lunedì 26 settembre 2011

SHOAH: LA MEMORIA SOPRAVVIVE NELLA RETE

Questa mattina, a Roma, presso l'Archivio Centrale dello Stato è stato presentato il progetto per l'accesso on line alle interviste in lingua italiana realizzate tra il 1998 e il 1999 dallo University of Southern California Shoah Foundation Institute for Visual History and EducationLe 433 interviste audiovisive dei superstiti italiani della Shoah saranno consultabili on line sul sito dell'Archivio dello StatoFanno parte dell'enorme corpus di circa 52mila videoregistrazioni effettuate in 56 Paesi e 32 lingue raccolto dalla Survivors of the Shoah Visual History Foundation che Steven Spielpberg, ispirato dall’esperienza vissuta nel girare Schindler’s List,  ha fondato nel 1994 la con lo scopo di raccogliere video-testimonianze di sopravvissuti e di altri testimoni della Shoah. 


Steven Spielberg


La Fondazione di Spielberg, che oggi rappresenta una delle più grandi biblioteche video-digitali al mondo, tra il 1994 al 1999 ha intervistato sopravvissuti ebrei, omosessuali, testimoni di Geova, zingari di etnia Rom e Sinti, sopravvissuti alle politiche per il miglioramento della razza, liberatori e testimoni della liberazione, prigionieri politici, soccorritori e partecipanti ai processi per i crimini di guerra, al fine di non disperdere la memoria del genocidio.


Schindler's List, 1993

L’intero archivio è, ad oggi, disponibile presso 32 istituzioni sparse nel mondo e raccolte di testimonianze di dimensioni minori sono consultabili presso più di 100 centri in 23 paesi. Per trovare un centro vicino a voi, seguite questo collegamento.
Nel 2006 la Fondazione è diventata parte della Facoltà di Lettere, Arti e Scienze della University of Southern California ed ha cambiato il proprio nome in USC Shoah Foundation Institute for Visual History and Education. Il nuovo nome riflette un obiettivo più ampio: prevalere sui pregiudizi, l’intolleranza, gli integralismi e le sofferenze da esse causate attraverso l’uso come strumento educativo delle testimonianze di storia visiva dell’Istituto.  Oggi l'Istituto raggiunge educatori, studenti, ricercatori e studiosi in tutti i continenti, e sostiene gli sforzi per raccogliere testimonianze di sopravvissuti e testimoni di altri genocidi.



Pagina 14 del documento ritrovato in Germania nel 1999
che attesta i nomi dei 1200 ebrei salvati
da Oskar Schindler

La consultazione di tutti i materiali è gratuita mentre la loro duplicazione, a pagamento, è possibile solo previa richiesta alla USC Shoah Fondation, unica detentrice dei copyright.
Per quanto riguarda l'accesso alle 433 testimonianze italiane, digitando http://www.acs.beniculturali.it/ si potrà accedere a un archivio audiovisivo di circa 1600 ore, indicizzato che significa che ogni intervista, dalla lunghezza di circa trenta minuti, è scomposta in segmenti da un minuto. Scegliendo una tra le molte parole chiave (a partire dai nomi di persone e dei luoghi), si otterrà la lista di tutte le interviste in cui sarà contenuta la parola di ricerca scelta e verrà segnalato anche il minuto, all'interno di ciascuna testimonianza, in cui se ne parla.
All'indicizzazione delle interviste italiane, ha lavorato il Laboratorio Lartte della Scuola Normale di Pisa dal 2002, anno in cui risalgono i primi contatti tra la Direzione Generale degli Archivi e la Survivors of the Shoah Visual History Foundation.

Per evitare un uso improprio delle interviste, l'accesso on line è disciplinato da regolamento: le persone interessate che vorranno consultare i materiali dal computer di casa dovranno registrarsi sul sito, ottenere una password e specificare obiettivi della ricerca. Entro 24 ore dovrebbe essere concesso l'accesso. 


Oggi è il 26 settembre. Mancano giusto 4 mesi al 27 gennaio, Giorno della Memoria. Non lasciamoci scappare questa nuova opportunità di conoscenza  e di approfondimento. Ascoltiamo le voci dei testimoni, ancora una volta, ci sono ferite che non vanno rimarginate, soprattutto quelle che hanno cambiato il corpo e la mente dell'umanità una volta e per sempre. Con quelle ferite ogni giorno dobbiamo fare i conti anche se non ci pensiamo. Per ciò che siamo stati, per ciò che siamo e per ciò che potremo essere. Una volta pronti, consapevoli, capaci di rinnovato ascolto per quelle dolorose narrazioni condividiamole con i bambini e i ragazzi. Hanno diritto di sapere da dove vengono, di avere la possibilità di leggere il loro presente e di poter scegliere le strade future. Lealtà e onestà sono doveri che proteggono diritti non opzioni lasciati al caso. Un caso, tra l'altro, che spesso mistifica tutto. Facciamoci ponti di possibili indimenticabili incontri.

Altri siti di approfondimento:

Fondation pour la Mémoire de la Shoah, organizzazione non-profit che si occupa della promozione della memoria e degli studi sulla tragedia della Shoah. Tra i fondatori, e Présidente d'honneur, Simone Weil.

Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza Onlus.

venerdì 23 settembre 2011

LONDON CALLING! # 1 RISE OF THE PLANET OF THE APES... and ANTHONY BROWNE

È uscito oggi nelle sale italiane L'alba del pianeta delle scimmie http://www.youtube.com/watch?v=xLOYTKbfILM (Rise of the Planet of the Apes http://www.apeswillrise.com/), diretto dal talentuoso Rupert Wyatt (The Escapist) e con James Franco, Freida Pinto e Andy Serkis (già King Kong nel film di Peter Jackson qui nel ruolo di Caesar), prequel della lunga serie cinematografica tratta dal romanzo di fantascienza La planète des singes (Il pianeta delle scimmie) che Pierre Boulle scrisse nel 1963. Il primo film, diretto da Franklin J. Schaffner, con Charlton Heston nei panni del protagonista, uscì negli Stati Uniti nel 1968. Da allora, soprattutto negli anni '70 dove sono usciti i sequel della serie classica, si sono succedute due serie televisive, di cui una animata, fino ad arrivare al remake del 2001 di Tim Burton. Ma qui parliamo di una storia originale scritta appositamente per il film anche se lo scimpanzè Caesar era già presente negli ultimi tre episodi della serie classica.




