sabato 8 dicembre 2012

L'AVVENTO DEI LIBRI. GIORNO 8

Le Avventure di Huckleberry Finn
Disegnate da Lorenzo Mattotti
sceneggiate da Antonio Tettamanti
colorate da Céline Puthier
© Orecchio acerbo, Roma, 2012
Lorenzo Mattotti (1954, Brescia), è probabilmente il più importante e conosciuto fumettista e illustratore italiano. Figlio di un ufficiale dell'esercito, trascorre la sua infanzia spostandosi di città in città, a causa dei trasferimenti del padre. Dopo gli studi frequenta la facoltà di Architettura dell'Università di Venezia. Nel 1983, a Bologna, si unisce a un gruppo di disegnatori con i quali crea il gruppo Valvoline, e insieme gestiscono il supplemento della rivista “Alter Alter”, la stessa con cui, nel 1981, sotto la direzione di Oreste del Buono, pubblica il suo primo lavoro, Incidenti seguito da Dottor Nefasto e Fuochi, considerato ancora oggi il suo capolavoro.  Nel 1990 illustra Pinocchio (Rizzoli), nel 1992, su testi di Lilia Ambrosi, pubblica L'uomo alla finestra (Feltrinelli). Fra i suoi libri per ragazzi va ricordato anche Eugenio (riedito da Gallucci nel 2006) scritto da Marianne Cockenpot, che vince nel '93 il "Grand Prix di Bratislava". Mattotti lavora anche per “The New Yorker”, “Glamour”, “Vanity Fair”, “Cosmopolitan” e “Le Monde”.  Nel 1997 vince lo “Yellow Kid” come miglior illustratore all'Expocartoon di Roma. Nel 1998 si trasferice a Parigi. Lo stesso anno vince il premio come miglior autore di fumetti all'International ComiCon di San Diego. Nel 1999 nasce Stigmate, con Claudio Piersanti (Einaudi) e illustra la Divina Commedia per Nuages. Nel 2002 esce per Einaudi Jekyll & Hyde (ripubblicato ora e qui potete scaricare l'app gratuita), un adattamento del romanzo di Stevenson su testi di Jerry Kramsky. Nel 2003 pubblica La Stanza (Coconino Press) e Il Rumore della Brina, con testi di Jorge Zentner (Einaudi). Nel 2007 dirige uno dei sei episodi del film d'animazione “Peur(s) du noir”, in un corto che è la trasposizione cinematografica de Il santo coccodrillo, libro realizzato con Jerry Kramsky (Corraini, 1999) e nel 2012 Pinocchio con Enzo D'Alò (Rizzoli) per il quale i due artisti hanno ricevuto il "Lucca Movies Comis & Games Award". Nel catalogo di Orecchio acerbo: Hänsel e Gretel (2009) vincitore del "Premio Andersen - Il Mondo dell'Infanzia Miglior Albo Illustrato" 2009, Il mistero delle antiche creature (2007) e la serie dei Pittipotti (2003-2005) tutti scritti dal suo inseparabile amico Jerry Kramsky. Le sue immagini si trovano anche in L’ombra e altri racconti di Hans Christian Andersen (2005) e Bonaventura: i casi e le fortune di un’eroe gentile (2007). Qui potete vedere la prima puntata di "Lorenzo Mattotti, insegnare l'illustrazione" di MiMasterIllustration e qui la lezione 7 di BD-COMIX "Lorenzo Mattotti - La triomphe de la couleur" entrambe del 2012. 

Antonio Tettamanti, storico redattore di "Mucchio Selvaggio" - ventisei anni è durato il sodalizio - oggi collabora con "Suono", "Linus", "Totem", "Il Manifesto", "La provincia di Como" e "La Repubblica". Per Lorenzo Mattotti - oltre la sceneggiatura per Huckleberry Finn - ha scritto anche quelle di Tram tram rock e Tram tram goal. Poi quelle di Moll Flanders per Laura Scarpa, di Bob Dylan per Steve Guarnaccia, di Lontano in quei mondi per Silvio Cadelo, di Deadly White per Enea Riboldi. Varie poi le collaborazioni su "Linus" con Raul Fortuna, Mattotti, Scarpa, e con Elfo e Serra.


