suoi nel fiore a te donasse il core... sposa ti sia... lo vo'... 
Se oggi ne dovessi ripescare una tra i ricordi, dovrei farlo lì.

Per come la vedevamo noi, io mia sorella i nostri amici, l'opera era familiare, e volevamo sapere tutto dei suoi personaggi, degli intrighi, degli errori, delle fucilazioni, delle sigaraie, degli amori, delle vite bohemien o dissolute che fossero; lo volevamo sapere perché quelle musiche erano stati capaci di farci provare, nostro malgrado, curiosità e sensazioni ed emozioni nuove che però non sapevamo nominare.

Voci su Verdi, per questo racconto della mia infanzia, ma anche per le diverse opportunità che vedo offerte dalle sue pagine, è un libro che mi ha interessato in modo particolare.


A partire dalla scelta narrativa di Serena Piazza che ha deciso di seguire, come filo per raccontare la vita del Maestro di Busseto, quello confidenziale, quasi intimo, della voce o, meglio delle voci, espediente che mi ha fatto inevitabilmente tornare indietro nel tempo, di chi lo ha conosciuto o anche solo sfiorato, ma che è stato in prima persona testimone diretto della vita di un uomo pienamente inserito nei cambiamenti del proprio tempo, ovviamente un genio musicale ma che ha costruito la sua grandezza internazionale sul rigore e il duro lavoro.




Serena Piazza/Antonio Marinoni,
Voci su Verdi,
progetto grafico di Mariagrazia Rocchetti,
Rizzoli, Milano, 2013



Quella che viene narrata in queste pagine è la storia di Giuseppe Verdi dal 1813, dalla sua giovinezza a Roncole di Busseto, alle sue prime fatiche, dalla vita di tutti i giorni al successo, fino al 27 gennaio del 1917, il giorno in cui Milano cosparse di fieno la via Manzoni dell'Hotel De Milan per attutire i rumori delle carrozze che passavano sotto la stanze dell'appartamento dove alloggiava il suo amato Maestro in fin di vita.

Le voci scelte per raccontarla sono quella di Verdi bambino, del primo padrone di casa, quella di un cocchiere che lo condusse alle seconde nozze, di una cameriera dell'Hotel De Milan che partecipò al suo trionfo e quella della cuoca di Villa Verdi. Ma non sono le sole. Voci nascoste e mai scontate, inaspettate. Un coro desideroso di ricordare l'incontro con la straordinaria quotidianità di un uomo che sarebbe passato alla storia.

In apertura, la voce prima, quella del protagonista:



1813 - 1832
DALLA CASA NATALE DI RONCOLE
AL GINNASIO DI  BUSSETO

Una carrozza.

Tutta nera, lucida, bella, con due posti a cassetta, le portiere di legno decorato, 
i sedili imbottiti e foderati di seta rossa.
Me la sognavo tutte le domeniche mattina, più o meno a metà dei cinque chilometri di strada che separano Busseto da Roncole. D'inverno, poi, quando uscivo dalla casa del PIgnatta così presto che sembrava fosse ancora notte e il naso mi gocciolava anche se non avevo il rafreddore, cominciavo a sognarmela non appena superavo le ultime case del paese 
e mi immergevo in quella tazza di latte che era la campagna nebbiosa.
[...]
(op. cit., p. 10)



Serena Piazza/Antonio Marinoni,
Voci su Verdi,
progetto grafico di Mariagrazia Rocchetti,
Rizzoli, Milano, 2013



SETTEMBRE 1839 - GIUGNO 1840

GIUSEPPE VERDI E MARGHERITA BAREZZI 

PRENDONO IN AFFITTO LA LORO PRIMA E UNICA CASA A MILANO

Dove il padrone di casa racconta dell'arrivo in città dei due giovani,
dei timori di non essere pagato e delle disgrazie che successero
alla famiglia Verdi nell'appartamento in contrada San Simone 

Serena Piazza/Antonio Marinoni,
Voci su Verdi,
progetto grafico di Mariagrazia Rocchetti,
Rizzoli, Milano, 2013



9 FEBBRAIO 1893

LA SERA DELLA PRIMA MILANESE

DEL FALSTAFF

Dove una giovane cameriera, arrivata da soli tre giorni all'Hotel De Milan, racconta del successo del Maestro e di quanto la folla lo amasse,
tanto da staccare i cavalli e trainare la sua carrozza 
per portarlo in trionfo dal teatro all'Hotel, dove sarebbe rimasta ore e ore
sotto le finestre del suo appartamento ad onorarlo
al grido di "Viva Verdi!"

Serena Piazza/Antonio Marinoni,
Voci su Verdi,
progetto grafico di Mariagrazia Rocchetti,
Rizzoli, Milano, 2013


Piccoli ritratti, ricchi di aneddoti che ridanno il senso di cosa e quando Verdi abbia significato nella storia e nella vita dei cittadini del nostro Paese, della possibilità che l'opera lirica ha rappresentato al fine di creare una lingua e cultura comune che, per la prima volta, potessero dirsi, anche se ancora sottovoce, italiane.

Le splendide tavole di Antonio Marinoni, creano una scenografia perfetta che permette al testo di dispiegarsi in tutte le sue declinazioni.
I suoi disegni arricchiscono e perfezionano i racconti portano tra le pagine le atrmosfere, le cromie, le architetture e i costumi del tempo, permettendo così al lettore la sensazione di entrare pienamente nel testo, di essere così l'ultima voce, quella che fa da raccordo a tutte le altre.


Serena Piazza/Antonio Marinoni,
Voci su Verdi,
progetto grafico di Mariagrazia Rocchetti,
Rizzoli, Milano, 2013


Tutto questo fa di Voci su Verdi, un libro che parla tanto ai bambini, opportunità che non mi lascerei scappare per fargli conoscere l'opera attraverso uno dei suoi più grandi protagonisti, quanto agli adulti che potranno concedersi una piacevole lettura piena di intelligenti aneddoti che danno ragione della grandezza di Giuseppe Verdi.
Il testo, oltre alla bibliografia di riferimento che vi dicevo, è arricchito da una scheda che rende conto delle persone che sono state più vicine al Maestro e della riproduzione di parte del testamento olografo, redatto a Milano il 14 maggio del 1900, che da conto della sua grande generosità.

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