Ho visto Rise of the planet of the shape a Londra, lì è uscito il 12 agosto.
Avevo già letto commenti altisonanti dopo l'uscita americana dove il pubblico e la critica ne sono stati così colpiti da farlo immaginare uno dei maggiori successi della stagione cinematografica (si parla già di sequel). Nonostante i giudizi positivi, ho varcato la soglia della sala magica con i soliti dubbi che vengono allo spettatore classico quando sta per andare a vedere un blockbuster così pubblicizzato.
Non vi racconterò nulla della trama. Non sarò io a rovinarvi la sorpresa, inoltre l'avrete ormai trovata scritta e trascritta da molti giornalisti.
Vi basti sapere che la storia racconta della fine della civiltà, questa volta affidata all'incontrollabile potere della genetica e all'autodistruzione per l'assoluta mancanza di valori. Inoltre è una metafora del racconto della mancata integrazione fra culture diverse perfetta anche per i nostri tempi: il terrore dell'incontro con l'altro, la sopraffazione di un gruppo dominante su uno represso e tiranneggiato, infine la ribellione di quest'ultimo, azione dagli effetti inaspettati e devastanti. Gli effetti speciali raggiungo livelli di eccellenza tali da superare quelli visti in Avatar (sono stati affidati alla neozelandese Weta Digital che, curiosità, ha curato la post-produzione di Le avventure di Tintin. Il segreto del Liocorno diretto da Steven Spielberg, non a caso prodotto da Peter Jackson e con Andy Serkin "il Charlie Chaplin del motion-capture" nel ruolo del capitano Haddock, che vedremo nelle nostre sale in ottobre http://youtu.be/YDs6tgSC6vc).
Insomma, un film da non perdere, soprattutto se siete amanti del genere.
Al cinema c'erano diversi ragazzi e qualche bambino ... beh, lo saprete già, ma non è un film pensato i bambini anche se la fascinazione che esercita sull'essere umano il mondo dei primati risulta per loro una grande attrattiva a cui è difficile resistere. C'era una responsabile del cinema che avvisava di questo i genitori, alcuni di loro alla fine hanno desistito dall'entrare in sala tra i lamenti disperati dei figli.
"Se ci fosse Anthony Browne con i suoi gorilla potrebbe fare qualcosa per quel pianto", ho detto senza pensarci su alla responsabile del cinema e lei mia risposto "Browne... oh,he is the greatest dad of gorillas! ".
Dunque, eccolo qui... "il più grande papà dei gorilla" della letteratura per l'infanzia a disposizione di quei bambini curiosi e inconsolabili che non potranno vedere il film...


 Autoritratto di Anthony Browne
in 
Willy's picture,
 Walker Books Ltd, London, 2000

Immenso autore e illustratore britannico di picture book, Anthony Browne è vincitore dell'Hans Christian Andersen Award, del Kate Greenaway Award, del Kurt Maschler Award ed è stato Children's laureate 2009-2011, il maggior riconoscimento in patria che viene concesso a un autore di libri per bambini di grande talento. Questi viene nominato Ambasciatore della letteratura per l'infanzia, ruolo che lo vedrà impegnato nella promozione di iniziative, incontri e progetti per il periodo  di due anni sull'intero territorio del Regno Unito (gli altri Children's laureate sono stati: Michael Rosen 2007-2009, Jaqueline Wilson 2005-2007, Michael Morpurgo 2003-2005, Anne fine 2001-2003 e Quentin Blake 1999-2001. Dal 7 giugno l'incarico è passato alla mamma del Gruffalò, Julia Donaldson 2011-2013 http://www.childrenslaureate.org.uk).

I hope to encourage more children to discover and love reading, but I want to focus particularly on the appreciation of picture books, and the reading of both pictures and words. Picture books are for everybody at any age, not books to be left behind as we grow older. The best ones leave a tantalising gap between the pictures and the words, a gap that is filled by the reader's imagination, adding so much to the excitement of reading a book. Anthony Browne

Gorilla è il primo libro di Browne dedicato al maestoso primate. Ormai divenuto un classico della letteratura per l'infanzia, è l'opera che vede il dispiegarsi della poetica e dello stile di Browne che da lì non faranno altro che consolidarsi. Con un uso magistrale di un registro al contempo realista e surrealista, dai tempi lievi e precisi come quelli di una melodia, Browne racconta della tristezza di una bambina che, a causa di un padre sempre troppo impegnato, rischia di non vedere realizzato il più forte dei suoi desideri, quello di andare allo zoo a vedere i suoi amati gorilla, neanche in occasione del giorno del suo compleanno. Ma, si sa, quando i bambini non riescono ad andare verso i sogni sono i sogni che vanno verso i bambini. Sarà così che un gorilla dalla grazia infinita si materializzerà nella stanza della bambina e riuscirà a condurla oltre le soglie della solitudine dell'infanzia.


Anthony Browne, Gorilla
Julia MacRae Books/Walker Books Ltd, London, 1983/1992


Anthony Browne, Gorilla
Julia MacRae Books/Walker Books Ltd, London, 1983/1992


Anthony Browne, Gorilla
Julia MacRae Books/Walker Books Ltd, London, 1983/1992


Anthony Browne, Gorilla
Julia MacRae Books/Walker Books Ltd, London, 1983/1992


Nel 1994 Anthony Browne fece uscire una versione mozzafiato, dal forte impatto drammaturgico, di King Kong basata sul soggetto scritto da Edgar Wallace e Merian C. Cooper (anche co-regista insieme a Ernest B. Shoedstack) per il film del 1933. L'insieme della potenza delle illustrazioni di Browne e uno dei topoi del linguaggio cinematografico diede vita a pagine dalle atmosfere indimenticabili. 