Chi cercherà di trovare uno scopo in questa narrazione sarà perseguito a termini di legge; 
chi tenterà di trovarvi una morale sarà esiliato; 
chi cercherà di trovarvi una trama sarà fucilato.
Per ordine dell'autore.

- IL CAPO DELLA SUSSISTENZA -


Pur letta e riletta, sentita e risentita, scritta nel 1885, l'avvertenza alla lettura e all'interpretazione di Huck Finn rimane sempre irresistibile e quando ci si deve avvicinare, in una maniera o nell'altra,  al suo autore, Mark Twain, e alla sua intera opera, essa diviene un monito con cui dover fare onestamente e scrupolosamente i conti.

"Tutta la letteratura americana moderna discende da un libro di Mark Twain intitolato Huckleberry Finn." Così scriveva Ernest Hemingway, interpretando un pensiero condiviso da molti altri autori suoi contemporanei.

Ora, nel sapiente adattamento testuale, capace di far incontrare i brevi dialoghi dei fumetti con la prosa letteraria dell’autore americano, di Antonio Tettamanti e nella ricerca dei colori, aderenti al famoso stile di Mattotti,  a cura di Céline Puthier, torna il  classico per ragazzi per eccellenza.

Le Avventure di Huckleberry Finn
Disegnate da Lorenzo Mattotti
sceneggiate da Antonio Tettamanti
colorate da Céline Puthier
© Orecchio acerbo, Roma, 2012

Sapevo che Huckleberry Finn era considerato il primo romanzo americano moderno, sia per la struttura on the road sia per la lingua diretta, parlata. Cominciai a leggerlo e lo amai direttamente perché ci trovavo quello spirito di evasione e di libertà, quella ricerca di un vivere che rifugge le convenzioni sociali. Ed era quello che mi piaceva degli scrittori della beat generation, di Kerouac in particolare. Iniziai a documentarmi sull'America povera, contadina, fatta di fango e acqua. Ciò che amavo della storia era la dimensione del viaggio, i rarissimi cavalli, e la presenza del fiume. Raccolsi numerosi libri sui battelli del Mississippi. Ero affascinato dall'atmosfera del western, con i cowboy, con i pistoleri adoravo quelli dai grandi baffi, dai cappelli a punta, pelosi e grotteschi come quelli di Robert Altman e completamente diversi da quelli di John Wayne. Le barbe irsuite, i lunghi spolverini, le pesanti pistole, i pantaloni larghi e sfondati si Sergio Leone erano altri punti di riferimento. Le grandi bevute e la violenza gratuita, i vagabondi senza meta che suonano il banjo, un western hippy insomma, da circo, tra fango e pioggia, con pochi ideali e molta autoironia. Tutto questo è servito per Huckleberry Finn, e anche se alcuni dei personaggi poi non sono entrati nel fumetto, ho voluto tuttavia gli facessero compagnia nel libro. © Lorenzo Mattotti "Postfazione" in Le Avventure di Huckleberry Finn, Orecchio acerbo, Roma, 2012. 

Le Avventure di Huckleberry Finn
Disegnate da Lorenzo Mattotti
sceneggiate da Antonio Tettamanti
colorate da Céline Puthier
© Orecchio acerbo, Roma, 2012

