Laëtitia Devernay, Concerto per alberi, Terre di Mezzo, Milano, 2011 © tutti i diritti riservati |
Laëtitia Devernay è nata nel 1982 a Parigi. Ha frequentato l'Accademia d'Arte di Strasburgo e l'Accademia Nazionale di Arti Apllicate. Il suo primo libro, Diapason, questo il titolo originale uscito per la casa editrice LA JOIE DE LIRE, le ha valso la Menzione nella sezione Opera Prima del BolognaRagazzi Award 2011, assegnata dalla giuria con la seguente motivazione:
Un testo quanto mai ambizioso, poiché la fresca abbondanza di elementi floreali, che denota nell’autrice una sapiente dedizione al “rifacimento”, si mescola con il desiderio di raccontare il ritmo, di rendere i suoni per mezzo delle figure. Allungando, restringendo, riempiendo di segni infiniti delle “tessiture” che guardano agli spartiti musicali, l’autrice supera le ristrettezze che separano un’arte dall’altra, tende a quella ricomposizione unitaria a cui alludevano, in molti periodi della storia dell’arte, proprio le avanguardie più audaci e ambiziose. Resta, però, sapientemente e limpidamente, entro i confini della letteratura per l’infanzia, perché questa successione di voli, di foglie, di alberi, di corolle, di chiome, di fusti, è sempre collocata nel “giardino d’infanzia” dove stanno le grandi fiabe e i classici libri per i bambini. Poi, la poesia è il fine vero a cui tende l’autrice, perché sa che i ritmi infantili alludono alle grandi partiture.
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Pubblicato in Italia dalla casa editrice Terre di Mezzo, il libro è un Leporello che racchiude nelle sue pieghe 9 mt di poesia silenziosa e senza fine.
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Utilizzando "inchiostri di China" (derivazione dei più antichi e pregevoli indiani ottenuti dagli alberi di pino), declinati nelle tonalità del nero, del verde e del crema, Laëtitia è riuscita a creare un mondo sospeso, un tributo alla grazia della natura che si fa musica. È riuscita, nella difficile impresa di fermare quell'attimo lì, quell'impercettibile continuo movimento, quello che tutti abbiamo colto almeno una volta nella vita ma non so se si potrà mai descrivere a parole. Diapason, anche in questo senso, è senz'altro il titolo più indicato per questo libro ma, curiosità, gli editori dei diversi paesi lo hanno tutti cambiato (The Conductor, Applaus...).
A lei il compito di guidarci tra le pagine della sua opera.
Concerto per alberi è nato da un personaggio carismatico, il direttore d'orchestra; la volontà è di farne un eroe silenzioso, un mago solitario. Che cosa fa quando è lontano dai suoi musicisti? Come trova l'ispirazione? ... Io la trovo osservando la natura, e così anche il mio personaggio.
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Ho lavorato sulle trame delle radici, dei tronchi, delle foglie, e ho creato così dei grigi e dei neri più o meno densi. Vuoti, pieni, imponenti masse che contrastano con la sensibilità delle linee. Allo stesso modo ho riflettuto sull'aspetto grafico degli strumenti musicali, sulle corde, le volute... sui papillon dei musicisti, sui frac... su questa eleganza bianca e nera per creare una foresta viva, fertile, nella quale il confronto tra sottili sfumature di colore è vibrante e annuncia il movimento successivo.
Laëtitia Devernay, Concerto per alberi, Terre di Mezzo, Milano, 2011 © tutti i diritti riservati |
L'orizzontalità della partitura diventa la verticalità degli alberi, le foglie si trasformano in piume, gli uccelli in note...
Laëtitia Devernay, Concerto per alberi, Terre di Mezzo, Milano, 2011 © tutti i diritti riservati |
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Mi interessano particolarmente la ricostituzione degli elementi mancanti, le analogie, il gioco con le differenze e le ellissi. Queste ricerche rispondono alle mie preoccupazioni di fronte alla muta narrazione. Il poeta, lo scrittore, utilizzano le figure retoriche per amplificare le loro intenzioni. Io invece utilizzo questi giochi grafici per consegnare efficacemente la mia storia ai lettori, lasciando che si approprino liberamente delle mie immagini. In effetti, l'assenza di testo ha in sé un'intenzione enigmatica che permette un'interpretazione simbolica. Il lettore è portato a leggere la storia attraverso la sua sensibilità.
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In più, trovo interessante rappresentare la musica attraverso un volume illustrato, totalmente muto. Non ho rappresentato un brano particolare ma un'aria musicale in generale: un concerto per uccelli neri!
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Una nube di uccelli annuncia i movimenti dei violini, un solo arrangiamento in un cielo deserto rappresenta un assolo di oboe... tutta una sinfonia...
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poi il silenzio, quando il piccolo direttore d'orchestra saluta. Il ciclo portato a compimento ne annuncia uno nuovo, e la storia ricomincia...
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È la caratteristica della natura: niente muore, tutto si trasforma. Una storia, appartenente a ognuno e diversa per tutti, che si legge ciclicamente grazie alla rinascita che deriva sempre dalla fine di un ciclo...
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Non è una sinfonia, non ci sono oboe e violini... è un'altra musica, in un certo senso sempre classica ma quando guardo questo libro a me vengono in mente queste note... e rimangono con i miei pensieri per un sacco di tempo... Sii grata dei piccoli favori...
The Beatles, The Beatles (White Album), 1968
Le immagini Canzone per alberi e le parole di Laëtitia Devernay sono state pubblicate per gentile concessione della casa editrice © Terre di Mezzo e rispettivi autori.
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