Anthony Browne's King Kong
Julia MacRae Books,
 London, 1994

Anthony Browne's King Kong
Julia MacRae Books,
 London, 1994

Anthony Browne's King Kong
Julia MacRae Books,
 London, 1994

Anthony Browne's King Kong
Julia MacRae Books,
 London, 1994

Nel 1984 nasce Willy, il personaggio protagonista dell'eponima serie di Browne che comprende: Willy the Wimp 1984, Willy the champ 1985, Willy and Hugh 1981, Willy the wizard 1995, Willy the dreamer 1997 e Willy's Picture 2000. Willy, come dirà più tardi l'autore, è la personificazione dell'alter-ego della sua infanzia. È un tributo all'immaginario bambino fuori dal tempo, dalle regole, dalle convenzioni, dalla stessa famiglia. Il ricordo dell'intensità che porta con sé ogni frammento della crescita. La scoperta della porta di accesso, che conduce lontano nella terra del sogno, nascosta nelle grandi opere d'arte.



Anthony Browne, Willy the Dreamer,
Walker Books Ltd, London, 1997

Anthony Browne, Willy the Dreamer,
Walker Books Ltd, London, 1997

Anthony Browne, Willy the Dreamer,
Walker Books Ltd, London, 1997

Anthony Browne, Willy the Dreamer,
Walker Books Ltd, London, 1997


Voices in the park, è un libro dalla forte complessità psicologica. Unico nel suo genere. Racconta di un normale momento della vita quotidiana, una gita al parco, e di come il vissuto di questo possa rivestire significati diversi a seconda del racconto di chi lo vive. Qui, l'intreccio tra la voce dei quattro protagonisti e la voce delle stagioni del tempo regala alla storia una possibilità di astrazione tale da permetterle di elevarsi a paradigma della denuncia della stupidità, nostra e altrui a seconda delle circostanze, insita in ogni forma di pregiudizio.


Anthony Browne, Voices in the Park
Doubleday, London, 1998

Anthony Browne, Voices in the Park
Doubleday, London, 1998

Anthony Browne, Voices in the Park
Doubleday, London, 1998

Anthony Browne, Voices in the Park
Doubleday, London, 1998


In un'intervista rilasciata a Giulia Mirandola e Ilaria Tontardini di Hamelin, in occasione della stesura del catalogo che ha accompagnato la mostra Metafore d'infanzia. Metaphors of Childhood tenutasi in Sala Borsa a Bologna nel 2009 (di cui riporto i riferimenti più sotto), alla domanda "Perché disegni così tanti gorilla?" Anthony Browne ha risposto così:
Questa è in assoluto la domanda che mi fanno più spesso i bambini, ma anche gli adulti, e ho almeno quattro risposte diverse. Prima di tutto, sono creature interessanti da osservare. Ho trascorso ore a guardare i gorilla allo zoo (non li ho ancora visti allo stato selvaggio, ma mi piacerebbe molto), e potrei stare tranquillamente tutto il giorno a studiare le loro facce. Le facce delle persone anziane sono molto più interessanti da disegnare rispetto a quelle dei giovani, per via delle forme e dei contorni assunti dalla pelle; ma le facce dei gorilla sono ancora più affascinanti. Le rughe, le pieghe, le protuberanze, i rigonfiamenti, i peli e i muscoli sono irresistibili per la matita. Non mi stanco mai di disegnarli. La seconda risposta è che assomigliano molto alle persone. Guardare negli occhi un gorilla è quasi come guardare negli occhi una persona, e se lo guardi abbastanza sembra quasi che ci sia un uomo dentro al gorilla, che ti guarda a sua volta. È un'esperienza surreale, ma anche esilarante. Sono veramente simili a noi. In terzo luogo, mi ricordano mio padre. Era un uomo grande e grosso, fiero di sé, con un tocco di aggressività che tirava fuori sul campo di rugby, sul ring o durante la guerra. E tutto questo lo rendeva un eroe agli occhi miei e di Michael [mio fratello]: volevamo fare le stesse cose che faceva lui. Ma mentre ci incoraggiava ad allenarci, c'era un'altra parte di lui che era estremamente gentile. Papà era felice sia quando disegnava con noi, ci raccontava le storie o ci scriveva poesie, sia quando ci insegnava a combattere. Quando guardo i gorilla penso a mio padre. I gorilla sono creature incredibilmente potenti e possono essere terribilmente aggressive quando vogliono, ma hanno anche un lato gentile, che tirano fuori quando si puliscono l'uno l'altro, dimostrando affetto e cura per i loro famigliari. L'altra risposta mi è stata data mentre parlavo con dei bambini in una libreria, molti ani fa, e un ragazzino mi ha fatto la domanda sui gorilla. Di solito qualcuno la fa. Ma questa volta, invece di ripetere una delle solite risposte, decisi di rivolgere a lui la stessa domanda: "Perché secondo te disegno così tanti gorilla?". Ci pensò su un momento e poi rispose che i gorilla sono un po' come le mie illustrazioni. Quando le guardi, all'inizio ti sembrano normali, ma poi se osservi da vicino ti accorgi che non lo sono del tutto. [...] Disse che è la stessa cosa per i gorilla. Sembrano "normali" (nel suo senso della parola, come le persone), ma non lo sono completamente. Ho pensato che fosse una splendida risposta e sono molto grato al ragazzino di quel giorno. Aveva ragione. I gorilla rappresentano una strana deviazione dell'umanità, che si collega bene alla versione surreale e alternativa della realtà che presento nei miei libri.