The Adventures Of Huckleberry Finn è il solo tra i libri di Mark Twain a meritare il titolo di capolavoro. Non intendo con questo dire che è il suo solo libro di interesse duraturo; ma è l'unico in cui il suo genio si realizza completamente, e l'unico che crei una categoria tutta per sé. Vi sono pagine in Tom Sawyer (NdR 1876) e Life in Mississippi (NdR 1883) che, entro certi limiti, equivalgono i brani corrispondenti di Huckleberry Finn; e in altri libri ci sono idee altrettanto valide nel loro genere. Ma quando vediamo che un solo libro di un autore prolifico è nettamente superiore a tutto il resto, dobbiamo cercare di capire qual'è il fatto particolare o l'insieme di fatti che hanno reso possibile questo libro. Nello scrivere Huckleberry Finn, Twain disponeva di due elementi che, trattati con la sua sensibilità ed esperienza, hanno formato un grande libro: il Ragazzo e il Fiume. © T. S. Eliot "Introduzione a The Adventures od Huckleberry Finn" (1950) in Le avventure di Huckleberry Finn, Einaudi, Torino, 1994, p. V. 


Le Avventure di Huckleberry Finn
Disegnate da Lorenzo Mattotti
sceneggiate da Antonio Tettamanti
colorate da Céline Puthier 
© Orecchio acerbo, Roma, 2012 

[...]
Decisi di andare in campagna, nella casa dei miei nonni. La pianura padana e il Po: ecco la mia America e il mio Mississippi, io divenni Huck, ragazzino che giocava ai banditi coi suoi amici e si stendeva poi stanco a guardare il cielo, godendosi la giornata che finiva tra grilli e fette d'anguria.
© Lorenzo Mattotti, op. cit., Orecchio acerbo, Roma, 2012.

Lorenzo Mattotti dimostra di essere perfettamente a proprio agio nella storia e nel paesaggio delle pagine di Huck Finn, e questo suo racconto riferito al momento della prima gestazione del libro, avvenuta diversi anni fa, è perfettamente in linea con un'altra considerazione di T.S. Eliot sempre a proposito del libro di Twain che dice che due soli, forse, sono i modi in cui uno scrittore può acquisire la comprensione dell'ambiente in modo da poterne dare poi conto: può avervi trascorso la sua fanciullezza - cioè, avervi vissuto in periodo della vita in cui si fanno molte più esperienze di quanto non ci si renda conto; e aver dovuto lottare per guadagnarsi la vita in quell'ambiente - guadagnarsi la vita in modo assolutamente indipendente dall'idea di farne materia letteraria. Ecco in che modo il Fiume rende grande un libro.


Le Avventure di Huckleberry Finn
Disegnate da Lorenzo Mattotti
sceneggiate da Antonio Tettamanti
colorate da Céline Puthier
© Orecchio acerbo, Roma, 2012

Quando Mark Twain (1835- 1910) pubblicò Huck Finn nel 1885, la Guerra civile era finita da soli vent'anni. Il tempo del libro, invece, è quello in cui egli visse la sua adolescenza a Hannibal, un piccolo porto sulle rive del Mississippi, anni in cui il profondo Sud era percorso da schiavi fuggitivi come Jim e da ragazzi già provati che vedevano scorrere davanti ai loro occhi una vita piena di oppressione e violenza.
Quello che contraddistingue Huck, è che fa grande Mark Twain nell'averlo tratteggiato con debolezze e difetti, è un profondo senso di giustizia che brandisce come ultima arma del diritto di esistenza in un mondo di adulti che è incapace di capire fino in fondo.
La sua visione ironica, anzi comica, della vita lo guida nel viaggio di liberazione che, grazie al grande Fiume, gli restituisce vera e selvatica la vita.
Non è un caso che l'avventura di Huck, emblematicamente rafforzata dal perfetto contrappunto dell'incontro con lo schiavo fuggitivo Jim, inizi quando irrompe sulla scena il padre, vagabondo ubriacone capace di inspiegabile violenza, che arriva a interrompere il processo di civilizzazione quasi giunto al termine imposto dai grandi... scuola, vestiti nuovi e puliti, pasti puntuali, buone maniere.


