mercoledì 2 maggio 2012

NOTEBOOK BCBF 2012. MANO FELICE DISEGNA...

Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna l'acqua,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
© tutti i diritti riservati
Parola e segno. Linguaggio e disegno. Meglio, segno e parola, disegno e linguaggio.
Questo è il nostro racconto. E, a onor del tempo, per me è ancora così, l'immagine è l'alfa e l'omega del mio pensiero. In mezzo, la parola. Ma non fatemi scegliere tra le due perché quelle che amo, in verità, sono le storie e, queste, non nascono mai in una solitudine estetica.
Ho un ricordo, prezioso e lucido, come fosse ora, che risale al primo giorno di scuola. Lì dopo che avvenne tutto lo straordinario che, bene o male, è toccato anche alla stragrande maggioranza di voi, la maestra ci fece fare un disegno libero, lasciate stare l'aggettivo, si usava abbastanza tempo fa... a scuola però si parlava ancora di disegno e non di elaborato, a volte forse era improprio ma quella parola aveva in sé la semplicità dell'annuncio inatteso di un naturale stato di grazia.
Quel giorno, due su tutti, di quei disegni, risplendettero ai miei occhi: quelli di Elisabetta G. (nome uguale mano diversa) e Daniele S., le loro opere brillavano di manifesta superiorità e fu così per le cinque classi delle elementari. Oh, non ho mai nutrito un briciolo di invidia nei loro confronti, ero solo sopraffatta dall'ammirazione e lo sono tuttora mentre li rivedo all'opera nella mia memoria. Anche oggi potrei stare a guardare, immobile, per ore e ore, un artista al lavoro...

Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna l'aria,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
© tutti i diritti riservati
Bene, dicevo, io disegnavo, sì spesso come tutti i bambini, ma il mio unico intento nel farlo era di riprodurre la magia di quelle immagini che mi avevano portata lontano nell'eco delle parole dei racconti di una nonna sorda che ci accompagnavano giorno e notte, nelle cornici dei quadri di casa, nelle trame delle stoffe e delle tappezzerie, sugli orli delle ceramiche, negli sguardi oltre i vetri delle finestre, nei silenzi di un nonno tornato da terre tragiche, nelle arie delle opere che improvvisati cantanti affettivi dell'800 ci sussurravano per addormentarci o nel resto delle note con cui mia sorella mi faceva condividere ogni ora del giorno, poi, sempre sempre sempre, nelle pagine dei libri più disparati, che potevi guardare e riguardare perché, benedette, ti aspettavano. Ogni cosa per me era, è ancora, pretesto per un momento di incanto. Nei miei disegni futuri, ho continuato a cercare quel momento indicibile, qualcuno l'ha visto e l'ha premiato, ma sapevo che mentiva perché io me ne intendevo di magia e l'avrei vista per prima se ci fosse stata. Non c'era punto. Come facevano dunque Elisabetta e Daniele, come fanno tutti gli artisti che con le figure e i segni incantano, parlano, toccano profondità, lambiscono le terre dell'oltre, io proprio non lo so. Oggi di questo segreto che non mi è stato svelato sono molto grata perché continuo a guardare le immagini, a stupirmi e trarne forte godimento, come fosse ogni volta la prima. Però ho smesso da molti anni di disegnare e sento di aver perso per strada una parte insostituibile del mio dire.

Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna la terra,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
© tutti i diritti riservati

Ecco il motivo di questa tirata personale è presto detto: credo che come me, tanti di voi abbiano smesso a un certo punto, in un istante preciso, di disegnare. Forse perché, quando abbiamo pensato al segno come possibilità di espressione, la nostra mente è andata subito a confrontarsi solo con chi lo usava con grande abilità o a livello artistico. Abbiamo immaginato un disegno, il nostro, che veniva giudicato prima di tutto da noi stessi e poi visto da altri in tutta la sua inadeguatezza. La frustrazione ha prevalso sull'idea... ma ha forgiato anche la consapevolezza che per saper fare bisogna conoscere i codici e applicarsi, il che di per sé assicura miglioramenti ma non risultati. Quelli li porta il talento.
È strano, se ci pensate, in modo del tutto contrario e opposto a questo ci comportiamo nell'uso della parola. Certo, l'uso del codice linguistico è indispensabile alla qualità della nostra vita per cui nessuno di noi può sottrarsi dal praticarlo. Ma tutti diamo per scontata la sua naturale acquisizione tanto che ci sentiamo all'altezza, indipendentemente dalle nostre capacità e abilità linguistiche, di affrontare discorsi importanti, parlare in pubblico e, non stiamo neanche a dirlo, di scrivere ben oltre il segreto delle nostre stanze. Un falso positivo, si direbbe in altre discipline. Un risultato ingannevole. L'acquisizione della qualità della propria lingua è, con evidenza, attività tra le più ardue da praticare che chiede per prima cosa di dimenticare per apprendere di nuovo, di rinunciare all'idea di sapere acquisito a favore di una visione capace di cogliere storture, aberrazioni, dissonanze e complessità, è la conquista di una vita perché il suo studio muta con noi e il nostro tempo.

Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna il fuoco,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
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Dunque, di tutto questo, della parola e del segno, c'è un uso pubblico e uno privato che,  se è vero che per la lingua procede in entrambe le direzioni anche se zoppo, per il disegno arriva per molti e in maniera definitiva al capolinea con la fine dell'obbligo scolastico. Continuiamo, così, a inoltrarci nel mondo e nella sua interpretazione, praticando un uso a dir poco disinvolto della lingua e una ritrosia patologica nei confronti del disegno. Siamo di fronte a una mutilazione espressiva o almeno a una disabilità conoscitiva con la rinuncia al secondo? Credo di sì, di sicuro a un impoverimento della possibilità di conoscere attraverso il corpo, di praticare una conoscenza sensibile. Questi pensieri su cui rifletto da tempo, e che ho condiviso in un'illuminante chiacchierata anche con Steven Guarnaccia, sopraffino illustratore e chair dell'Illustration Program della Parsons The New School of Design di New York,  animata dal tentativo di comprendere quanto e come l'insegnamento della arti fin dai primi anni di scuola potesse influire nel dar vita a questa situazione, mi sono riaffiorati alla mente quando ho visto Mano Felice, la nuova collana uscita  per la Franco Cosimo Panini.

Nata dall'incontro dell'editor Antonella Vincenzi,  e dal suo desiderio di coinvolgere un  artista capace di diventare mediatore della propria arte e di usarla per creare un'inedita relazione con il bambino all'interno di un preciso progetto anche cartotecnico, con Alessandro Sanna (di cui ho scritto anche qui) che ha saputo interpretare alla perfezione e arricchire il senso di questa richiesta, Mano Felice si rivolge ai bambini, non meno che agli adulti, nel segno di una dimensione sensibile della conoscenza e dell'identità capace di favorire la pratica dell'esperienza estetica come esperienza del fare, letteralmente con mano, ovvero di coinvolgere il corpo nell'osservazione e interpretazione del mondo partendo dal disegno delle origini, seguendo un graduale ordine di difficoltà, dei quattro elementi naturali che lo costituiscono: acqua, aria, terra e fuoco.

Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna l'acqua,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
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Alessandro Sanna sembra qui avere fatto suo il pensiero che Henry Focillon scrisse nell'imperdibile saggio Elogio della mano (in Vita delle forme, Einaudi, Torino, 1997): «[...] l’arte si fa con le mani. Esse sono lo strumento della creazione ma prima di tutto l’organo della conoscenza. Per qualsiasi uomo e per l’artista ancora di più e attraverso percorsi particolari. La ragione è che l’artista riprende e ripercorre tutte le esperienze primitive. [...] Noi ci accontentiamo di un’esperienza millenaria, di una conoscenza automatica e forse logora, sepolta nel nostro essere. Lui la fa risalire in superficie, all’aria libera, la rinnova – riparte dal principio. Non è lo stesso per il bambino? Più o meno. L’uomo fatto interrompe tale esperienza ed essendo appunto fatto, cessa di farsi. L’artista invece prolunga quel privilegio che è, nell’infanzia, la curiosità estendendolo ben oltre i limiti di tale età della vita». 


Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna l'acqua,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
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Mano Felice è la mano di ogni bambino, è lʼamica che lo stimola a fare, mostrandogli quanto è bello e semplice disegnare utilizzando anche oggetti di uso quotidiano. © tutti i diritti riservati

Le mani dell'artista sono la concretizzazione della sua identità, minuscola nel font scelto per scrivere il suo nome sulla copertina del libro, che così va a incontrare le mani dei bambini per guidarle, per indicargli percorsi di esperienza e scoperta, vie di possibile acquisizione di abilità, strumenti di realizzazione di pensiero altro, nel segno di una condivisione e formazione autentiche che partono dal mondo dell'arte ma che sono e saranno utilizzabili ben oltre il campo dell'arte stessa.