Anthony Browne, Little Beauty,
Walker Books Ltd, London, 2008

Anthony Browne, Little Beauty,
Walker Books Ltd, London, 2008

Anthony Browne, Little Beauty,
Walker Books Ltd, London, 2008

Anthony Browne, Little Beauty,
Walker Books Ltd, London, 2008

In Italia il primo libro di Anthony Browne Throught the magic mirror del 1976 non sfuggì all'attenzione di Rosellina Archinto che lo fece entrare di diritto nello storico catalogo della Emme con il titolo Lo specchio magico, come fece con Gorilla del 1983 e con Cosa mi piace e Mi piacciono i libri negli anni '90. Se si escludono la pubblicazione di alcuni altri titoli dell'autore da parte della Emme Edizioni di Trieste fino al 2000, e le illustrazioni di L'inventore dei sogni di Ian MacEwan (Einuadi Ragazzi, Trieste, 1998), la mancata pubblicazione nel nostro Paese delle opere di uno dei più grandi autori della letteratura per l'infanzia, e che ad oggi ha all'attivo almeno quaranta titoli, è quanto meno inspiegabile (anche per questo non desistete dal cercare le sue opere, non rinunciate neanche di fronte alla lingua inglese, nelle biblioteche, nelle librerie per ragazzi specializzate dove sapranno anche consigliarvi e, se non li troverete neanche lì, nei siti internet italiani che vendono libri in lingua inglese). Di questo difetto si è accorta la Giannino Stoppani Edizioni che, nel 2010 e in collaborazione con Nati per leggere, ha deciso di ridare la possibilità ai bambini più piccoli di conoscere i suoi libri.


Anthony Browne, Mi piacciono i libri,
Giannino Stoppani Edizioni, Bologna, 2010

Anthony Browne, Mi piacciono i libri,
Giannino Stoppani Edizioni, Bologna, 2010

Anthony Browne, Mi piacciono i libri,
Giannino Stoppani Edizioni, Bologna, 2010

Anthony Browne, Mi piacciono i libri,
Giannino Stoppani Edizioni, Bologna, 2010


Dato il successo riscosso da questo primo libro, a fine ottobre, sempre per la Giannino Stoppani Edizioni uscirà Come ti senti?, in continuità con il primo titolo anche questo dedicato ai bambini più piccoli.


Anthony Browne, Come ti senti?,
Giannino Stoppani Edizioni, Bologna, ottobre 2011

Anthony Browne, Come ti senti?,
Giannino Stoppani Edizioni, Bologna, ottobre 2011

Anthony Browne, Come ti senti?,
Giannino Stoppani Edizioni, Bologna, ottobre 2011

Anthony Browne, Come ti senti?,
Giannino Stoppani Edizioni, Bologna, ottobre 2011

Infine, le 10 cose di Anthony Browne che dovete assolutamente conoscere:

1. Quando era un ragazzo voleva diventare un giornalista, un cartoonist o un pugile.
2. Una volta gli è stato chiesto di presentare un programma sui libri per bambini in una gabbia insieme ad alcuni gorilla - ma un gorilla gli ha morso ferocemente una gamba.
3. È cresciuto in un pub e quando era piccolo, voleva entrare nei bar, salire su un tavolo e raccontare le storie del personaggio Big Duma Tackle da lui creato.
4. Ha indossato pantaloni corti fino all'età di quindici anni.
5. Sostiene che Willy, il suo character, è basato sulla storia della sua infanzia.
6. Da bambino, desiderò una tromba vera per il giorno del suo compleanno, ma ne ricevette una di plastica. Dice che il suo libro Gorilla è in parte basato su questa esperienza.
7. Ama il rugby e ha giocato come mediano di mischia per diciotto anni.
8. Il suo libro The Tunnel è stato ispirato da un tunnel pauroso in cui da bambini scendevano lui e suo fratello
9. Quando lavorava come disegnatore anatomico, ha consumato spesso il suo pranzo nella camera mortuaria.
10. Dice che non ha ancora trovato un paio di pantaloncini da bagno perfetti!


E... 11.  Sta lavorando a quello che definisce "un darwiniano libro sui numeri". Ecco due immagini del nuovo lavoro che lui stesso ha anticipato.





Per un maggior informazioni sul lavoro di Anthony Browne:

AA.VV., Pictures. Illustratori inglesi per bambini, Giannino Stoppani edizioni, Bologna, 1990
Hamelin Associazione Culturale, Metafore d'infanzia. Metaphors of Childhood, Editrice Compositori, Bologna, 2009
Una video-intervista: http://youtu.be/SbTRzPLTAzI
Un estratto del suo ultimo libro Play the Shape Game, uscito per la Walker Book nel 2010 nell'ambito dei progetti promossi come Children's Laureate, il cui ricavato delle vendite è stato destinato alla Rainbow Trust Children's Charity: http://media.play.com/ContentDocs/SHAPE%20GAME%20selected%20inside%20spreads.pdf


Le immagini tratte da Come ti senti? sono state pubblicate in anteprima per gentile concessione della Giannino Stoppani Edizioni





Anthony Browne, Willy the wimp
Julia MacRae Books/Walker Books Ltd,
 London, 1984/1992

lunedì 19 settembre 2011

SAPPIAMO DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI SCUOLA? # 2

" [...] La scuola è aperta a tutti. Lo stato deve quindi costituire scuole ottime per ospitare tutti. Questo è scritto nell'articolo 33 della Costituzione. La scuola di Stato, la scuola democratica, è la scuola che ha un carattere unitario, è la scuola di tutti, crea cittadini, non crea né cattolici, né protestanti, né marxisti. La scuola è l'espressione di un altro articolo della Costituzione: dell'articolo 3: "Tutti i cittadini hanno parità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione pubblica, di condizioni personali e sociali. E l'articolo 51: "Tutti i cittadini possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge". Di questi due articoli deve essere strumento la scuola di Stato, strumento di questa eguaglianza civica, di questo rispetto per la libertà di tutte le fedi e di tutte le opinioni. Questo strumento è la scuola pubblica, democratica [...]".