Le Avventure di Huckleberry Finn
Disegnate da Lorenzo Mattotti
sceneggiate da Antonio Tettamanti
colorate da Céline Puthier
© Orecchio acerbo, Roma, 2012

Huck Finn, che prende la bandiera della disobbedienza di Tom Sawyer e la fa sventolare alta nel cielo, che mostra la cieca e vile violenza e la ferocia ingiustizia così come sono, diviene del tutto inaccettabile per il pubblico dell'epoca. Fu la biblioteca di Concord, nel Massachusetts, a inaugurare proprio con Huck Finn la tradizione, ancora tristemente in voga, di certe biblioteche scolastiche di espellere titoli non graditi dai loro scaffali. Così controcorrente anche rispetto la più avanzata letteratura per ragazzi del tempo, Mark Twain si trovò a fronteggiare il giudizio negativo sulla sua opera espresso da molti scrittori tra questi quello di Louisa May Alcott che scrisse: «Se il signor Clemens [Samuel Langhorne Clemens era il vero nome di Twain] non riesce a pensare ad altro da indirizzare alla purezza dei nostri fanciulli e delle nostre fanciulle farebbe meglio a smettere di scrivere» in J. Kaplan, 1966, p. 268.

Le Avventure di Huckleberry Finn
Disegnate da Lorenzo Mattotti
sceneggiate da Antonio Tettamanti
colorate da Céline Puthier
© Orecchio acerbo, Roma, 2012

Per fortuna non solo Twain non si è fatto carico dell'esortazione della Alcott ma il suo Huck Finn continua anche oggi a parlare ai ragazzi, ai lettori, come il primo momento. La sua visione del mondo dei grandi attraverso gli occhi di un ragazzo, quello che fu Twain nella seconda parte della sua vita il vero Huck, continua a mantenere intatta, seppur declinata in altri modi e tempi, tutta la sua verità e la sua forza eversiva. Senza rinunciare alla punta di ridicolo che Huck con la sua parlata dialettale, altro pregio del libro, riesce a vedere in molte situazioni, arma indispensabile per una ribellione libera da ogni condizione e convenzione.

Lorenzo Mattotti, qui guidato dall'impeccabile sceneggiatura di Antonio Tettamanti che invece di far percepire l'inevitabile riduzione del testo lo amplifica per potenza e splendore, porta a termine con questo fumetto un altro dei suoi capolavori. L'immaginario che propone non potrà non influenzare d'ora in poi il lettore. Ha aggiunto un altro Huck alla storia di questo intramontabile libro, come fece con Pinocchio. Imprese ormai quasi impossibile da compiersi. 
In queste pagine, in ideale continuità poetica con Fuochi, c'è il prima e il dopo del farsi della sua grande arte che, a pensarci qui, non sembra così distante dal pensiero dello scrittore di Hannibal.

Mark Twain, ovunque sia, ne sarà oltremodo felice.

È un libro importante per me una tappa della mia carriera. Ma ciò che spero davvero è di far scoprire a nuovi lettori un capolavoro delle letteratura, e di far nascere in loro il desiderio di leggere l'originale. © Lorenzo Mattotti "Postfazione" in Le Avventure di Huckleberry Finn, Orecchio acerbo, Roma, 2012. 

Le Avventure di Huckleberry Finn
Disegnate da Lorenzo Mattotti
sceneggiate da Antonio Tettamanti
colorate da Céline Puthier
© Orecchio acerbo, Roma, 2012



Oggi alle ore 20, in occasione di "Più libri più liberi,"

nella Sala Smeraldo del Palazzo dei Congressi di Roma, ci sarà la presentazione di  

Le avventure di Huckleberry Finn




Intervengono l'autore, Vincenzo Mollica e Luca Raffaelli 
(a cura di Orecchio Acerbo e dello Scaffale d’arte di Palazzo delle Esposizioni).

Uno spazio dediche è previsto 
nello stand delle edizioni Orecchio Acerbo nel pomeriggio. 


Per i contributi e le immagini qui riportati si faccia riferimento alle fonti e al © Copyright indicati sotto ciascuno di essi.

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