Le mani di Alessandro Sanna, poi nel continuare che viene già dato per certo della collana, andranno a stringere le mani di altri artisti, per fare entrare il bambino in ulteriori mondi e visioni, quelli dei protagonisti e testimoni della storia culturale dell'arte e dargli modo di confrontare così il proprio immaginario con chi, delle immagini personali, è riuscito a fare un racconto oggettivo e di valenza universale.


Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna l'aria,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
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Gli albi di grande formato (24.5x34.5) che compongono la collana, composti da circa una quindicina di pagine ciascuno tenute insieme da un punto metallico, si distinguono anche per l'accurata e felice scelta della carte che accoglieranno i disegni fatti, di volta in volta, con tecniche artistiche e materiali diversi... matite colorate, acquerelli, pastelli a cera, pennarelli, gessetti, pennelli: carta "Arcoset", trattata con inchiostri metallici, per disegni dell'aria, "Tintoretto", porosa e assorbente, per quelli dell'acqua, "Woodstock, ecologica e riciclata, per quelli della terra e "Shiro Tree Free", ecologica e calda al tatto, per quelli del fuoco.

Il design è parte essenziale di qualsiasi libro. È il primo aspetto del libro giudicato dal lettore. È la trama sottile che tiene insieme parole e immagini permettendo a entrambe di raccontare una storia priva di cuciture.
J. Scieszka, Design Matters in "The Horn Book Magazine"... lo disse a proposito dei picture book ma, forse, non è vero per tutti i tipi di libri? © tutti i diritti riservati


Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna l'aria,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
© tutti i diritti riservati


Nella seconda parte dell'albo, conseguenza e felice approdo del segno, Mano Felice racconta e lo fa assecondando, invece fin dalla prima pagina, una struttura narrativa semplice, progressiva e suggestiva, racconto che poi ogni bambino potrà far proprio con una narrazione che si alimenta dalle conoscenza dei diversi saperi fin lì acquisiti, i suoi disegni e le sue parole.

Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna la terra,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
© tutti i diritti riservati

Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna la terra,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
© tutti i diritti riservati

Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna la terra,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
© tutti i diritti riservati

Gli alfabeti si ampliano, con Mano Felice, dilatano i confini delle scoperte di quei saperi, appunto, fino a confonderli per merito di un sentimento di meraviglia che nasce dalle sorpresa delle messa in atto delle proprie inaspettate capacità di fare e di tradurre un pensiero, uno sguardo, il proprio, in  gesto concreto, in dialogo, per essere visti e ascoltati. In possibilità di lasciare la propria traccia del e nel mondo.

Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna il fuoco,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
© tutti i diritti riservati

Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna il fuoco,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
© tutti i diritti riservati

Alessandro Sanna,
Mano Felice disegna il fuoco,
Franco Cosimo Panini, Modena, 2012
© tutti i diritti riservati

Tra gli intenti di Mano Felice, c'è sicuramente quello di offrirsi anche come apertura su una sorta di atelier d'artista che, nel procedere della collana, ospiterà i bambini per sperimentare ancora altre conoscenze, altre tecniche artistiche... che cosa significa riempimento colore, come si producono i colori, come si lavora con i ritagli, le forbici, e la colla... Un percorso conoscitivo, e editoriale dunque, che partendo dall'esperienza sensoriale del libro, proseguendo nell'attività laboratoriale con i bambini approderà  presto al formato digitale sempre con Alessandro Sanna e insieme ad altri artisti pronti a porgere ai bambini una generosa chiave d'accesso alla loro arte.

Tutto questo, insieme a uno sforzo dell'editore di mantenere un prezzo a portata di mano di molti bambini, fa di Mano Felice una collana davvero speciale.

Info:
Mano Felice al XXV Salone Internazionale del Libro di Torino
Sabato 12 maggio ore 12.30
Mano Felice disegna... i quattro elementi, aria, acqua, terra e fuoco
Incontro con Alessandro Sanna
Bookstock Village - Spazio Book

Mano Felice è su Facebook.


I materiali tratti da Mano Felice disegna... sono stati pubblicati per gentile concessione della casa editrice © Franco Cosimo Panini e rispettivi autori.


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