"[...] C'è una forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torbido, come certe polmoniti che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime. Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci).
Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori - si dice - di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle scuole private.
Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto da discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: 1) ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. 2) Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. 3) Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! 
[...] Questo dunque è il punto, è il punto punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti di tutte le religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito.
Voi vi rendete conto che nella situazione catastrofica in cui si trova la scuola pubblica, si arriva a delle cifre paurose. [...] In Italia, dove ci sono tanti ragazzi che mancano dell'istruzione fondamentale, ci sono quarantamila maestri disoccupati, perché mancano le scuole!
Dunque in questa situazione tragica, è una follia, è un delitto pensare che lo Stato, invece di concentrare nella scuola pubblica tutte le risorse del piccolo bilancio dell'istruzione (piccolo in confronto di altri bilanci che voi sapete quali sono) si metta a distribuire il denaro alle scuole private.
[...] Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell'articolo 33 della Costituzione fu messa questa disposizione "Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere dello Stato".
Piero Calamandrei, III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola, 11 febbraio 1950
 (Piero Calamandrei, Per la scuola, Sellerio Editore Palermo, 2008)

Sono passati sessantun'anni dal discorso in difesa della scuola di Calamandrei. 
Tristemente, le sue parole sono ancora attuali.
Anzi, oggi più che mai.
Tanto da far pensare che Girolamo De Michele, nel suo libro La scuola di tutti (Minimum fax, Roma, 2010, di cui vi ho parlato nel precedente post), segua e si faccia carico del tono etico e morale di  quella voce non solo per raccontare la disastrosa situazione in cui versa la nostra scuola, quindi il livello di civiltà del nostro Stato, ma per aiutarci a comprendere che cosa si cela dietro un piano di distruzione così ottuso ed efferato. Qui lo fa insieme ad Angela Pesce, anche lei insegnante, in un dialogo serrato sull'analisi delle coordinate di un progetto che arriva e parte dalla scuola ma che in realtà, e non a caso, coinvolge tutti i settori della nostra vita.  
Per ricordarci, dunque, che ogni progetto sulla scuola nasconde sempre dell'altro. E quell'altro, nel nostro Paese, ha spesso celato i più meschini disegni di sopraffazione dei diritti dell'uomo.
Lascio la parola a Angela e Girolamo.


Girolamo De Michele, Angela Pesce e Gianluca Gabrielli

AP. Con l'inizio delle scuole anche in Emilia Romagna, ha preso ufficialmente il via il nuovo anno scolastico.
Come augurio di buon anno a colleghi e ragazzi quello di lottare con decisione, coraggio e fiducia per difendere la nostra scuola pubblica by any means necessary citando Malcom X, come fai tu nell’ultima pagina del tuo libro. Quali sono per te i mezzi necessari, oggi

GDM. Lo scorso anno i movimenti di lotta nella scuola hanno saputo spostare la protesta su nuovi piani di lotta: i ricorsi al TAR, l’interpretazione delle norme con sempre maggiore acume giuridico, portando alla luce le incoerenze e le incongruenze dei diktat ministeriali. È una pratica che va ripresa e approfondita, avendo però chiaro che ogni ricorso vinto indica al tempo stesso la strada per correggere e migliorare le norme: è evidente che non ci si può limitare al solo terreno dei ricorsi. Diventa, a maggior ragione, fondamentale la capacità di collegare le lotte scolastiche con le lotte degli altri lavoratori, dei precari, degli intermittenti, dei migranti: generalizzare il conflitto in risposta a una crisi che non è di questo o quel settore, ma globale. E soprattutto, trovare forme inattese di comunicazione delle proprie rivendicazioni – come è stata l’occupazione dei monumenti, come può essere l’uso della rete, come sono state le forme di relazioni che le donne hanno saputo mettere in campo col movimento “Se non ora quando”. 
Quando scrivevo quella pagina del libro non erano ancora arrivate le giornate di dicembre, in particolar modo quella del 14, con gli scontri nelle vie di Roma tra studenti e forze dell’ordine. Né era divampata ai livelli dello scorso luglio la lotta degli abitanti della Val di Susa contro la devastazione ambientale causata dalla TAV. Lo dico con chiarezza, senza alcuna finzione di ipocrisia: quello che alcuni manifestanti possono aver fatto a qualche vetrina, sportello bancomat, automezzo – oggetti inanimati, in buona parte feticci o strumenti afferenti a quel modello sociale che sta devastando la nostra vita – i detentori del potere costituito hanno fatto, fanno e faranno non solo all’ambiente, ma alla scuola pubblica, minando in modo forse irreparabile la possibilità di un ethos pubblico per una o due generazioni. Non ho alcuna fascinazione per la violenza o per il conflitto fine a se stesso: ma bisogna essere consapevoli che questo è il livello di violenza con la quale i distruttori della scuola pubblica e dell’ambiente difenderanno le proprie posizioni i propri privilegi. 

AP. Parli di un legame tra le ultime riforme che hanno colpito la nostra scuola e la crisi finanziaria internazionale: troppo spesso in Italia i tagli alla scuola pubblica sono una falsa risposta dei nostri governi alla crisi. Cosa dicono quindi i tagli proposti nella doppia manovra estiva? 

GDM. Dicono che dietro l’apparente assenza di ulteriori licenziamenti (cosa che sembra suscitare un’irresponsabile reazione di soddisfazione da parte di qualcuno), sulla scuola si riversano dei tagli strutturali. L’accorpamento forzato delle scuole e la cancellazione di circa duemila dirigenze renderà ancora più ingovernabile il sistema-scuola. Inoltre è tutt’altro che sicura la stabilizzazione, per quanto misera nei numeri, promessa come seconda tranche per il prossimo anno scolastico: e questo mentre, in questo mese di settembre, circa 40.000 lavoratori precari sono rimasti senza lavoro. I tagli agli enti locali renderanno le scuola, che ormai violano per legge le norme di sicurezza previste dalla 626, mettendo a repentaglio la salute – e talvolta, come purtroppo sappiamo per esperienza, la stessa vita – di studenti, insegnanti e lavoratori. E ancora, la decurtazione delle aliquote Irpef e la rimodulazione dell’Iva non peseranno in modo uguale sulle diverse fasce di reddito, come l’ingannevole espressione “tagli lineari” lascia intendere. Per il decile più povero della popolazione il costo della manovra sarà di circa il 7%, per il decile più abbiente dell’1%. Per i lavoratori della scuola il costo è quantificabile in un 3-4%, a fronte di uno stipendio che è fermo al 2006 e del congelamento degli scatti di anzianità. E non dimentichiamo che per molti insegnanti assunti prima del 2001 l’equiparazione degli scatti pensionistici al meccanismo della riforma Dini ha prodotto, a partire dall’agosto 2010, una riduzione di un punto nella rivalutazione dei contributi: in altre parole, un centinaio di euro in meno per ogni mese di pensione. 

AP. Ormai da un po’ di anni circolano luoghi comuni falsi sulla scuola italiana, soprattutto sull’emergenza educativa che renderebbe le nostre scuole luoghi pericolosi e popolati da delinquenti. 
Io, entrata in ruolo lo scorso anno scolastico, ho dovuto seguire alcuni corsi di formazione per lo più mirati a dare competenze per affrontare il problema del “bullismo” declinato nelle forme più svariate fino al più temuto di tutti, il “cyberbullismo”. Ciò che meno si conosce più si teme, e certo poco sa di bullismo chi se ne riempie la bocca in maniera indiscriminata davanti ad ogni forma di disagio, e poco si sa di realtà virtuale, internet, social network, ambiti nei quali tanti ragazzi invece sanno muoversi con agilità e naturalezza. 
Dalla mia esperienza di insegnante e di madre, ho l’impressione che la scuola, fin dall’asilo nido, sia lo spazio dell’integrazione e dell’incontro, dove si combattono omofobia, disagio e differenze. Forse anche per questo è poco amata? 

GDM. Credo che il problema principale sia lo scollamento tra le dinamiche relazionali che si realizzano a scuola, ancora improntate ad un’idea di socialità e di cooperazione, e le dinamiche relazionali antagonistiche, competitive e premiali che si danno nella società, e che trovano nella televisione non solo una rappresentazione, ma un effetto che retroagisce rafforzando questa società incivile nella quale siamo immersi. C’è una cosa di cui tutti sembrano essersi dimenticati: quando si cita la Strategia di Lisbona (2000), quasi nessuno – fa eccezione, per quel che ne so, Giuliano Amato – ricorda che lo scopo era (cito) «consentire al potenziale di crescita economica, occupazionale e di coesione sociale di svilupparsi pienamente»: accanto a sviluppo economico e occupazione, c’era l’obiettivo della coesione sociale. La scuola è l’unica istituzione impegnata su questo terzo obiettivo: è questo è un fatto. Ma questo obiettivo è incompatibile col modello sociale di cui necessita il capitalismo attuale: guerra permanente di tutti contro tutti, necessità di essere famosi anche per soli 15 minuti, spettacolarizzazione dell’esistenza, assenza di scrupoli morali, cancellazione di ogni forma di etica pubblica. Non sono modalità di relazione accidentali, ma consustanziali al modello sociale imperante: ed è per questo che la scuola non può continuare ad esistere, se non nella forma di uno sportello che cede pacchetti pseudo-didattici in forme selettive e, soprattutto, privatizzate. 

AP. I luoghi comuni sull’emergenza educativa nelle scuole italiane vengono “inculcati” con quella che io voglio chiamare “violenza” da politici e mezzi di comunicazione e hanno dalla loro parte solo il fatto di essere semplici: facilmente si capiscono, facilmente entrano nelle teste, facilmente ci restano. 
Su La scuola è di tutti c’è il paragrafo "La scuola smonta i bulli, qualcun altro li rimonta", ed è proprio da quel paragrafo che io ho iniziato la lettura del tuo libro, ed è con questa convinzione e fiducia che vorrei che tutti, insegnanti, ragazzi, genitori, iniziassimo questo nuovo anno scolastico. Tu cosa ti auguri?

GDM. Non mi auguro niente: non è con le buone intenzioni che le cose possono cambiare. Purtroppo. 

AP. Scrivi che “noi la crisi non la paghiamo”, slogan dell’Onda, è un buon punto di partenza. Vedi un punto d’arrivo? 

GDM. Il diritto all’insolvenza. Questa crisi è causata da quegli stessi soggetti speculatori – le grandi Società d’intermediazione mobiliare come la Goldman Sachs, la JP Morgan, la Deutsche Bank, e via dicendo – che proprio speculando sulla crisi, sui titoli derivati, sui mutui sub prime, sui tassi d’interesse e sui divari tra i tassi (il cosidetto spread) si arricchiscono. Il costo della manovra biennale appena approvata equivale alla cifra che ogni anno lo Stato e gli enti locali pagano a questi cravattari in soli interessi. È necessario – nel senso che davvero non c’è altra alternativa – che i movimenti di lotta si uniscano per imporre ai governanti italiani una politica di decurtazione unilaterale del debito: o i creditori – cioè le 10 SIM che da sole controllano il 70% del movimento finanziario mondiale – accettano questa decurtazione, o il default, cioè il fallimento, di stato come l’Italia, la Spagna, l’Irlanda (la Grecia è di fatto già fallita, anche se non si può dire) travolgerà anche loro. Ma se dimezziamo il debito abbiamo già fatto una prima riforma di sistema, senza alcuna manovra. E del resto: che senso ha togliere non dico ai poveri, come con l’attuale finanziaria, ma ai ricchi, come accadrebbe con una patrimoniale, per dare ai ricchissimi della finanza mondiale? Ma questo è pensabile con un governo cosiddetto tecnico o di larghe intese retto da uomini come Monti o Draghi, che proprio per i servigi resi alla Goldman Sachs sono stati promossi a quegli alti incarichi che fanno di loro dei “tecnici”? 

AP. Su un muro di Genova, tra tante scritte su Carlo, la Diaz e il G8 del 2001, ne ho vista una sicuramente suggestiva: "noi la crisi ve la creiamo". Anche questo mi sembra un buon punto di partenza. 

GDM. Mi sembra un ottimo punto di partenza: e anche di arrivo, perchè dalla crisi può nascere un nuovo processo costituente, come sta accadendo in Islanda, dove si sta cambiando la costituzione per sottomettere i banchieri all’interesse comune. E dove i debiti non sono stati pagati.


Grazie Angela e Girolamo!

domenica 18 settembre 2011

STIAN HOLE # 2 GARMANNS GATE e GARMANNS HEMMELIGHET

Nel primo post dedicato al lavoro di Stian Hole, avete potuto leggere del nostro dialogo a proposito di Garmanns sommer, il primo libro della trilogia che in una manciata di anni lo ha reso uno degli autori di maggior successo nel mondo della letteratura per l'infanzia. Il libro, uscito in Italia con il titolo L'estate di Garmann (Donzelli, 2011), al momento è l'unico dei tre pubblicato nel nostro Paese. 
Come vi avevo anticipato, in questo secondo e ultimo post, parleremo degli altri due titoli Garmanns Gate (La strada di Garmann) e Garmanns hemmelighet (Il segreto di Garmann) che speriamo di vedere presto sugli scaffali delle nostre librerie.


Per il racconto di Garmann, Stian ha ricevuto numerosi premi.
Tra gli altri:
2006 Brageprisen per Garmann sommer
2007 Bologna Ragazzi Award per Garmanns sommer

2008 Prix Sorcière per Garmanns sommer
2009 Notable Children’s Books per Garmanns sommer
2009 Ezra Jack Keats New Author Award per Garmanns sommer 
2010 Deutscher Jugendliteraturpreis per Garmanns sommer
2010 Brageprisen per Garmanns hemmelighet


Buona lettura!

Garmann gate si apre con Garmann seduto sul letto della sua camera, a pochi passi dalla finestra, al suo fianco l'erbario che era in progetto di fare con il papà nel primo libro ormai è iniziato da tempo. Quando hai terminato Garmanns sommer sapevi già che non avresti lasciato Garmann per lungo tempo davanti a quella finestra e che l'idea dell'erbario sarebbe diventata il motore di una nuova avventura?

Sì. Volevo sapere cosa era successo a Garmann dopo aver iniziato la scuola. La storia inizia esattamente dove finisce Garmanns Sommers. Lui è diventato un po' più grande. Come si può notare già dalla copertina, ora porta una chiave appesa al collo, il che significa che probabilmente gli è consentito tornare a casa da scuola da solo. Come ha notato un critico, il mondo di Garmann via via si allarga nei tre libri, dal giardino, alla strada, e, infine, al bosco. In tutti i miei libri illustrati vi è un collezionista, quindi sapevo fin dall'inizio che l'erbario avrebbe avuto un ruolo preciso un da svolgere.

Stian Hole, Garmanns Gate, 
Cappelen Damm, Oslo, 2008


Nel libro troviamo il dispiegarsi delle prime avventure della nuova vita di Garmann. Dalla finestra, egli ha visto passare un gatto nero... presagio di sfortuna... poi passa Roy in bicicletta, un ragazzo che frequenta la quarta classe... le due cose si uniscono. Credo siamo alla fine del primo anno scolastico, e c'è una nuova paura, una nuova inquietudine che lo abita, un senso di inadeguatezza, quello che si fa strada nel confronto con gli altri, un'emozione forte che i bambini conoscono benissimo... e che spesso gli adulti non colgono o che tentano di sminuire...

Dalla prima pagina di questa storia si capisce che Garmann è un solitario e questo stato dell'essere è dovuto in larga parte al senso di inquietudine e di inadeguatezza che tu hai colto perfettamente. Ma a volte a si possono trovare amici in luoghi e situazione del tutto inaspettati. E questo è ciò che accade a Garmann quando incontra un vecchio uomo che vive dall'altra parte della sua strada.

Stian Hole, Garmanns Gate, 
Cappelen Damm, Oslo, 2008

Stian Hole, Garmanns Gate, 
Cappelen Damm, Oslo, 2008

L'infausto incontro tra Garmann e Roy diventa il motore della storia. Garmann sta guardando il giardino del Postino che abita nella stessa via, proprio il vecchio uomo di cui parli tu... su di lui sono state raccontate molte storie paurose, soprattutto da Roy. Garmann vorrebbe entrare nel giardino del postino, lì ci sono diverse specie di piante che sarebbero perfette per il suo erbario... ma ha paura. Davanti a quel cancello arriverà Roy che sfiderà Garmann ad appiccare il fuoco al giardino. Quello che succede nei tuoi libri sembra continuare oltre la pagina, quasi che le tue pagine fossero uno storyboard di un'avventura più grande...

Proprio come si può scrivere tra le righe di un testo, è possibile scrivere tra le righe in un'illustrazione. In un libro illustrato è il dialogo tra la parola e le immagini che è il motore della storia. Le due parti non dovrebbero mai dire la stessa cosa, ma piuttosto dovrebbero completarsi a vicenda. Il terzo centro della narrazione è il pensiero, l'immaginazione, del lettore. Il lettore entra in contatto con la storia da molti punti diversi, inaspettati. È questa la più importante forza creativa della storia: il lettore la rende di fatto viva.

Stian Hole, Garmanns Gate, 
Cappelen Damm, Oslo, 2008

Stian Hole, Garmanns Gate, 
Cappelen Damm, Oslo, 2008

Stian Hole, Garmanns Gate, 
Cappelen Damm, Oslo, 2008

L'incendio del giardino diventa il pretesto per far nascere un imprevisto avvicinamento tra il vecchio postino e Garmann che ben presto si trasformerà in una bellissima amicizia, salvifica per entrambi, in grado di cambiare le loro vite. Di nuovo, un rapporto speciale tra anziani e bambini raccontato con indicibile sensibilità. Questo tema sembra starti molto cuore...

Il vecchio postino è un uomo particolare, strano, per Garmann un uomo di cui avere paura...ma la loro amicizia e le loro conversazioni diventano da subito famigliari,intime, in un certo senso speciali. Qualcuno ha suggerito una volta che Garmann e il postino sono la stessa persona. L'illustrazione in prima pagina, quella di copertina, ma anche quella simile interna... sembrano essere il sostegno di questa interpretazione. Io non ho una risposta in merito, ho solo la sensazione che vi sia una tensione interessante e porte che si aprono quando si collegano due persone che sono posizionate in luoghi opposti della loro esistenza.

Stian Hole, Garmanns Gate, 
Cappelen Damm, Oslo, 2008

Stian Hole, Garmanns Gate, 
Cappelen Damm, Oslo, 2008

Ed eccoci a parlare del libro che chiude la trilogia...


Stian Hole, Garmanns Hemmelighet,
Cappelen Damm AS, Oslo, 2010


Garmanns Hemmelighet, si apre su di un nuovo anno scolastico, Garmann sta giocando nel cortile con le gemelle Hanne e Johanne. Ormai è cresciuto e sa come muoversi nel suo nuovo mondo... Mentre guarda Hanne e Johanne giocare, si chiede come possano essere così uguali e così diverse. E' una domanda importante, è diventato più consapevole?

In realtà, vuole essere una domanda filosofica quella che lui si pone. Garmann è un buon osservatore e il tema dei gemelli si ripropone, in modi sempre diversi e a diversi livelli, nello svilupparsi della storia. Sì, Garmann diventa più consapevole man mano che si procede nel corso delle tre storie.


Stian Hole, Garmanns Hemmelighet,
Cappelen Damm AS, Oslo, 2010


Stian Hole, Garmanns Hemmelighet,
Cappelen Damm AS, Oslo, 2010

Garmann pensa che Hanne sia cattiva e spiacevole mentre Johanne no... e ci fa partecipi dei queste sue osservazioni a distanza... fino a quando Johanne non lo coinvolgerà in una avventura nel bosco alla scoperta di uno strano reparto... e gli chiederà di condividere con lei questa nuova scoperta. In realtà, sarà un segreto che li legherà regalando loro delle magiche giornate all'insegna di nuove avventure e di nuove scoperte, prima fra tutte quella dell'intimità. Come mai la scelta di ambientare la prima esperienza sentimentale in un mondo altro, un luogo dal tempo sospeso e denso di significati come il bosco?

Questa è una storia sui segreti o, meglio, su come mantenere i segreti. Ho pensato che il bosco sarebbe un posto adatto, la cornice ideale per mantenere i segreti. Come si noterà, è anche una storia di una delle più intime esperienze, la prima sensazione meravigliosa dell'innamorarsi. Ho pensato che l'atmosfera, la magia del bosco sarebbero state molto utili al fine di raccontare questa fondamentale nuova esperienza. Inoltre, quando cammino nel bosco, ho notato che i miei sensi affinano. Queste sensazioni sono indispensabili per un narratore, anche per questo ho scelto il bosco come cornice per questa storia.


Stian Hole, Garmanns Hemmelighet,
Cappelen Damm AS, Oslo, 2010

Stian Hole, Garmanns Hemmelighet,
Cappelen Damm AS, Oslo, 2010

Stian Hole, Garmanns Hemmelighet,
Cappelen Damm AS, Oslo, 2010

Il libro si chiude con un bacio tra Garmann e Johanne, mentre senza che se ne accorgano la gemella di Johanne, Hanne, li osserva divertita. Un finale che potrebbe essere un nuovo inizio?

Sì. L'immagine finale è solo una piccola cartolina inviata da me alla fantasia dei miei lettori. Ora è lei che decide cosa succede dopo l'ultima pagina.


Stian Hole, Garmanns Hemmelighet,
Cappelen Damm AS, Oslo, 2010


Stian Hole, Garmanns Hemmelighet,
Cappelen Damm AS, Oslo, 2010

La possibilità di leggere Garmanns sommer, Garmanns Gate e Garmanns hemmelighet offre una visione in più... che non può essere colta se si legge soltanto uno di essi. Possiamo dire che la trilogia si trasforma così in vero e proprio piccolo romanzo di formazione che aggiunge complessità a ciascun libro?

Sì, i tre libri sono intrecciati e sono stati progettati come una trilogia. C'è uno sviluppo particolare, a sorpresa e una sorta di bonus per coloro decidono di leggere tutte e tre le storie.

Infine, una curiosità, posso chiederti il perché della scelta di alcuni degli elementi visivi particolarmente significativi che ripeti nei libri.
Il primo, il cielo dei risguardi di copertina. Ogni libro si apre e si chiede con la prospettiva di un cielo diverso... Il secondo, i soffioni e libellule, sembrano esserci ogni volte che compaiono le grandi emozioni... Il terzo, beh, a dire il vero sono due: Batman e Elvis... due miti della cultura pop... Hanno un significato particolare per te?

Grazie per aver posto attenzione a tanti particolari dei miei libri, cerco di riflettere spesso su di essi ma non ho tutte le risposte. Per me rimane una fonte di ispirazione inesauribile quando i lettori suggeriscono  a pensare, a fornire risposte e interpretazioni a domande come questa. Questo è il carburante per il mio lavoro, qualcosa di cui ho bisogno per continuare a svolgere al meglio quello che faccio.


Stian HoleGarmanns Gate
Cappelen Damm AS, Oslo 2008
Stian Hole, Garmanns Hemmelighet
Cappelen Damm AS, Oslo, 2010


Stai lavorando a nuovi progetti?

Sì, sto lavorando da alcuni mesi a un nuovo picture book. Si tratta di un lungo viaggio, ed è ancora presto per dire dove finirà. Sto provando diverse idee, a percorrere diverse direzioni per vedere dove può condurmi la storia. È come vedere due uccelli che si rincorrono nell'aria. Io sono quello che vola dietro, quello che cerca di essere attento e sveglio per seguire i movimenti rapidi, i loop e le svolte inaspettate di quello davanti.

Grazie Stian!


Le immagini tratte da Garmanns gate e Garmanns hemmelighet sono state pubblicate per gentile concessione della casa editrice Cappelen Damm AS.